I Luoghi della Legio M Ultima: Syracusæ
Avevo a suo tempo chiesto sulle storie di Instagram di suggerire
una città da approfondire e tra le risposte era arrivata Siracusa. Come sapete
questa è una rubrica aperiodica, in virtù del fatto che difficilmente come
demiurghi riusciamo a star dietro a un calendario a causa della vita reale, ma
non dimentichiamo mai gli impegni presi.
La volta scorsa abbiamo parlato di Augusta Taorinorum solo
perché l’articolo era già pronto e molto probabilmente quelli scritti da Elios
saranno sempre così, lontani dai luoghi suggeriti dai nostri lettori.

millenaria e sì, pure citata in Legio M
Ultima. Per la precisione sul racconto “L’isola di Nettuno” nel libro “L’impero
reagisce”. Vi si riferisce in merito alla leggenda della nascita della fonte Ciane,
la fonte di acqua dolce che ancora oggi è meta turistica.
Noi abbiamo imbottito un po’ la leggenda di Ciane a nostro
uso e consumo, ovviamente, ma la leggenda della sua formazione è quella
originale greca. Syracusæ fu fondata dai greci che conquistarono mezzo
mediterraneo, per la precisione mentre Romolo cercava di difendere quelle
quattro case erette entro il solco scavato tra i colli albani alla foce del Tevere,
i Corinti sbarcavano nel 733 a.C. sulle coste di Ortigia (l'isola in faccia a Siracusa che fa parte integrante del centro storico) e
fondavano Syrakousai sotto il comando di Archia.
La verità è che il territorio siracusano è stato abitato
senza soluzione di continuità sin dal Neolitico, circa 6000 anni prima, grazie
alla sua conformazione geografica particolarmente favorevole a colonie
stanziali.
Mentre Roma diventava grande poco alla volta, Syracusæ ebbe
una crescita esponenziale in ben pochi anni in confronto, ma è anche vero che l’espansione
territoriale della città-stato fu anche molto più limitata da ciò che compì
Roma. Per cinquecento anni la città-stato fu egemone sul territorio siciliano, fiera
avversaria dei fenici e degna avversaria di Atene, che l’assediò con l’intento
di prenderne il posto durante le guerre del Peloponneso. Inutile dire che
fallirono sia ateniesi che cartaginesi, aggiungendo danno alla beffa i siracusani
chiusero al fianco di Sparta le guerre del Peloponneso conquistando molto più
di quanto avrebbe potuto conquistare Atene. L’influenza della Siracusa greca si
estende infatti fino all’Adriatico e sulle città costiere del nord Africa.
Come colonia e città-stato greca Syracusæ fu retta per lo
più da tiranni, ma vide anche sprazzi di oligarchia e repubblicani, dettati
anche dai grandi filosofi come Platone che più volte vi soggiornò e nella cui
vita pubblica ebbe parte attiva.
Syracusæ, soprattutto, è nota per aver dato i natali al
genio di Archimede, che tanto filo da torcere diede con le sue invenzioni ai
romani che l’assediarono. Il legionario che lo uccise senza riconoscerlo non
deve essersela passata bene, poi.
Corre l’anno 212 a.C. e la spada di Roma Marco Claudio
Marcello dopo mesi e mesi di assedio sfonda infine le difese siracusane e
irrompe in città con le sue legioni. Famoso è l’episodio dell’uccisione di
Archimede succitato e famoso è lo spoglio delle vestigia greche e delle
ricchezze della città che Marcello porterà a Roma. Nonostante questo, gli
negheranno il trionfo in città, ma gli consentiranno di fare una ovatio durante la quale il console deporrà
nel tempio di Honor et Virtutis tante
e tali ricchezze che si può classificare quel tempio come il primo museo della storia,
vista la quantità di gente che andò a visitarlo solo per ammirare le statue, i
bassorilievi e le ricchezze depredate.
Ricchezze che vennero poi restituite alla città, almeno in
parte, per decreto senatorio in seguito al processo a Marco Claudio Marcello,
tirato in causa proprio dai siracusani (abilmente sobillati dai nemici politici
della “spada di Roma”, ovviamente) che lo querelarono per appropriazione indebita
quale comportamento scorretto dopo la conquista della città. Processo che comunque
prosciolse il console in quanto tutto ciò che lui portò a Roma era da
considerarsi bottino di guerra su una città vinta, ma che in ogni caso costò a
Marcello la sua reputazione e il comando delle legioni della provincia, che
passò a Levino prima e Scipione poi.
Tuttavia, pur capitolando e senza tornare più agli antichi
splendori e potentati di quando era città-stato della Magna Grecia, Syracusæ rimane il principale centro di comando della
provincia romana assieme a Lilibeo (nei pressi dell’attuale Marsala), base delle
successive guerre puniche e capitale della regione sicula da cui pretori e
magistrati governeranno l’isola nel corso del tempo, fino alla caduta dell’impero
romano d’occidente.
La Syracusæ romana diventa quindi centro nevralgico dell’amministrazione
capitolina in terra sicula, la capitale della provincia romana di Sicilia si
schiererà, stando a Dione Cassio, con Sesto Pompeo e per questo punita da Augusto
che prima la raderà al suolo e poi la ripopolerà installandoci una colonia
latina perseguendo una politica di colonizzazione volta sia a stabilire un maggior
controllo sul territorio con una popolazione fedele a Roma, sia a far risorgere
la città che Cicerone, visitatala in quello stesso periodo, definì «la più
bella e la più grande città greca».
Nel corso della dominazione romana la città rimane quindi
viva e fiorente, nodo di scambio commerciale con la Grecia e il medio-oriente
grazie al suo ruolo di capitale e sede del pretore pur essendo civitates vi captae, ossia città conquistata
con azione di guerra, ma già pochissimi anni dopo la conquista vi sono documenti
che attestano una sua grande considerazione e liberazione, dal momento che
ospitò i theoroi (sacri ambasciatori
dei giochi) prima di Magnesia al Meandro e poi di Delfi.


Le sue vestigia antiche sono ancora ottimamente conservate
nell’area del parco archeologico, una delle più vaste e variegate d’Italia; denota tutta
la vitalità culturale, retaggio della Magna Grecia che mai è stato cancellato,
anche per il proliferare del cristianesimo che, proprio sotto il principato di
Diocleziano, si espande nella città o, meglio, nel sottosuolo della città. Siracusa,
infatti, è la seconda città mediterranea per estensione delle sue catacombe, seconde
solo a Roma.
Da aggiungere che il 13 dicembre 304 d.C., nel pieno della nostra guerra dei Riformisti, viene martirizzata Santa Lucia, le cui spoglie sono conservate nella sua cappella a Venezia, all'interno della chiesa di S. Geremia a Cannaregio, vicino alla Stazione ferroviaria, motivo per cui la stazione è “Venezia S. Lucia”.
La santa siracusana è stata adottata dall'intera città lagunare e guai a chi la tocca.
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