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RACCONTI: Sortes - cap. I

Parte una nuova, emozionante saga della Legio M Ultima che ci terrà compagnia per parecchie settimane. L'autore è un nostro fan che conoscete già per "La prova"...vi auguriamo buona lettura!

Attenzione: il racconto non appartiene alla linea temporale definitiva della Specula.

Racconto di Nazareno Vianello


A.U.C. 1064

Dal diario personale di Haimirtch Etrurio Venetio  comandante in carica della coorte XVII Siriana.

Quando, quattro anni fa, venni assegnato alla coorte XVII, entrai a far parte a tutti gli effetti della Legio M Ultima. I suoi componenti erano uomini scelti, ed anche se al suo interno, ogni tanto, vi erano degli screzi a cui più volte, nel corso di questi anni, ho dovuto porre rimedio, li ho sempre considerati un'ottima squadra.

Quando sopravvivi a tante campagne, quando ritorni dopo aver combattuto sul Reno, quando addirittura riesci a trovare una donna che ti sopporta e ti tiene il letto caldo aspettando il tuo ritorno, quando ne hai viste così tante da non contare più le cicatrici, dalla vita pensi di aspettarti soltanto due cose: di morire in battaglia o invecchiare in congedo con la tua donna, mentre due o tre pargoli ti stanno tra i piedi urlando: «Ti ammazzo, traditore di un Goto!» mentre agitano in aria i loro piccoli gladi di legno... Ma a volte purtroppo le Parche non tagliano di netto il filo della nostra vita, ma si divertono ad assottigliarlo a poco a poco.

Tutto ha avuto inizio a Byzanthium nel marzo del 1063, non ricordo di preciso il giorno in cui la Coorte era stata convocata, ma ricordo benissimo che, quel dì, la pioggia cadeva leggera.
Il praefectus urbis era in collera perché eravamo giunti in ritardo di mezza giornata. Come al solito Tamer si era divertito la sera prima, ed era rimasto tra le braccia di Morfeo un po' troppo a lungo, esausto dalla sera precedente passata con due nuove fiamme: due bellissime ragazze provenienti da Capua.
Con lui le frustate non sarebbero servite a niente... La minaccia peggiore era quella di segregarlo nella sua stanza con l'ordine di non uscire per almeno tre notti consecutive; niente lupanare, niente donne, niente svaghi. Questa, per lui, era la punizione più grande.
Quando due buone coppe di vino ebbero calmato l'ira del praefectus, ricevemmo gli ordini. Nella missiva erano spiegate in poche righe il luogo e l'uomo da eliminare. Tranne per l'immensa distanza che ci separava dall'obiettivo, era un lavoro facile e pulito.
T'Challa e Cornelio si occuparono dei rifornimenti. Tuscia, usando la sua arte, iniziò un lungo e faticoso incantesimo divinatorio, mentre il maestro d'ombra era confinato nella sua stanza per mio diretto ordine, pena il dover pulire le latrine con le mani in caso di disobbedienza.
Il giorno successivo eravamo pronti a partire.
Byzanthium brulicava di vita quel mattino, il mercato aveva aperto all'hora prima, e la gente si riversava per le strade approfittando del sole nascente. L'aria fresca e pulita, grazie alla pioggia del giorno prima, era carica di profumi di spezie e cibi di ogni genere. Attraversammo con difficoltà la strada principale che conduceva fuori dalle mura della città, ma l'enorme cavallo di T'Challa ci aiutava ad aprire un varco tra la folla.
«Destinazione: Antiochia. Muoviamoci e non perdiamoci con distrazioni inutili, questa volta non lascerò correre... Intesi?!?»
Dettai l'ordine e non volli sentire obiezioni, ogni tanto dovevo pure prendere le redini di quel gruppo di scapestrati, no?
Per non destare sospetti evitammo di cambiare i cavalli alle stazioni di posta, questo raddoppiò i tempi di percorrenza, ma almeno evitammo possibili spie che più volte si infiltrano nei punti chiave.
Quando giungemmo a Tarsos i cavalli erano esausti, questo inconveniente ci obbligò a fermarci nella cittadina un giorno in più del previsto. In fondo non era il caso di far morire delle splendide creature a causa della nostra fretta. Altri due giorni e saremmo giunti a destinazione.
«Riposiamoci ora, abbiamo bisogno di riprendere le forze. Dobbiamo essere in piena forma per assolvere al compito che ci spetta.»
La popina era calda e accogliente, ed anche se il terzo mese stava lasciando che Persefone tornasse dalle porte dell'Averno, le notti erano ancora fredde e la possibilità di non passarle all'addiaccio, ma su un pagliericcio accanto ad un camino con un fuoco scoppiettante o in una camera all'asciutto, era sicuramente la scelta migliore.
Cornelio allietava, come al solito, la compagnia con i racconti sulle sue imprese. T'Challa aveva disteso la sua pelle di pantera accanto al fuoco e teneva Tuscia tra le braccia accarezzandole dolcemente i capelli. I due avevano lo sguardo perso nei giochi prodotti dalle fiamme, ma i loro pensieri erano a miglia e miglia da qui...lontani, persi nel loro mondo incantato. Io stavo seduto cercando di concentrarmi sulle missive da spedire e sui conti da far quadrare, quando perlustrai la stanza con un rapido sguardo.
«Dov'è Tamer? Dov'è finito quel disgraziato?»
Gli uomini si guardarono l'un l'altro, poi fu Cornelio a prendere la parola.
«Bè, vedi comandante... Tamer … Ecco...»
«Dov'è?...» Cominciavo a perdere la pazienza.
«É uscito...» «Una donna.» 
«…Sì.»
«Non cambierà mai. Non importa, per questa volta passi, ma domani si farà il resto della strada a piedi!» Tagliai corto rituffandomi sul lavoro da portare a termine.

