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Tra Storia e Fantasia: La Magia



Di cosa parlare ormai? Ma di magia, ovvio! Finalmente, eh?
Parliamo di magia… dal punto di vista storico.

Allora, innanzitutto bisogna partire con il piede giusto e mettere in chiaro che la magia, dacché l’uomo ha cominciato a calcare questa Terra, è sempre esistita. Che funzionasse davvero o che fossero una serie di fortunate coincidenze è altra storia, ma sull’uomo la magia ha sempre avuto una fortissima presa.
Se guardiamo alla storia, non esiste civiltà antica che non avesse una sua connessione con la magia, a vario titolo. Da questo punto di vista, sicuramente gli antichi Egizi sono il popolo magico per elezione, ma anche greci e romani non scherzavano mica.
Materiale quindi per mettere insieme un buon fantasy storico, la Storia stessa ce ne fornisce a badilate, tutto sta a… studiare. Sempre lì si ricasca, mettetevela via! :D :D
Mentre gli antichi Egizi avevano una magia molto spirituale e anche molto tangibile, con tanto di formule magiche oltre che rituali e ingredienti necessari, per gli antichi greci la magia era più divina, ossia determinata dalla volontà della divinità in questione di intervenire o meno, mentre per gli antichi Romani era più una magia divinatoria.
Tanto per dare un quadro generale molto sbrigativo sulla cosa.

Nei secoli la magia ha sempre avuto il suo bel peso, anche se più nel male che nel bene, vista la caccia alle streghe medievale e rinascimentale. Poi è arrivato l’illuminismo a cercare di cancellare tutto e fallendo miseramente, come ben sappiamo.
Ancora oggi, quindi, quando si parla di magia spesso è una connotazione dispregiativa, eredità delle credenze popolari e della mistificazione perpetrata per secoli dalla Chiesa sulla figura della strega, portando a una definizione istintuale di strega come serva del demonio. Ma tant’è, visto che il diavolo è invenzione del V sec. d. C., non divaghiamo.
Vorrei innanzitutto invitare la gente a non fare distinguo insulsi come “magia bianca” e “magia nera”, non che non si possa fare anche nel fantasy storico, tuttavia vorrei ricordare – con un parallelismo moderno – che non esiste una “pistola buona” e una “pistola cattiva”. Una pistola è e resta una pistola, non è né bianca, né nera (metaforicamente parlando) e né buona, né cattiva. È l’uso che se ne fa a esserlo. Per quanto mi riguarda, la magia è allo stesso livello: in sé non è né buona, né cattiva, ma lo è il suo utilizzatore.

Approfondendo, per quanto riguarda la magia, possiamo avere tutte le forme che vogliamo, purché si sia in grado di gestirle in maniera coerente e credibile. L’uso della magia, infatti, è quella cosa che ci fa rischiare ogni volta che scriviamo di ricadere nel cliché del “tanto è fèntesi”. Perché la magia può tanto, addirittura tutto e il lettore questo lo sa o, se non lo sa, lo immagina e allora si chiede perché accidenti Tolkien le grandi aquile non le ha interpellate subito per portare Frodo sopra Monte Fato così che dall’alto e in tempi brevissimi ci si liberasse di quel maledetto anello. Tolkien lo spiega, tuttavia la scena finale ti lascia abbastanza con l’amaro in bocca perché, tutto sommato, la questione di distruggere l’anello era giusto un pelo più importante del salvare la vita a due eroi improvvisati.
©agepast.com
Ecco, l’idea è questa: non strafate. Anzi, più è potente la magia, più dovrà essere difficile
e dispendiosa in termini di energia e di fatica (e anche di soldi, perché no?). E così sarà più credibile, più avvincente, più immaginifica la scena in cui quell’incantesimo partirà, poiché se la magia viene percepita così – difficile, costosa, faticosa o magari anche proibita – il lettore se ne aspetta di meno e proprio per questo diventa anche più spettacolare.

Altra cosa molto importante, restare in linea con usi e costumi dell’epoca storica di riferimento, altrimenti – per quanto non infici particolarmente la cosa – il testo potrebbe risentirne per coerenza storica. Insomma, non è che siccome state guardando il lato fantasy della cosa ce se ne può fregare del lato storico, eh!
E con questo è tutto, almeno per oggi!

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