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OPINIONI: Vendita di Libri o Svendita di Cultura?


C’è un fenomeno che sta dilagando da tempo, ripreso ora – ma non certo da ieri – anche da una grossa casa editrice a livello nazionale ed è la vendita di libri a basso prezzo.
Se già questa cosa sta influenzando il mercato editoriale del self-publishing, dove possiamo trovare dei veri e propri romanzi a prezzi a dir poco ridicoli che costringono i più a rivedere le proprie priorità e la propria scala dei valori per quanto riguarda la messa in vendita di un’opera frutto di duro lavoro e tanta passione, in virtù della dura legge di mercato: a fronte di tanta offerta, i prezzi si abbassano di conseguenza per poter essere competitivi.
Fin qui, forse, nulla di insolito, agli esordienti non interessa tanto l’accumulo di una certa ricchezza (anche se dubito che qualcuno ci sputi sopra) quanto la diffusione del proprio nome e della propria opera. Si sa, è importante farsi conoscere e farsi amare (o odiare).
Il dubbio sorge spontaneo quando ci si trova davanti a operazioni di marketing su vasta scala operate da case editrici di grandezza nazionale che se anche già da tempo aveva abbassato notevolmente i prezzi delle proprie uscite a cifre non solo abbordabili, ma decisamente accattivanti (romanzi in edizione con copertina rigida e sovracopertina praticamente a metà del prezzo standard), inizia ora una vera e propria campagna destrutturante con la vendita di libri a € 0,99.
Non serve fare nomi, sappiamo tutti che Newton Compton è famosa per questo genere di operazioni commerciali, difatti è una delle poche case editrici distribuite praticamente ovunque: dalle librerie di nicchia alle grandi catene, dagli autogrill ai supermercati, alle edicole. Ed innegabile il fatto che questa distribuzione capillare unita a prezzi finali così vantaggiosi sia per loro una carta vincente. Quello che si chiama rischio d’impresa editoriale, loro se lo stanno giocando bene, per di più in un periodo di crisi come questo.
Un’operazione di questo genere mi riporta indietro nel tempo, ai primi anni ’90, età dell’oro per questa casa editrice che sfondò nelle edicole con una campagna molto simile e di sicuro successo: i 100 pagine per 1000 lire. Chi se li ricorda?
Beh, i più giovani internauti magari nemmeno sanno di cosa si tratta, al massimo avranno trovato qualche
vecchia copia in un mercatino dell’usato, ma per gli ultratrentenni all’epoca erano un must. Ricordo che mi sono avvicinata al fantastico e alla fantascienza in particolare proprio con questa collana, leggendomi – anzi bevendomi – i romanzi di Tanith Lee (La Vampira di Marte), Van Vogt (Computerworld, per citarne uno), o E. R. Burroughs (il mitico John Carter di Marte e tutti i romanzi del ciclo) o l’altro Burroughs, William S., autore dell’avanguardia e vicino alla beat generation, grande amico di Kerouac. E poi per forza di cose finisci a leggere i grandi.
Questo però non vale per tutti: la maggior parte della gente comprava quei libriccini perché costavano poco, perché faceva bello vederli tutti belli in fila come soldatini in libreria, senza che però combattessero nemmeno mai una battaglia contro l’ignoranza dilagante.
Con questa nuova iniziativa di libri a 99cent, rischiamo molto probabilmente una nuova china di questo tipo. Certo, per gli amanti della lettura sarà occasione di fare incetta di libri e vedere le proprie pile di “libri da leggere” aumentare a dismisura e quando invece quella dei libri letti le supererà avranno pure una grande soddisfazione, ma nella stragrande maggioranza dei casi, saranno solo soldi buttati in libri che non verranno nemmeno mai aperti, finendo tra qualche mese o qualche anno regalati, gettati o consegnati a qualche mercatino dell’usato.
Nel frattempo, chi spera in una sua piccola visibilità nel mondo di internet si vedrà dunque di nuovo le porte chiuse in faccia e si dovrà accontentare di regalare il frutto del suo ingegno su siti come writingshome?
In fin dei conti, gli editori sono imprenditori, e questo lo sappiamo tutti, ma un’operazione di questo genere, più che diffondere la conoscenza, a me sembra – personalmente parlando, s’intende – una svendita di cultura di cui francamente, visti i tempi che corrono, nessuno in Italia ne ha bisogno.

