BIBLIOTECA: Arsalon - Il regno delle ombre

Gianandrea Siccardi - Arsalon - Il regno delle ombre
Brossura 330 Pagine
Edizione: 1
ISBN-13: 9788896325148
Editore: La Corte Editore
Data di pubblicazione: 01 Settembre 2012
Quella che andrete a leggere qui di seguito è la recensione di un libro preso in anteprima – la sua uscita ufficiale è prevista per Settembre 2012 prossimo – al S. Giorgio di Mantova Fantasy.
Questo l’annuncio dato a suo tempo su Fantasy Magazine, sito web noto e molto seguito in ambito fantasy:
La Corte Editore comunica che, in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino, che si apre oggi 10 maggio 2012e termina giorno 14, verrà proposta un'esclusiva anteprima di sole 100 copie del nuovo romanzo diGianandrea Siccardi, Arasalon — Il regno delle Ombre. Nello stesso mondo era stato scritto un prequel pubblicatoda Newton e Compton. La copertina del romanzo è del famoso artista internazionale Kerem Beyit.Il romanzo uscirà poi nelle librerie di tutta Italia a partire da settembre, ma per 100 fortunati lettori ci sarà lapossibilità di leggerlo da subito, acquistandolo alla stand T37, padiglione 3.
[N.d.A.: il sito di Kerem Beyit è in costruzione, ma in rete si trovano un sacco di sue immagini e potete rifarvi gli occhi]
Ora, o a Torino non sono andate vendute tutte e cento le copie, o ne hanno stampate in più per altre manifestazioni a cui “La Corte Editore” ha partecipato dopo il salone del libro. Fatto sta che al S. Giorgio di Mantova Fantasy 2012 a cui io ed Elios abbiamo partecipato, in compagnia della mitica elfaccia scura Shey’raen Yueth di Dragonisland.it, abbiamo trovato molte altre copie in anteprima di “Arsalon – Il regno delle ombre”. E la mia mano, istintivamente, è scesa a scegliere questo libro, non so spiegarmene il perché. Mi intrigava la copertina e, tutto sommato, mi intrigava anche la sinossi, sebbene non mi convincesse proprio proprio tanto.
Perchè l'ho scelto? Curiosità di leggere un altro fantasy che non fosse sulla bocca di tutti. Curiosità di leggere un libro in anteprima. Non lo so. L'ho scelto e basta.
Perchè l'ho scelto? Curiosità di leggere un altro fantasy che non fosse sulla bocca di tutti. Curiosità di leggere un libro in anteprima. Non lo so. L'ho scelto e basta.
ATTENZIONE: IL POST CONTIENE SPOILER SULLA TRAMA.
La sinossi
Un trono da reclamare.
Un amico da combattere.
Alleati da radunare.
Sembrano appartenere a un’altra vita i giorni sereni in cui Arsalon era un impero pacifico e Sevrian soltanto un ragazzo spensierato.
Tutto invece è cambiato fin troppo in fretta. Dopo aver assistito all’assassinio dell’imperatore, Sevrian è dovuto fuggire, ha subito il tradimento del migliore amico e deve ora nascondersi da Sidereus, il re degli elfi, che tiranneggia l’impero e cerca il giovane per uccidere l’unico uomo che possa rivendicare legittimamente il trono.
L’ombra della guerra è alle porte.
Morte, odio e paura si percepiscono nell’aria. Così, forte di una compagnia coraggiosa, Sevrian intraprende un viaggio oltre i confini del suo mondo, per chiedere inaspettatamente aiuto a non-morti e negromanti.
Ma sarà davvero la scelta giusta?
Riuscirà a trovare alleati per la più grande battaglia che Arsalon abbia mai affrontato?
Un romanzo che attinge dalla mitologia classica del fantasy e che vi farà vivere le grandi emozioni di un’avventura epica, ricca di colpi di scena e scritta da un autore che con la sua precedente opera ha già conquistato migliaia di lettori.
Si può combattere il male con il male?
