STORIA - Una curiosità (non) del tutto romana: il pilum
Alle volte nell'uso comune e nel parlare, si usano senza rendersene conto termini di chiara origine latina se non vere e proprie locuzioni latine inventate ai tempi dei romani e ancora oggi di normalissimo (o quasi) uso.
Anche alcuni gesti scaramantici o oggetti e modi di dire legati ad essi traggono origine dal nostro antichissimo retaggio storico.
Per esempio: La lancia si piega, ma non si spezza.
Abbiamo spesso citato nei nostri racconti il "pilum", la classica lancia dei romani, usato da alcuni dei nostri personaggi anche come goliardico modo per indicare la qualità delle popine (le osterie) e dei lupanari (i bordelli) in una citazione alle più famose guide in materia di locali quali "Il gambero rosso" e altre. E veniva indicato pure il "mezzo".
Questo perchè il pilum ha una caratteristica ben precisa: si piega, ma non si spezza.
C'è lancia e lancia, in fin dei conti. C'era quella lunga dei macedoni, la sarissa e c'era anche il kontos, la lancia ancora più lunga dei cavalieri sarmati delle steppe. Gli angoni dei barbari, lance corte e i giavellotti, in dotazione standard a tutte le fanterie leggere della storia, in tutti gli eserciti noti fino a quando non ci siamo inventati la polvere da sparo e le armi da fuoco.
E tra queste c'era anche il pilum, la famosa lancia dei legionari romani.
In realtà non si è ancora ben capito da dove derivi, molto probabilmente la sua invenzione non è esattamente romana, ma sannita, un popolo che agli albori di Roma occupava il meridione della nostra penisola e che in seguito furono conquistati, sottomessi e infine annessi dai romani. La cosa certa è che i romani, come sempre nel loro tratto distintivo, presero l'idea e la fecero propria, affinandola e perfezionandola. Molto probabilmente, l'idea di base del fiero popolo del Sannio fu il comporre la lancia con due metalli diversi: una parte in legno e una parte in ferro.
L'asta di metallo, con il puntale, era lunga circa un metro e mezzo e si innestava per quasi la metà in una di legno, portando la lunghezza totale della lancia a due metri.
Queste prime versioni sannite, vennero studiate durante il periodo regio (durante cioè l'epoca dei famosi Sette Re di Roma) e lo stesso Cesare, durante la campagna di Gallia, testimonia nei suoi scritti di aver visto pila (è al plurale) trapassare due scudi gallici. La cosa era dettata dal peso dell'arma: creata la lancia più grossa con una struttura in legno di sezione maggiore, quando veniva scagliata essa era in grado di trapassare scudi e corazze dei barbari che i romani andavano ad affrontare. L'impatto e il peso stesso dell'arma, oltre alla sua particolare costruzione facevano sì che il legno si spezzasse sulla giuntura, rendendola quindi inservibile per i nemici e, qualora non si spezzasse il legno, rendeva inutilizzabile anche lo scudo in quando non si riusciva a reciderla, proprio in virtù dell'anima in ferro innestata nell'asta di legno.
Una versione più leggera veniva invece fatta con un metallo più sottile, che all'impatto si deformava anche senza spezzare il legno, ma risultando così inutilizzabile allo stesso modo.

In questo modo, oltre a non poterlo utilizzare, il nemico è costretto ad abbandonare lo scudo, pena il rischio
di inciampare sull'asta del pilum o - peggio - non riuscire a manovrare efficacemente per questa che si pianta continuamente nel terreno, ma l'abbandono della propria protezione era cosa assai pericolosa poiché esponeva il guerriero o al secondo pilum che i legionari lanciavano, o all'acuminato gladio (la spada corta dei legionari) in un eventuale corpo a corpo.
Questa tecnica semplice ed efficace, nonché geniale, portò l'impero romano a dominare i campi di battaglia per secoli, andando a essere successivamente rimpiazzata da lance più lunghe, più adatte agli attacchi di cavalleria dei nemici... ma questa è normale evoluzione tecnica e un'altra storia.
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