4 commenti:

  1. Voi Demiurghi - per fortuna - avete sempre editoriali di argomenti davvero interessanti per il settore. Questo, in particolare, mi colpisce in quanto sono mesi che gira - come tema - sul web, in cerca di pareri. Chi vede nell'azione una svendita della cultura, chi vede una minaccia per i selfpublishers, chi approfitta e compra a piene mani... immagino che tutte la parti abbiano ragione e torto assieme. Quello che mi chiedo, meno superficialmente, è: una grande casa editrice che vende a prezzi da discount... Non potrebbe essere una alternativa all'estinzione dell'editoria stessa (che non è così remota)? Fino a due anni fa, compravo più libri che cibo... ora, per acquistare un Fanucci o un Mondadori (cartonati, prima edizione) spenderei quanto la spesa di metà settimana per la mia piccola famiglia. Per carità: la cultura non dev'essere svalutata. Ma se l'alternativa è che nessuno si possa permettere più libri come nei secoli bui? Meglio nulla ma di qualità, o qualcosa stampato su carta igenica? Per me, che respiro quanto scrivo o leggo, ben venga la carta igenica. Come selfpublisher, non saprei ancora delineare quali rischi possa comportare una scelta simile sul mio settore già risicato. Venderei di meno? E perché? Se offro un prodotto finito a poco prezzo, dovrei sentirmi minacciata da un editore grande che fa lo stesso? Del resto, dubito che si venda a certi prezzi le nuove uscite, e di classici svenduti in raccolte o tascabili è piena la storia della stampa. Secondo me, non cambierà nulla che già non sia in movimento; al massimo, avremo scaffali più stipati di libricini che non leggeremo mai ;) gli unici che avrebbero qualcosa da ridire, sono gli alberi abbattuti per la carta.

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    1. Le tue repliche, Iuccy, sono sempre interessanti!
      E grazie per seguirci e commentare.

      Che i prezzi delle prime edizioni siano esagerati sono pienamente d'accordo con te, tant'è vero che NC fa dei prezzi per lo stesso genere di edizione letteralmente dimezzati, cosa questa davvero apprezzabile.

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  2. Non sono del tutto d'accordo. O, almeno, lo sono con il cuore ma un po' meno con la testa.
    Quando i classici vengono ristampati e pubblicati con un prezzo di copertina basso c'è solo da guadagnare, per tutti. Trovo scandaloso che esistano in commercio versioni magari vecchie e mal tradotte di classici -i cui diritti sono scaduti- a prezzi ingiustificati superiori agli 8 euro. Certo è che la N&C non si è limitata ai titoli classici: questo sì potrebbe influire sul mercato degli esordienti.

    Per il resto, da lettrice non vedo il problema nel constatare che ci son persone che ritengono i libri puro oggetto d'arredo: peggio per loro, di certo non danneggiano il settore (anzi). Il mio atteggiamento nei loro confronti è lo stesso di coloro che si definiscono lettori appassionati e poi finiscono sempre sui libri fuffa alla Fabio Volo, Stephanie Meyer, Dan Brown e co. A livello letterario sono aberrazioni (son fatti apposta per tirar su grana) ma in termini economici spesso sono questi i titoli che vendono bene e tanto da mantenere in positivo i bilanci delle case editrici.
    La Cultura, quella considerata dai più "noiosa", purtroppo vende meno e non credo la causa sia del tutto imputabile alle case editrici (anche se di certo ci mettono del loro...). La N&C ha il merito di avere riproposto un formato che renda titoli classici accessibili a tutti, dove per una volta la sostanza viene preferita al packaging.

    (a me i 1000Lire piacevano da matti. 20 anni dopo sono ancora in libreria, a sfidare l'usura del tempo ;) )

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    1. Refuso -__-
      "Il mio atteggiamento nei loro confronti è lo stesso nei confronti di coloro [...]"

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