La trama
Sevrian insieme ad alcuni amici conosciuti durante un'avventura non nota, si riuniscono con il fine di rovesciare l'attuale imperatore di Arsalon, il crudele Sidereus e insediarsi sul trono. Per fare questo tentano un grosso azzardo: aprire le Porte dell'Aldilà e riportare su Arsalon l’immortale mago negromante Kermatian che quattromila anni prima vi era stato rinchiuso dopo una guerra senza esclusione di colpi che aveva visto - unico momento nella storia di questo mondo - nascere l'alleanza di tutte le razze contro il potentissimo mago.
Parallelamente la storia narra un po' anche le vicende dell'amico d'infanzia di Sevrian, Vikrian, che a differenza dell'amico decide di arruolarsi nelle truppe dell'impero e con il suo comportamento cresce e fa carriera.
La storia si sviluppa fino a una battaglia campale tra due schieramenti potenti, quelli imperialisti e quelli di ribelli e non-morti fino al termine del libro, in attesa di un secondo poiché è chiarissima l'intenzione di un seguito visto che, francamente, non vi è alcuna conclusione.
Parallelamente la storia narra un po' anche le vicende dell'amico d'infanzia di Sevrian, Vikrian, che a differenza dell'amico decide di arruolarsi nelle truppe dell'impero e con il suo comportamento cresce e fa carriera.
La storia si sviluppa fino a una battaglia campale tra due schieramenti potenti, quelli imperialisti e quelli di ribelli e non-morti fino al termine del libro, in attesa di un secondo poiché è chiarissima l'intenzione di un seguito visto che, francamente, non vi è alcuna conclusione.
Il parere
Quando la
mia mano, al S. Giorgio di Mantova Fantasy 2012, si è posata infine sul libro
prescelto, sapevo già che le possibilità erano due: o mi avrebbe conquistata o
mi avrebbe atterrato come solo un fantasy italiano di qualità mediocre (Troisi school)
sa fare.
Bancarella de "La Corte Editore" al S. Giorgio di Mantova Fantasy 2012 |
La cosa che
veramente mi dispiace, scrivendo in questo momento, è il senso di oppressione e
il dispiacere che l’autore potrebbe provare nel leggere questa mia recensione.
A nessuno fa piacere sentirsi criticare, anche se in realtà non è lui che critico,
ma ogni creazione porta dentro di sé una parte del suo autore e ogni critica
alla fine ci tocca sempre nel profondo anche se non lo vogliamo ammettere. Io
ho cercato di stemperare i toni, ma alle volte è letteralmente impossibile, e
se talvolta scivolerò nel lasciarmi sfuggire un commento sarcastico me ne
dispiaccio fin d’ora: sto scoprendo quanto sia difficile fare una recensione
oggettiva e distaccata di un libro che considero brutto. È molto più facile
scrivere una recensione di un libro che ci piace, sapete?
Eviterò
comunque di sbrindellare tutto il testo, ma ritengo importante mantenere una
linea di sincerità nello spiegare questa recensione negativa e sarò disponibile a fornire citazioni dal libro a supporto della mia opinione.
Quando ho acquistato il libro ero conscia che
questo è il primo di una trilogia a cui tendenzialmente sono allergica visto
che negli ultimi anni sembra sia impossibile pubblicare qualcosa di fantasy che
non sia un multiplo di tre. Quindi non c’è da aspettarsi un vero finale di
storia, quello che un po’ mi è dispiaciuto è il fatto di aver scoperto solo
successivamente che in realtà su Arsalon è già stato pubblicato un libro (La
Profezia di Arsalon – Il Sigillo del Male) e che per gli stessi succitati
motivi era stato a suo tempo letteralmente massacrato da alcuni critici. Il
punto è che, personalmente, trovo la scelta editoriale di definirlo “primo
libro” un errore, dal momento che il suo prequel narra i fatti antecedenti e
visto il modo in cui inizia il libro mi viene da pensare che in realtà “La
profezia di Arsalon” non sia un prequel, ma un vero e proprio primo libro.
