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Tra Storia e Fantasia: non è world-building, è studio!


Cominciamo oggi una rubrica strana, bizzarra, tuttavia attuale… no, ok, lasciamo perdere divagazioni e supercazzole varie, andiamo al sodo.
Quando mi sono inventata questa rubrica pensavo: cavolo, sono dieci anni che sto dietro a questa cosa di fantasy-storico coi scritti dei Demiurghi, sarà mica difficile parlare della propria esperienza, no?
Ecco, giusto per smentirmi da sola ho riscritto questo articolo almeno otto volte. 
Questo per darvi sin da subito un metro di paragone per comprendere quanto possa essere subdolo scrivere e sviluppare un progetto letterario in una commistione di generi.

Ma veniamo a noi! Quando lo storico diventa magico?
Avendo parlato di commistione di genere va un po’ da sé che si parla del fantasy storico, laddove l’ambientazione e i fatti storici vengono contaminati da caratteri fantastici dai tratti epici, magici e/o mitologici.

Anche se a molti verrà da storcere il naso, nel filone degli storici a carattere fantastico i principali esponenti sono i paranormal romance. Ora, per i non romantici: non preoccupatevi! Non ne parleremo, ho il romanticismo di una piastrella, quando scrivo la mia massima espressione di amore per raggiungere il cuore di un uomo è rappresentata da dieci centimetri di acciaio affilato tra la terza e la quarta costola. Ciò non toglie che i libri più venduti restino quelli del filone romantico, dove per la maggior parte dei casi l’ambientazione è regency o medievale e i principali elementi fantastici sono legati alla magia stregonesca,  alle figure dei vampiri o – meno – dei licantropi.
Va anche detto che il filone affonda le sue radici nell’antichità, per esempio quando Omero raccontava di una guerra che era stata (Storia), delle gesta sovrumane compiute dagli eroi dell’una o dell’altra fazione e degli interventi divini intercorsi a favore dell’uno o dell’altro eroe a seconda delle simpatie (fantasy mitologico). Come vedete, possiamo vantare antenati illustri in tal senso.
Più vicino a noi troviamo alcune rivisitazioni mitologiche a opera della bella penna di Valerio Massimo Manfredi (Le paludi di Esperia e Lo scudo di Talos, per citarne un paio) oppure il fantasy mitologico di Uberto Ceretoli, edito Plesio Editore, L’ira di Demetra.

Immagino già gli appassionati di fantasy con un neurone che gratta le pareti della scatola cranica per uscire e insultarmi per non aver citato il ciclo di Videssos di H. Turtledove. Fatevene una ragione, quello è un fantasy-storico, certo, ma non di quelli di cui parliamo noi. Il ciclo di Videssos ha la caratteristica di essere “al contrario”: un elemento storico preciso e ottimamente delineato, una legione romana, che finisce in un mondo fantasy. Il classico arco narrativo dell’eroe che cambia mondo e affronta avventure fantastiche. Il fantasy si avvolge nella storia.

Invece noi vogliamo tingere la Storia a tinte fantasy.

Come facciamo? La risposta è quanto di più semplice e al contempo complesso possa esserci: si studia.

Innanzi tutto si parte ricordando il patto col lettore: lui crede in quello che scriviamo purché noi si scriva cose sensate. Anche assurdamente sensate, tuttavia deve esserci una logica conduttrice che non spezzi il sense of wonder della storia, altrimenti casca il palco. Innestare componenti magiche non è affatto facile, giustificare e immaginare come si regola una specie aliena a quelle esistenti in questo mondo è ancora più difficile. L’importante è che la cosa funzioni, non deve essere perfetta (ma è meglio che lo sia il più possibile), ma nel complesso deve essere accettabile e credibile. 
Che non vuol dire che dev’essere per forza vera.
Si studia e, siccome non si tratta solo di elementi fantasy, per quanto riguarda la componente maggiore, ovvero sia lo storico, è bene farlo con in testa questo assioma: per dire uno devo conoscere dieci.
Ponete caso non si faccia attenzione ai dettagli storici (che sono quelli che rendono viva un’ambientazione) e il nostro scritto finisca in mano a studiosi di storia, magari specializzati nel periodo o nella civiltà alla base del nostro romanzo. Ci masticherebbero vivi, ve lo garantisco. E non c’è niente di peggio di una reputazione rovinata, non nel mondo di internet e dei social media, che non dimenticano mai.


Carta tolemaica stampata a Ulma nel 1482. Italia
Dovete quindi sapere quello di cui narrate. Ne consegue che si studia, quindi tutto quello che concerne il “piccolo mondo” in cui avete intenzione di far muovere i vostri personaggi, non solo la storia, ma anche la geografia, magari trovando in fondo a qualche biblioteca o imbucato in qualche sito museale, cartine geografiche dell’epoca. O piante di città.


In fin dei conti, non dobbiamo costruire un mondo, c’è già. Lo avete un mappamondo? Ebbene, basta guardarlo, è lì già tutto formato, da picchi a fosse, oceani e pianure, deserti e colline. C’è tutto. Bisogna solo studiarlo. Non dobbiamo nemmeno cambiarlo, ci basta far girare il mappamondo e poi puntare il dito fermandolo per scegliere a caso un luogo qualsiasi e cercando tale luogo troveremo un mare di informazioni utili. Quindi la nostra più grande preoccupazione non sarà come costruire il mondo in cui si muovono i nostri eroi, né dovremo pensare a come possano essere società, usi e costumi, sviluppo socio-economico, geo-politica, religione, ecc.. La nostra grande impresa comincia con la più semplice e complessa delle azioni: studiare.
Dovremo studiare tutte queste cose per narrare un mondo storico credibile e, soprattutto, reale, vero e vivo. Solo alla fine di tutto questo studio potremo cominciare a ragionare su come lavorare di fantasia per aggiungere quel pizzico di magia che ci piace tanto. Ma di questo ne parleremo più avanti!


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