RACCONTI: Diario di un Assassino VII
31 agosto
Finalmente il tempo di scrivere.
Per l’amore del Grande Padre, ho fallito. Non può esserci
alcuna altra spiegazione a questa caccia serrata che mi stanno dando da tre
giorni.
Sono speculatores e legionari quelli che mi danno la caccia.
E sono maledettamente abili.
Sono sfuggito alle loro frecce e adesso sono nell’ultimo
posto dove mi verranno a cercare: nella domus Aurea. Non è stato difficile
oltrepassare la sorveglianza: i due di guardia non hanno certo notato l’ombra
che sciolta ai loro piedi è passata oltre indisturbata.
Certo, quel pestone sulle costole mi ha fatto male, ma ora
sono dentro. Dentro da tutta la notte e qui dentro posso finalmente ragionare.
Finora non ce n’è stato il tempo: la caccia è iniziata due giorni dopo la mia
consacrazione proprio qui dentro come speculator, sapiens maestro d’ombra.
Cosa? Cosa diamine può avermi tradito? Scrivo, per raggranellare
le idee e dare un senso logico a un fallimento che non doveva essere, a un fallimento
– la mia scoperta – che non ha alcun senso. Sono sicuro di non essermi mai
tradito. Mai. Ho sempre fatto attenzione, anche quando ho applicato la legge di
Seth mi sono curato di non usare sempre lo stesso modo, mi sono anche fermato
in molte occasioni dall’apporre la nostra firma. Perché allora questa caccia?
Tutto è iniziato tre giorni fa. Ero diretto a Ostia per
imbarcarmi per la Syria. Una volta tornato ad Antiochia avrei avuto notizia
della coorte cui ero stato destinato, cosa che ora che ci penso è alquanto
strana: quasi tutti gli altri presenti alla cerimonia di investitura sono stati
assegnati direttamente alle coorti, sia nuove costituite in quell’occasione o a
coorti che avevano subito perdite che andavano reintegrate. Ma io e altri otto
siamo stati rispediti ai Megisterii di provenienza con l’ordine di attendere l’assegnazione.
Cosa molto strana.
Quello che mi chiedo è come abbiano fatto a scoprirmi. Che
il mio contatto, che Seth abbia avuto pietà della sua anima influendo sulla
bilancia di Maat, abbia ceduto e parlato? Ne dubito. Gli addestramenti all’Accademia
sono così ferrei che nessuno di noi cederebbe alla tortura, nessuno di noi
parlerebbe della Setta se non vuole farlo.
Perché, allora questa caccia? Lungo la via per Ostia non c’erano
che pochi mercanti: la rivolta dei riformisti ha tagliato molte vie commerciali
e anche nella grande e prospera Roma la crisi economica involuta da questa
guerra comincia a farsi sentire. L’istinto mi ha salvato la pelle: a un certo
punto da un carro sono usciti una decina di legionari, armi spianate e mi hanno
intimato di scendere da cavallo. In quello ho fatto come mi hanno ordinato, ma
come ho portato la mano alla sacca per mostrare le mie credenziali uno ha
attaccato ingiungendomi di star fermo.
Mi ha chiamato sporco assassino.
Lo sanno e non so come possano essere venuti a saperlo.
Ho risposto all’attacco, l’ho usato come scudo contro le
frecce che mi hanno lanciato contro e me la sono dovuta dare a gambe. Ero alle
porte di Ostia e in questi tre giorni non ho fatto altro che fuggire per campi
e boschi in direzione di Roma. Dovrei averli seminati, ma ogni volta mi hanno
ritrovato. E ogni volta sono andati a segno con un taglio o una freccia,
bastardi. Sembra si divertano con me, ma non ne sono più tanto sicuro dalle
ultime imprecazioni che ho sentito quando ho rotto il braccio a uno per poter
fuggire nuovamente e finalmente uscire dal bosco e inoltrarmi per le strade di Roma.
Sono sicuro di non aver lasciato tracce. A un certo punto mi
sono anche cambiato, vestendo i panni dell’assassino e tornando sulla strada
consolare, così da mescolarmi con una carovana, ma mi hanno trovato anche lì. L’ho
capito ieri perché: hanno un explorator. Un explorator della Legio M Ultima,
anzi credo un’intera coorte insieme con i legionari.
E tutti sappiamo come sia impossibile sfuggire a un
explorator: segue qualunque tipo di traccia. E, dalle descrizioni, se cade
preda del Cacciatore, non esiste luogo dove uno può nascondersi. Sono
spacciato, dunque? Niente più donne cui rallegrare le notti? Sarebbe un vero
peccato, dannazione.
Mi viene da sorridere, sono i pensieri più cupi che mi
vengono da molti anni a questa parte. Ho bisogno di dormire, ma non mi fido. Mi
chiedo quanto tempo impiegherà il cacciatore a trovarmi anche qui. Perché so
che mi troverà e l’idea di uccidere un frate non mi garba affatto.
Tre giorni senza sonno… sono abituato a ben di peggio. Ora
devo tornare ad Avaris, non ho altra possibilità. La strada da fare sarà lunga
e pericolosa: se mi hanno individuato non mi posso fidare di appoggiarmi alle
mansiones, quindi dovrò per forza di cose andare a piedi. Che Minerva mi aiuti
nell’ingegnarmi, sarà difficile passare per un pellegrino, ma è l’unica idea
che mi viene in mente ora come ora.
L’importante è tornare ad Avaris e riferire. Parlare con la
mia Maestra Archantes mi consentirà di comprendere meglio dove ho sbagliato e
mi aiuterà a trovare la giusta punizione per questo fallimento. Non mi dovevano
scoprire… e non avrò pace fino a che non saprò come hanno fatto a scoprirmi.
Ora devo riposare e anche se mi sono rifugiato in uno degli
angusti e bui cuniculi inutilizzati, è meglio che spenga questa lucerna. Ora
sono un po’ più tranquillo… ora posso se non dormire riposare. E domani… domani
nelle sempre lussureggianti vie della capitale mi rifornirò di quanto mi serve
per diventare un pellegrino e cominciare il mio cammino fino in Aegyptus. Ecco.
Andrò a nord, verso Bononia e Aquileia. Scenderò lungo l’Illirya fino in Moesia
e poi aggirerò l’Ellesponto e potrei seguire il limes sudorientale fino in
Arabia, al riparo dagli scontri dei Riformisti. Forse seguendo il limes potrei
anche recuperare un cavallo. In quel caso dovrà essere nel periodo dal primo
quarto all’ultimo quarto di luna, quando la sua luce mi può illuminare la
strada: potrei cavalcare tutta la notte e riposare durante il giorno. Poi
abbandono il cavallo e proseguo di giorno fino al successivo quarto di luna
quando ruberò un altro cavallo… potrebbe funzionare.
Bene. Domani si parte.
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