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BIBLIOTECA: L'ombra del mondo: la profezia dimenticata



Scritta da: Darius Decimus Varro

L'Ombra del mondo: la profezia dimenticata - Vittoria Sacco

Editore: De Ferrari
Formato: paperback
ISBN: 978-8864053813
Prezzo: € 10,40

Sinossi
Il mondo parallelo è riemerso portando con sé un talismano legato ad una profezia e venti di guerra. Le Quattro Terre dovranno scindersi tra l'Alleanza del mondo parallelo, capeggiata dai quattro saggi e incentrata sul culto delle arti antiche e la sua antitesi, l'Impalpabile, sorretta dai maghi e dalle arti alchemiche. I due enti tenteranno una corsa sfrenata per avere dalla loro parte la detentrice del talismano che appartiene alla rara stirpe dei bambini prodigio, esseri con poteri sovrannaturali ed eredi degli antichi avi, fondatori delle Quattro Terre. I due eserciti si scontreranno innumerevoli volte incrociando la vita di diversi personaggi, tra agguati, storie d'amore e ricerche sulla prorpia identità. In uno scenario apocalittico e remoto che può sembrare tuttavia attualissimo, dove distinguere il bene dal male non sarà sempre così semplice, riuscirà la prescelta a lasciarsi guidare da sentimenti nobili e dal suo istinto per riportare le Terre in equilibrio?

Trama
Esistono buoni e cattivi.
I cattivi sono Gareth e il suo allievo Hunter, rispettivamente un alchimista che vuole conquistare il mondo e un ragazzo prodigio scovato e “allevato” dallo stesso Gareth. Per la conquista del mondo Gareth e Hunter si basano su una non ben nota profezia secondo la quale è necessario un talismano e una ragazza per usarlo.
Talismano che è in mano ai buoni o, meglio, alla fanciulla eroina che lo possiede. Vi sono inoltre tre fratelli, costretti a scappare da una città sotto assedio da, appunto, Gareth che usa machiavellici intrighi e si muove sotto falso nome per consigliare/sottomettere, come abbiam detto, i regni esistenti.
I tre fratelli, sconvolti dalla morte dei genitori avvenuta durante il Grande Assedio dove anche la fanciulla ha perso il padre, si separano perché il fratello maggiore decide di entrare nell’Alleanza guidata dai saggi mentre il secondo fratello che non crede nella magia, decide di arrularsi nell’esercito di una terra controllata da Gareth. La ragazza, invece, viene salvata dai nemici di Gareth, i Saggi.
Dopo una lunga – tanto necessaria – premessa, la trama entra nel vivo con un balzo temporale degno del Doctor Who, spostandosi in avanti di sette anni e arrivando in una situazione di caos totale che avvolge le Quattro Terre, caos in cui buoni e cattivi si inseguono e si scontrano inseguendo un antico talismano e una profezia dimenticata.

Parere
Vittoria Sacco, nel suo romanzo d’esordio (ne ha certamente pubblicato un altro), ci introduce ad un mondo alternativo e pseudo medievale dove l’unica data riferita, 10.015, è chiaramente una data astrale. Ci viene spiegato piu’ avanti nel libro che la storia è ambientata su una stella sconosciuta all’interno di una costellazione conosciutissima che non vi dirò per risparmiarvi la sorpresa. Il tutto è legato a una non ben chiara lotta tra gli alchimisti e i maghi veri e propri.
Vi è un tentativo, originale ed interessante di mescolare l’ambientazione fantasy eroica con lo steampunk tramite la sostituzione del famoso e variamente nominato “quinto elemento” con il “vapore” e l’utilizzo di una nave volante chimata “deafano” che è una via di mezzo tra un veliero ed un dirigibile.
Il pathos è ben gestito fino alla fine e l’ambientazione, pur mantenendosi sul classicissimo simil-MedioEvo, attinge a piene mani dall’Oriente e dalle filosofie cinesi e giapponesi.
Altre note positive – o che quanto meno riflettono la varietà di lettura dell’autrice – sono gli evidenti omaggi costellati per tutto il libro: dagli interessanti riferimenti simbolici alchemici a quelli alla “Comedie Humaine” di Balzac, dalle citazioni alle Quattro Terre di Brooksiana memoria (Le Quattro Terre sono i territori in cui è ambientato tutto il ciclo di Shannara, per capirci) e altri autori contemporanei, soprattutto la Troisi o Paolini, presi a modello nell’impostazione dei capitoli e nella gestione generica del formato dei caratteri e della fabula stessa.
L’apoteosi delle citazioni/omaggi è quella elegante a “Il libro degli elementi”, altresì noto come Libro dei Cinque Anelli, di Miyamoto Musashi, pressoché uno sconosciuto nel panorama letterario italiano se non di nicchia.
Sì, d’accordo. Si sente. In effetti c’è. C’è un “ma” e grande.

