OPINIONE: Bentornati al medioevo
Forse non tutti sanno che Venezia in questo periodo sta cercando di
rilanciare la sua immagine di città non solo d’arte, ma anche di cultura. Sull’onda
di questa volontà la municipalità sta cercando di far qualificare la nostra
stupenda città lagunare a capitale europea della cultura e per farlo sta
promuovendo in tutti i modi, in cerca di consensi a vari livelli, un museo dell’Islam.
Forse, non tutti sanno che Venezia è uno dei comuni che
tenta da anni di emanciparsi dalla massa e di fornire cultura a vario titolo
nelle scuole, dalle elementari alle superiori, fino anche alla sua prestigiosa
Università.
Forse, non tutti sanno che Camilla Seibezzi, delegata del sindaco
dal 23 agosto scorso per le politiche antidiscriminatorie, nell’ottica di
offrire cultura ai giovanissimi delle scuole dell’infanzia ha promosso l’acquisto
– approvato dal consiglio comunale – di una serie di libri per l’infanzia per
promuovere tra i più piccoli la cultura dell’integrazione, della comprensione,
con il chiaro intento di dare ai nostri cuccioli delle indicazioni su come
cambia la società e come è fatta in genere. E lo vorrebbe fare con delle favole, scritte in modo semplice e comprensivo per i più piccoli senza alcuna velleità di inculcare alcunché. La delegato del sindaco, infatti, ha selezionato i libri di favole da distribuire in dieci asili nido e in 36 scuole materne, libri in cui si parla delle diverse forme familiari attualmente esistenti: da quella con due papà a quella con due mamme, passando per "E con tango siamo in tre", la storia di due pinguini maschi che covano un uovo.
Tutti si sono soffermati solo su questi casi. Nessuno ha scorso la lista dei libri, scoprendo che ci sono anche quelli che parlano delle famiglie con figli affidatari, figli adottivi, mamme o papà single o, ancora, di “Papà bis”, cioè di quelle famiglie in cui la normalissima e unica e ommiodioononneesistonodialtrotipo famiglia si è disintegrata nel divorzio e la mamma si è sposata con un altro uomo che, in assenza del padre, funge da figura genitoriale.
Tutti si sono soffermati solo su questi casi. Nessuno ha scorso la lista dei libri, scoprendo che ci sono anche quelli che parlano delle famiglie con figli affidatari, figli adottivi, mamme o papà single o, ancora, di “Papà bis”, cioè di quelle famiglie in cui la normalissima e unica e ommiodioononneesistonodialtrotipo famiglia si è disintegrata nel divorzio e la mamma si è sposata con un altro uomo che, in assenza del padre, funge da figura genitoriale.
Purtroppo, qui in Italia abbiamo un grossissimo problema.
Enorme, gigante. Si chiama: ipocrisia.
Il 7 Febbraio il giornale titolava la cosa così:
Il Comune di Venezia distribuisce fiabe gay negli asili e nelle scuole
Ehm. Solo fiabe gay? E le altre appena dette?
Non contenti, il Giornale torna all’attacco il 9 Febbraio
con questo bel titolone: Scandalo di Stato: la scuola che
fa propaganda gay
Di bene in meglio.
Questi articoli hanno dato via a un flame di
finger-stretching delle più becere risposte possibili: luoghi comuni,
assurdità, insulti e minacce, citazioni dalla bibbia, insomma ignoranza in
salsa religiosa del peggior bigottismo che, francamente, non credevo esistesse
ancora in questo Paese. Dico davvero, sinceramente: credevo fossimo risaliti di
qualche gradino dall’oscurantismo del pensiero medievale.
Invece no, perché già i titoli dei giornali (e in special
modo il tono apertamente di parte del giornalista del secondo citato) introducono
i lettori a cosa deve essere giusto e come questo in particolare sia
estremamente sbagliato, perdendosi poi solo dietro ciò che chi scrive vuole
sostenere, mancando di informarsi su tutto il resto e manipolando una singola
quasi insignificante sfumatura per ingigantirla e usarla come una grancassa per
dire quello che lui vuole dire e non quello che realmente è.
Esattamente come fa la stragrande maggioranza della massa:
ci si sofferma sull’unica questione (che questione poi non è) che infastidisce
senza approfondire, SENZA INFORMARSI.
Mia madre un giorno mi disse: «prima di
dare aria alla bocca, assicurati sempre di aver acceso il cervello».
C’è chi sostiene che dietro questa iniziativa ci sia la
propaganda gay delle lobby, senza rendersi conto che scrivere una cosa del
genere equivale a dire che, nella stessa ottica, la favola del Natale è propaganda
religiosa o che raccontare i fatti della seconda guerra mondiale sia propaganda
partigiana.
