Biblioteca: L'oro di Poseidone
Biblioteca:
L’oro di Poseidone
Lindsey
Davis- L’oro di Poseidone
Brossura:
406 pagine
Anno di
pubblicazone: 2003
Editore:
Marco Tropea Editore
ISBN
88-438-0410-3
Prezzo:16
euro
Ambientazione
Il Romanzo è ambientato nella Roma del 72 d. C di Vespasiano.
Nonostante l’ambientazione storica, però, non sembra di essere stati
catapultati indietro nel tempo. L’atmosfera che si respira leggendo le pagine
di questo libro è infatti moderna. Insieme a questo eccentrico investigatore
viaggeremo nei bassifondi di allora, che non sono poi tanto dissimili da quelli
di oggi.
Trama
Dopo sei mesi passati nelle foreste della Germania a
svolgere un incarico per conto dell’Imperatore Vespasiano, Marco Didio Falco
ritorna a Roma per scoprire che la sua casa alla Suburra, la “Corte della
Fontana”, durante la sua assenza è stata svaligiata. La situazione non è nuova
per il nostro eroe, ma questa volta il denaro gli serve per poter finalmente
sposare la sua aristocratica fidanzata, Elena Giustina. Qualcuno infatti ha
fatto il nome di Festo, il defunto fratello di Didio, in relazione a certi
traffici e sua madre vuole scoprire la verità.
Copertina
e Rilegatura

Stile di scrittura ed emozioni
Non è il
primo romanzo della saga, ma si può leggere benissimo anche non avendo letto i
precedenti. Dopo aver scoperto casualmente questo libro in Biblioteca, mi sono
informata al riguardo e ho scoperto che la serie completa in lingua inglese è
di 20 libri, e che “L’oro di Poseidone” è il quinto.
All’inizio ammetto di aver avuto le mie perplessità
nell’affrontare per la prima volta lo stile di questa autrice inglese, per la
sensazione di modernità che trasmette, ma il linguaggio ironico e schietto del
protagonista ha finito col conquistarmi. Dovrebbe essere un giallo, di cui ha
tutti i requisiti: un morto ammazzato per ragioni sconosciute e misteriose, un
investigatore che si trova sua malgrado invischiato nella vicenda e deve far
luce sui segreti della sua stessa famiglia, colpi di scena quando meno te li
aspetti. Tuttavia, questo romanzo mi è
sembrato ben più leggero rispetto ai gialli storici di Danila Comastri
Montanari cui ero abituata (ammetto anche di aver iniziato a leggere questo
libro incuriosita dal fatto che ci fosse un altro investigatore dell’Antica
Roma a caccia di misteri da svelare, ma gli elementi in comune delle due saghe
finiscono qua).
Ciò che mi ha più piacevolmente
sorpresa di questo libro è il fatto che, quello che nelle prime pagine ritieni
sia il mistero che Didio deve scoprire, non è nulla se paragonato ai segreti
che salteranno fuori nel corso dell’indagine. Immancabile la storia d’amore (qui
non tanto impossibile) tra l’investigatore squattrinato e dai natali
discutibili e la bellissima figlia di un senatore romano.
Voto
5/5
Una Frase che lo rappresenta
L’osteria di Flora
faceva sembrare sciccosa e igienica qualunque squallida taverna di medio
livello. Stava rannicchiata sull’angolo dove un vicolo sudicio che scendeva dall’Aventino
incontrava un viottolo sporco che saliva dalle banchine. Era disposta nel modo
consueto, con due banconi posti ad angolo retto su cui si appoggiavano con aria
pensosa gli individui provenienti dalle due strade aspettando di essere
avvelenati. I banconi erano fatti di un rozzo miscuglio di pietra bianca e
grigia che qualcuno tutto intento a pensare alle elezioni o praticamente cieco
avrebbe potuto scambiare per marmo. Ogni bancone aveva tre fori circolari dove
mettere pentoloni di cibo. Da Flora la maggior parte dei fori era lasciata
vuota, forse per rispetto alla salute pubblica.
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