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Personaggi: T'Challa


Nome: T'Challa

Provincia natale: Africa, Numidia

Età: 30

Sesso: M

Classe: Violens

Descrizione: alto come una montagna ma agilissimo. Per via della sua altezza, la sua gente lo ha soprannominato Eclissi. Occhi color nocciola, mento squadrato, rasato, naso aquilino, piantato come una roccia, duro come i suoi muscoli.


Fase 1

Sono nato a Cirta, la capitale del regno di Numidia alleato di Roma fin dai tempi di mio nonno...e non è un modo di dire, è stato lui a forgiare l'alleanza. Sono figlio primogenito del re e di una principessa etiope, che grazie alla mia nascita è diventata moglie principale e regina. E' grazie al suo sangue se sono così alto e forte, rispetto alla media della popolazione numida.

Come erede al trono, ho ricevuto l'educazione migliore che il mio regno potesse offrire, ma ciò che mi interessava davvero era la guerra. Adoravo combattere, prima contro i miei istruttori, poi con i soldati della guardia reale.

L'unica altra cosa che mi interessava della vita era una giovane schiava che conobbi quando avevo nove anni. Nandi. Era bellissima, dolce come una colomba. Facevo di tutto per incontrarla, scappando dal palazzo di nascosto e aspettando accanto ai pozzi che qualcuno la mandasse a prendere l'acqua, solo per poterla vedere, solo per scambiare qualche parola e qualche carezza. Lei mi ricambiava, ma forse era molto più realista di me riguardo al nostro amore...un principe non può sposare una schiava, al massimo può usarla per il suo piacere e gettarla via. Ma non era questo che volevo per noi.

Odiavo con tutto il cuore il servilismo che circondava me e la mia famiglia, il fatto che ci venerassero come dei. Così, all'età di quattordici anni insistetti per partecipare al rito del ter-kàvaxi1, uno dei riti di iniziazione all'età adulta più dolorosi della nostra gente, per dimostrare il mio valore e per far vedere che ero un uomo, non un dio.

Ci riuscii. Superai la prova, ma nell'euforia del momento commisi l'errore che mutò per sempre la mia vita. Lì, di fronte ai miei genitori e a tutto il popolo riunito, presentai Nandi come la mia futura sposa.

Venni relegato per mesi, senza poterla vedere, senza poter uscire, senza poter parlare con nessuno. Quando tutto questo finì, lei sembrava essere scomparsa nel nulla. Terrorizzato per la sua sorte, la cercai in lungo e in largo, ma senza risultato. Finalmente lo sciamano che mi aveva iniziato ebbe pietà di me e mi portò da lei.

Povera Nandi. Per allontanarla da me, qualcuno aveva ordinato di trattarla nel più abietto dei modi. Era stata picchiata selvaggiamente, braccia e gambe spezzate che cominciavano appena a guarire, e l'avevano violentata seminando anche un figlio nel suo grembo innocente.

Ma neanche questo bastò a spezzare il mio amore per lei.

Mi mostrai pentito di fronte ai miei genitori, pronto ad accettare la vita che avevano deciso per me. In realtà, mi feci assegnare ai reparti delle guardie di confine per stare lontano dalla reggia, e organizzavo le battute di caccia per i nobili, con il solo scopo di passare il tempo libero che queste attività mi lasciavano per stare con Nandi...e con mia figlia. Quando nacque la piccola Numia, la accettai come fosse mia, amandola come amavo sua madre.

Neanche questo bastò a farmi dimenticare la mia vendetta. Continuavo ad allenarmi, ore ed ore, con i maestri e i soldati più abili del nostro esercito, per essere pronto quando avrei incontrato chi aveva spezzato Nandi. Perché, nonostante vivessimo il più possibile insieme e amassi lei e sua figlia con tutto il cuore, lei non poteva più stare con me come una moglie sta con suo marito. Non potevo più toccarla senza che lei si ritraesse terrorizzata. Aspettavo che il tempo la guarisse, e diventavo sempre più forte.

Finalmente, nell'arena che era stata costruita nella capitale per imitare gli usi dei nostri alleati, trovai i quattro che stavo cercando. Uno alla volta, nel giro di qualche anno, li cercai e li uccisi, facendo passare quelle morti per incidenti come potevano capitare tra i gladiatori. Solo con l'ultimo mi presi la soddisfazione di farmi riconoscere, e di tagliarlo in due dall'inguine alla gola.

Alla notizia della morte dei quattro, mio padre decise di prendere provvedimenti.

Mi seguirono. Scoprirono la mia famiglia.

Una sera, mentre eravamo tutti assieme, arrivarono dei mercenari. Cercai di trattenerli mentre Nandi, sua madre e la bambina scappavano, ma erano in troppi. Squartarono Nandi e sua madre davanti ai miei occhi.

Urlai. Urlai il nome del mio Dio, Damballa, mentre una furia cieca si impadroniva di me.

Mi risvegliai nel deserto, non seppi mai quanto tempo dopo, coperto di sangue e sabbia.

Frasi celebri:
- "Sfiorala, provaci ... Sei carne morta, la stai solo guardando? Resti carne morta!"
- "Ascolta, li senti i tamburi? le senti le catene? Corri... Corri se riesci a sfuggirmi sei libero!"