![]() |
Altra bellissima illustrazione di K. Beyit tratta dal suo profilo deviantart.com |
La
scelta della copertina da parte della casa editrice ricorda molto da vicino le opere di John Jude Palencar
create per il ciclo di libri di C. Paolini (Eragon, Eldest, Brisinger e
Inheritance), ciò non toglie che gli studi sui vari tipi di drago di Kerem Beyit sono ottimi e ben curati, anche
se sicuramente ispirati alle opere del succitato Palencar. Rimane a me ignoto
il motivo, tuttavia, di questa scelta apparentemente arbitraria, dal momento che i draghi in questa opera
letteraria hanno un ruolo assai marginale. La copertina è per il libro un abito
che deve mostrare ciò che contiene celando allo sguardo ciò che esso cerca, ma
bisogna anche stare attenti: una copertina troppo fuorviante può indurre a una
delusione delle aspettative e ingenerare nel lettore un rifiuto di proseguire
la lettura.
Per quanto
bella sia la copertina con l’opera di Beyit, altrettanto brutta troviamo – non
appena aperto il libro – la mappa che dovrebbe rappresentare il mondo che,
essendo stato spacciato come primo libro di una trilogia, è a noi totalmente
sconosciuto.
Solitamente
le saghe fantasy sono accompagnate in seconda di copertina da una mappa e
Arsalon non differisce dai suoi predecessori, pur ottenendo
questo con un disegno graficamente poco accurato e poco
omogeneo: in un mondo che al lettore deve essere dettagliato in un colpo
d’occhio, i disegni sproporzionati e non omogenei fanno una gran brutta
impressione. Inoltre c’è da chiedersi perché la capitale di Arsalon, oltre ad
essere così piccola, sia l’unica non in prospettiva senza addentrarci nella
grossa somiglianza della sua pianta alla simbologia se non propriamente
massonica a quella che si riferisce al mito di Atlantide.
Nel caso di
questo libro, purtroppo, devo dire che questo è il meno: manca una forma
stilistica omogenea, la trama si rivela essere senza un particolare senso e
anche l’apporto grafico e ortografico gioca a sfavore dell’opera in quanto, non
essendo mantenuto uguale per tutto il testo, spesso genera confusione impedendo
al lettore di comprendere se il personaggio in questione sta pensando, sta
dialogando con qualcuno o sta parlando tra sé e sé come ad esempio nello
scontro aereo di pgg. 305-307 dove il pensiero di Amir viene prima mostrato in
corsivo, quindi tra doppi apici (“ ”) inframezzandolo a parti di dialogo con il
suo contendente sempre tra doppi apici.
La forma
linguistica si rivela piuttosto ingenua e più vicina al linguaggio parlato che
a quello scritto deputato alla narrativa (“fare una magia” è una forma gergale
della lingua parlata, in narrativa si indica la stessa azione con formule tipo
“lanciare un incantesimo” oppure “usare la magia”), svuotando l’insieme della ricchezza
di linguaggio, il tutto spesso contornato da un uso errato dei tempi verbali in
alcuni passaggi in cui si vorrebbero descrivere dei flashback narrativi che
fanno saltare all’occhio del lettore più esigente o una scarsa conoscenza delle
regole grammaticali e di scrittura creativa o una colossale svista in fase di
editing, se non entrambi i casi. Comunque sia, questa cosa penalizza fortemente
l’opera abbassandone il livello, dando l’impressione che sia clamorosamente
mancata una seria revisione visti anche i numerosi refusi incontrati
durante la lettura.
Alcune
ingenuità , poi, sulla scelta di alcuni nomi (Arsalon - Nolasra, Spredan -
Naderps, giusto per citarne due di ambienti simili e contrapposti), sono degli
aspetti che non ci si aspetta in un'opera che dovrebbe essere indicata per
tutte le fasce di età e che svilisce un po’ l’insieme.
Anche la
coesione e la coerenza della trama presentano grosse falle, per esempio durante
il periodo in cui il gruppo di ribelli è oltre le Porte dell’Aldilà , nulla si
sa di cosa succede su Arsalon, non vengono spiegati i momenti salienti se non
con poche scarne righe successivamente, cosa questa che lascia un po’ di amaro
in bocca, senza nemmeno la scoperta di cosa è successo da parte di una
qualsiasi figura, cosa invece che l’autore ha fatto per quanto riguarda la
strage di Krieg, narrata dal re in persona riportato in vita – momentaneamente
– proprio dal negromante che sono andati a liberare dall’esilio.