Il mattino seguente all'alba svegliando gli altri m'imbattei nel maestro d'ombra che varcava l'ingresso della popina con un sorriso stampato in faccia.
«Ordini, comandante? Si parte? Io sono già pronto.»
«Sì, prepara le sacche e caricale sui cavalli. Ah, Tamer...Tu ci seguirai a piedi.»
«... A... Agli ordini...Comandante.»
Raggiungemmo la costa e facemmo una breve tappa a Katabolos per i rifornimenti per poi ripartire quasi immediatamente alla volta di Myriandros dove trovammo riparo per la notte. Il giorno successivo, dopo quasi seimila stadi saremmo giunti a destinazione: Antiochia.
«Mi perdoni, comandante, adesso che siamo lontani da voci indiscrete può parlarci della missione?» La voce di Cornelio aveva espresso la domanda che tutta la compagnia desiderava fare, ma che nessuno fin’ora mi aveva posto, rispettando alla perfezione l’ordine che ci era stato impartito.
«Dobbiamo eliminare un uomo. Il suo nome è Antimo di Nicomedia».
« Ma… Ma è un epischopo, un vescovo...ci attireremo l’ira dei cristiani e poi se lo facciamo fuori passerà per un martire e questo non farà altro che p
peggiorare la situazione politica…»
«Ho chiesto la tua opinione, Tuscia?»
«No, comandante.»
«L’ordine arriva direttamente dall’imperator
«Diocleziano? Ma...Mamma mia..» Tamer si lasciò sfuggire un'imprecazione anche peggiore di quella di Tuscia, poi scese il silenzio mentre aspettavano le mie direttive.
«Il sovversivo è fuggito durante l’incendio al palazzo di Nicomedia. Catturato e giudicato, è stato dichiarato colpevole e messo a morte per decapitazione. Purtroppo è riuscito a fuggire dalla prigione, probabilmente aiutato dai suoi discepoli. Le nostre spie lo hanno rintracciato e la nostra fonte lo ha visto rifugiarsi nella città di Antiochia. Il nostro compito è quello di scovarlo ed eliminarlo, niente prigionieri.»

...continua...

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