Fase 2

Vissi alcuni anni come un vagabondo, viaggiando per tutta l'Africa. In qualche modo assolutamente non voluto mi guadagnai un soprannome: ero il fantasma di Cirta. Non aspettavo altro che qualche tagliagole cercasse di farmi la pelle. Combattevo, uccidevo e ricadevo nell'apatia.

Tornato al nord, a Leptis Magna lessi un annuncio: cercavano gladiatori per l'anfiteatro. Quando mi presentai al lanista l'uomo sembrò impazzire dalla gioia.

I primi tempi insistetti per combattere senza armatura, senza scudo, senza armi, solo con un tirapugni. Finii in infermeria più volte, poi ad un certo punto decisi che era il momento di cambiare metodo. Il lanista voleva farmi diventare un reziario, ma la sica ricurva del thraex era molto più simile alle armi numide a cui ero abituato. Combattevo con due spade, senza scudo e senza elmo. Qualcuno provò a prendermi in giro perchè avevo modificato le spade, rendendole più leggere e affilate di quelle normalmente in uso: fu divertente fargliele provare e vedere come provavano a raccattare i loro pezzi.

Ero spesso sottovalutato...nessuno immaginava che, nonostante fossi così grosso (a ventiquattro anni ero alto più di due metri e pesavo oltre cento chili) la mia tattica non si fondasse sulla forza, bensì sull'agilità. Quando partivo in carica per uccidere non mi avventavo contro il mio avversario, bensì balzavo in aria come una pantera per poi piantargli le armi dritte nel cuore attraverso il collo.

Quella del gladiatore era una vita comoda: pasti abbondanti, un tetto sopra la testa, le nobildonne che facevano di tutto pur di infilarsi nel letto di un campione. Quando non combattevo ero calmo e taciturno, non mi importava di niente e di nessuno tra una battaglia e l'altra.

Frasi celebri:
- "Pensaci, sei sicuro di volermi affrontare?"
- "Il tuo destino sono io! Il tuo nome è scritto sulla mia lama!"


Fase 3

Nell'autunno del 1059 il castra locale chiese l'aiuto dei gladiatori per sedare una rivolta. Non ero uno schiavo, potevo scegliere di non andare, ma la mia vita si accendeva solo quando combattevo. Forse era una prova...i legionari ci sbeffeggiarono e ci dissero che saremmo morti tutti, ma io ero sereno. Gli dei sanno quello che fanno.

Quando cominciarono gli scontri, sentii il sangue ribollire, i miei sensi divennero acuti, la belva dentro di me uscì e il sangue scorse a fiumi. Un'ombra gigantesca si stagliava nella battaglia: io.

Sedata la rivolta, un romano venne da noi e ci chiese se qualcuno di noi voleva combattere per l'Impero. “Da quello che ho visto, siete pronti per la Specula.”

Gli dei sanno quello che fanno...e ci fanno combattere.

 Frasi celebri:
- "Io sono Marte, io sono Maher , Io sono Phobos... Per te io sono... Dolore!"
- "Anche una vita breve è abbastanza lunga per vivere con virtù e onore." (da Cicerone, De Senectute)

Fase 4

Durante l'addestramento ci mandarono ad affrontare dei legionari traditori. Purtroppo Caio Cornelio Scipione, il nostro magister, è stato così intelligente da non farsi riconoscere come amico in maniera plateale quando mi sono diretto verso di lui...nella furia della battaglia, è difficile distinguere amici e nemici. Gliene ho date tante. Quando mi sono ripreso mi stavano cercando di trattenere in quattro mentre Cornelio era disteso a terra privo di sensi.
”Idiota! Era dei nostri!”
“Mph! E' vivo?”

“Sì!”

Lo presi per la cinta e me lo caricai in spalla come un sacco.

“Allora è tutto a posto.”

Frasi celebri:
- "I vecchi... vadano in pensione!"
- "La vecchiaia, specialmente quella che ha conosciuto tutti gli onori, possiede un'autorità che vale ben più di tutti i piaceri della giovinezza." (da Cicerone, De Senectute)



Fase 5

Dovetti fare da scorta a un explorator in territorio nemico: c'erano varie bande di Riformisti in giro e lui doveva portare un messaggio importante da Augusta Taurinorum a Padua. L'explorator era un magrolino di nome Heim Etrurio Venetio, parlava solo di tre cose: cavalli, donne, e lamentele. Non eravamo neanche partiti dal Castra che avevamo già cominciato a scazzottarci. La missione finì bene, anche se i Riformisti che abbiamo affrontato – lui a colpi di pilum, io a pugni – potrebbero non essere della stessa opinione. Poi scoprimmo di essere stati messi in squadra assieme, e lui era pure il mio comandante. Ma le scazzottate non sono finite.

Frasi celebri:
- "È necessario scegliere dopo aver giudicato e non giudicare dopo aver scelto (da Cicerone, De Amicitia)... ma a volte bisogna sapersi trattenere dal farlo.
- "Se amassi una donna come ami i tuoi cavalli sapresti tenertene una!"
- "Ehi, scendi da cavallo! No? Tanto ci arrivo lo stesso! Hehe!"


Note:
1 - In realtà questo nome appartiene ai riti di iniziazione indù, è stato usato qui per similarità.

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