L’uso di
personaggi di tale potenza (un negromante e maghi elfi che sono tutti immortali
per un motivo o per l’altro) è alquanto ingenuo: porta a ovvie conclusioni e ad
altrettanti ovvi scoramenti il lettore medio, dal momento che spicciamente questi
potrebbe chiedersi il perché di certi gesti incomprensibili per un tale
personaggio.
Ogni scelta
dell’autore in fase di stesura e di revisione ha delle conseguenze e l’usare
senza un senso apparente personaggi che sembrano avere un potere illimitato
senza giustificare i motivi che li spingono a comportarsi, invece, in modo del
tutto “normale” toglie credibilità all’intero impianto narrativo. Coesione e
coerenza, anche in un fantasy, devono sostenere l’insieme altrimenti si rischia
di scadere.
La debolezza
della storia fin qui svelata diventa una grossa penalizzazione in questo libro
quando viene accompagnata dalla sospensione dell’incredulità dettata dalle
parole di troppo che l’autore mette “in testa” ai personaggi con pensieri
espliciti o con ragionamenti inseriti nella trama: tolgono al lettore il gusto
della scoperta, sono parole di troppo che estinguono la suspence e fanno
intuire subito l’evolversi successivo degli eventi; la sospensione
dell’incredulità rende il libro noioso in quanto prevedibile e l’utilizzo di
termini non spiegati distoglie l’attenzione del lettore che perde in questo
modo di interesse nella trama, concentrato nella ricerca di un termine di
paragone per svelare il significato recondito di una sola parola.
Per esempio,
il sistema di misurazione inserito alla fine in un’appendice poteva essere
inserito nella storia per rendere più completo il mondo che vi si vuole
descrivere e ottenere il coinvolgimento del lettore nelle meccaniche di questo
mondo paragonando le misure a cose note.
La stessa spiegazione
molto sintetica su come sono i draghi in Arsalon poteva benissimo essere tolta
dall’appendice e inserita nella trama di volta in volta, arricchendo così
l’impatto descrittivo di queste enormi creature, dando modo a chi legge di
“vedere” i draghi descritti e quasi illudersi di capirli e di condividere con
loro gusti e modi di pensare.
Anche i dialoghi
alle volte lasciano un po’ perplessi per la somiglianza tra loro sia nel modo
di ragionare che di parlare dei dialoganti, pur essendo svolti da personaggi
diversi. Far parlare l’elfa Chantal esattamente come il nano Armistad non rende
giustizia a nessuno dei due personaggi.
Le citazioni
a generi e dettagli molteplici sono, per gli appassionati, evidenti: le truppe
imperiali e i ribelli, il modo di parlare degli gnomi richiamano la saga
cinematografica di Star Wars, la spada magica di Sevrian sembra creata sulla
falsa riga di Pungolo, la spada di Frodo ne “Il Signore degli Anelli”, e si
comporta quasi come il drago di Eragon, marchiando chi la impugna. Insomma,
molte cose già viste e riviste che forse potevano essere gestite meglio e viste
più come omaggi.
Ecco,
un’altra cosa già vista: il voler rendere a tutti i costi degli eroi personaggi
“normali”, Sevrian viene descritto come un novello Peter Parker pensando forse
di uscire dagli schemi, ma rientrando invece in uno schema assolutamente
consolidato il cui via lo diede proprio Tolkien con il suo Frodo e che è stato
a suo tempo ripreso da Terry Brooks con le saghe di Shannara.
La mancanza
di originalità di un’ambientazione fantasy non è necessariamente un male,
purché questa venga rispettata e vengano rispettate le regole di coerenza di
quel mondo e, in definitiva, creare una storia che – sebbene non
particolarmente originale – sarebbe potuta essere quanto meno stabile e
fruibile, l’insieme però rende il libro estremamente scadente e, per chi
volesse sapere perché, qui di seguito spiegherò il motivo di questo parere così
negativo dettagliando la storia.
Voto:0/5
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