Le citazioni smodate e i modelli strutturali del romanzo, alla lunga stancano e fanno insorgere vari dubbi nel lettore esigente e con un buon bagaglio culturale alle spalle, il mix di fantasy e steampunk poteva essere ampliato e perfezionato donando all’ambientazione una sua caratteristica se non unica (c’è già Eberron per D&D) sicuramente originale e fuori dai cliché classici. È fantasia – direte – e sono d’accordo coi voi, se non fosse che di aspetti negativi nel testo ne ho trovati molti altri, lasciandomi un po’ di amaro in bocca.
I personaggi – spesso decontestualizzati,  altrettanto spesso appaiano agire fuori contesto e fuori luogo – vengono arricchiti, senza un motivo e secondo una regola che non capisco, da due nuovi arrivi che non hanno nulla da spartire con i protagonisti, senza una reale presentazione e senza un approfondimento sui loro background (che avrebbero portato celate le motivazioni della loro comparsa e presenza).
Oltre a questo ho notato anche una grossa difficoltà nel gestire correttamente l’alternanza tra dialoghi e discorsi indiretti di Verghiana memoria e che si normalizza solo leggendo e che è secondo me un intervento post scrittura.

I tempi verbali sono gestiti malissimo, con una confusione variegata e disordinata di verbi con tempistiche tra passato remoto e congiuntivo imperfetto piazzati a caso – potrebbero essere refusi e qui andrebbe bacchettato l’editore che non ha fatto uno straccio di editing – ma l’impressione finale che tutto questo dà è che il libro non sia stato nemmeno riletto.
In ultima, ahimé, un’ulteriore scelta stilistica-che ho comunque concluso- mi ha reso molto difficile la lettura, ovverosia l’abitudine della Sacco di mescolare mondo moderno e simile medievale o un uso esagerato del parlato. Esempio?” i jeans blu sotto la tunica”
Ho inserito il grassetto per evidenziare gli esempi piu’ pesanti:

“(…)Inoltre mi sentirei un pesce fuor d’acqua, sarei del tutto impreparato ad afforntare la vita del mondo reale. Cioè, per l’amore del cielo, sarebbe eccitante andare nei pub, fare shopping e rimorchiare qualche bella ragazza, però dovrei studiare o cercarmi un lavoro”.

Oppure:
“Quindi, si disse, valeva la pena entrare in quella meno peggio

O, ancora:
“Portava tacchi a spillo scuri come i fondo del mare e una gonnellina a palloncino che le cadeva giusto sopra al ginocchio, formata da un bouquet di balze velate dalle varie tonalità di blu. Sopra, indossava una giacca militare dalle spalline rinforzate e dai tipici colori della terra dell’Acqua.”

Dentro una diversa architettura mi sarebbero anche piaciute come soluzioni alternative, magari il video gioco Final Fantasy,  ma non qui.

Premierò la citazione di Miyamoto e l’ambientazione: 2/5

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