Che la società (italiana in particolar modo) non sia ancora
pronta ad accettare quello che viene considerato “diverso” dai pregiudizi
inculcatici in testa dal nostro retaggio familiare e culturale è un dato di
fatto, come è un dato di fatto che i più conservatori e coloro che maggiormente
alzano i toni (sempre secondo il vincente teorema tutto italiano del chi urla
più forte ha ragione) contro queste diversità, contro questi “attacchi subdoli
e virulenti contro l’istituzione familiare” siano solitamente i primi ad aver
disgregato la propria personale istituzione familiare divorziando.
L’ignoranza di certa gente, poi, sfocia nel ridicolo quando
si appellano alle “fiabe gay” parlando del libro “E con Tango siamo in tre” che
non è solo una fiaba, ma una storia vera: due pinguini maschi dello zoo di
New York (che conta una piccola colonia di più di due unità, tanto per zittire
strane idee sul nascere) che facevano coppia
fissa. Al punto di arrivare a covare un sasso, finendo con espressioni di
depressione fatte di gesti compulsivi come scuotere la testa, beccare
ripetutamente in terra, ferirsi ogni volta che avveniva la schiusa delle uova
delle altre coppie. Un giorno un guardiano dello zoo ha sostituito il sasso con
un uovo che una coppia aveva abbandonato avendone avuti due e lo ha dato a
questi due maschi, Roy e Silo. Alla schiusa successiva la depressione dei due
pinguini era svanita con la nascita del loro cucciolo adottivo, che i
responsabili del parco hanno chiamato Tango. E questa sarebbe una fiaba gay che
rischia di infettare le menti di chi, me lo spiegate?! Io la trovo
semplicemente una fiaba di amore e basta, un amore che trova il suo naturale
sfogo nel figlio.
Calma Azia, calma. Un bel respiro profondo. Un altro. Ecco,
adesso riprendi.
Mi sto accorgendo di come, a scrivere queste cose, mi stia
bollendo il sangue in testa per l’ira che leggere tali scempiaggini mi
scatenano. Però, dal momento che mi sento (e so di esserlo) uno scalino sopra
questa grettezza è bene che mi fermi dall’esternare ulteriormente il mio
pensiero, ma vado invece a lanciare una nuova ondata di recensioni del giovedì,
a partire dal prossimo (ormai per oggi vi ho già riempito abbastanza la testa
di lettere e parole), di tutte queste favole. Datemi il tempo di recuperare la
lista e i libri in questione così oltre a darvene un parere da mamma lettrice,
sarò premunita di strumenti validi (alcuni libri hanno ricevuto molti premi come
narrativa per l’infanzia da pedagoghi e psicologi, ok?) per raccontare a mia
figlia, quando sarà il momento, la favola più bella: quella della vita, in
tutte le sue molteplici sfaccettature, così che capisca e accetti tutte le
diversità.
Una fiaba, certo, perché in una società che sta facendo dei
passi da gigante verso l’imbarbarimento culturale, il pregiudizio morale e
religioso, e che sdogana atti di bullismo e intimidazione come per esempio il bruciare
i libri di un determinato autore per motivi futili, non è realizzabile una
scuola che insegni a vivere e che tipo di società realmente esiste. Con il
timore paventato che a leggere una fiaba di una mamma single in cui magari uno
o più bambini si riconoscono i nostri piccini siano sottoposti a un lavaggio
del cervello con l’imposizione di convinzioni proprie, approfittando del fatto
che nella fascia d’età della prima infanzia i bimbi non sono in grado di
valutarle da soli. Peccato, però, che è quello che ogni famiglia fa ai suoi
figli e in definitiva nessuno ha la verità in tasca, mentre tutti pretendono di
averla.
Il risultato di tutto questo? Beh, a Venezia dopo il grande
stop lanciato dal patriarca Moraglia i libri – dichiara il sindaco Orsoni – non
saranno distribuiti nelle scuole materne alle maestre.
Beh, dai, la strada per tornare al Medioevo l’Italia l’ha
imboccata già parecchi anni fa consentendo a un partito xenofobo di candidarsi
alle elezioni e andare in Parlamento, se come italiani ci mettiamo un altro po’
di impegno fra poco riusciremo anche a reintrodurre l’indice dei libri
proibiti.
Mia figlia ha sei mesi e dopo averle letto "E con Tango siamo in tre" ho dovuto portarla dal pediatra. Il verdetto è stato inesorabile: è diventata irrimediabilmente gay. Aiutatemi.
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Inutile dire che sono altamente ridicoli, vero?