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Il labirinto

Elios era seduto sulla sedia con la sguardo fisso a terra, immerso nel silenzio della stanza. Silenziosa la donna vestita di rosso arrivò davanti a lui e gli porse la mano con il palmo rivolto verso l'alto. Lui la vide, sollevò lo sguardo e, incrociando gli occhi dell'amica le sorrise, un sorriso ricambiato e rassicurante. Le due mani si incontrarono e l'uomo si alzò in piedi seguendo la sua guida fino all'ingresso del labirinto poco distante.
Gran parte del pavimento della grande stanza era ricoperto dal disegno di un labirinto circolare: una era l'entrata e una sola era l'uscita: la medesima.
Elios si liberò delle caligae e della tunica, rimanendo con la tunica corta, per essere più comodo come gli aveva spiegato poco prima Cassandra. 
"Se vuoi affrontare il labirinto devi essere libero di muoverti comodamente e non devi sottovalutarlo. Il labirinto non è ciò che sembra. Dovresti saperlo."
Elios fissò il vuoto davanti a sè, guardò il labirinto disegnato sul pavimento, fece due passi e poi si preparò a svoltare a sinistra. Prima di svoltare guardò l'amica e le sorrise ma il volto della donna adesso appariva grave illuminato solo dalla candela che teneva in mano. La stanza era fiocamente illuminata da lampade lontane appese alle pareti, il percorso era perfettamente visibile ma il piede dell'esploratore esitava, come se non fosse sicuro di dove poggiare i piedi.
Il percorso curvava lento e inesorabile per poi svoltare e tornare indietro, il vento prese a soffiare e i piedi, già malfermi, non trovavano l'appoggio giusto. Cercando di mantenere l'equilibrio l'esploratore fece appello a tutte le proprie conoscenze ma non riusciva a mantenere l'equilibrio: la paura si stava impadronendo del suo animo. L'insicurezza che nei secoli aveva tenuto a freno stava uscendo prepotente impedendogli di camminare come avrebbe saputo fare in un'altro momento, in un'altro luogo ma non nel labirinto dove il vento forte e gelido soffiava nella sua anima più che sul corpo. Il pavimento era divenuto una lastra di ghiaccio e l'unico rumore che lo teneva concentrato era il tintinnio dei sonagli sulla veste della sacerdotessa rossa che danzava in silenzio intorno al labirinto facendo vorticare l'incensiere in una danza constante e ipnotica, forse sensuale, ma che Elios non riuscì a distinguere quando sollevò il capo per cercare l'amica. 
Era solo ... più si avvicinava al centro e più la paura e l'oppressione erano forti fino a quando giunse al centro.
Di fronte a lui vi era una statua, e ai suoi piedi il suo oggetto più prezioso, quello che gli ricordava chi era stato. 
Come è finito qui?
Elios si inginocchiò, con reverenza prese il suo oggetto e spontaneo gli salì alle labbra un ringraziamento e la pace colmò il suo animo. Dopo alcuni istanti si sollevò lentamente e girandosi si sentì più leggero. Il suono dei campanelli era più distinto, poi cessò completamente ma non ve ne era più bisogno, il suo animo sapeva ritrovare al strada e la ripercorse sicuro, muovendosi agile per quello stesso percorso fino ad uscire dal labirinto.
Ancora provato e con le membra tremanti fissò negli occhi la sua guida mentre lei lo segnò con l'olio mormorando una preghiera agli dei. L'uomo andò lentamente a sedersi e Cassandra rifletté che il suo amico aveva affrontato quasi con leggerezza quella prova e ne era uscito sconvolto. Non le era stato dato modo di vedere cosa lo avesse destabilizzato. Sicuramente aveva affrontato le sue paure, come lei aveva dovuto fare in un altro tempo, per un tratto del labirinto loro avevano avuto la meglio ma lo sguardo dell'amico le diceva che alla fine le aveva lasciate lì dentro e forse avrebbe trovato la serenità finalmente.


Avrebbero affrontato una nuova vita, un'altra oltre alle mille già vissute.

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