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EVENTO: Il mio ragguardevole venerdì sera

Alla fine è successo, la pazzia l'ho fatta. Niente a che vedere con le avventure del trio Quaddu, Bertoz & Mei, ma la mia dose di ragguardevole follia l'ho fatta.
Con i tacchi. Ma vedremo più avanti, neh.

Venerdì 25 novembre, in pieno sciopero degli autobus, devo uscire prima dal lavoro per andare alla riunione dei genitori dell'asilo, dove si discuterà dell'organizzazione del mercatino di Natale i cui ricavati verranno usati per acquistare materiale didattico integrativo al poco che passa il provveditorato.

MA.

Venerdì sera alle ore 18:00 c'era anche la presentazione di Alberto Angela a San Donà di Piave (VE), praticamente a un tiro di schioppo da casa. Questo era per me un grosso, grossissimo ROSIK. Fino a prova contraria, non è nelle mie possibilità sdoppiarmi, mio marito ha un impegno di lavoro con un ingegnere ed Elios è così full da non rispondere nemmeno a un misero messaggio su WhatsApp.

Ore 16:00 uscita anticipata quindi, ore 16:12 prendo il bus in direzione di Mestre e casa di papà, perché - si sa - la sfiga non solo non è cieca ma, oltre a vederci benissimo, si diverte a posizionare rilevatori GPS per attaccartisi addosso. Sì, la mia macchina ha deciso di non andare più in moto da circa una settimana, eh. Mica da ieri.
Messaggio alla rappresentante di classe: "Arrivo tardi, causa sciopero. Però arrivo, eh."
Risposta: "Causa maestra Giusy malata, si rimanda a data da destinarsi."

Arrivo dal babbo. E comincio a formulare un'idea balzana.
Controllo in borsa. C'è.

Prendo l'auto, bacio a papi, sms al marito e via, direzione San Donà. La follia è cominciata. E mi fermo praticamente subito, in coda in tangenziale. Eh, Sfiga, Sfiga, ormai siamo intime amiche, vero?
Tuttavia non demordo e con calma e pazienza arrivo a destinazione. Poi Sfiga si distrae un attimo e trovo parcheggio subito; due minuti a piedi di buon passo e sono alla libreria. Che presenta una coda infinita davanti alla porta.
Ore: 18:12.
Sono in ritardo. Ho perso la presentazione del primo capitolo, poi comunque riesco a intrufolarmi e per l'ora e mezza successiva ascolto incantata la SUA voce spiegare il genio di Leonardo, la sua tecnica pittorica d'avanguardia, miti e misteri di chi "cerca, trova", la sua storia bellissima di figlio illegittimo che si ricongiunge con la madre in tarda età, gli aneddoti sulla mitica Gioconda.

E poi comincia la lunga attesa per l'autografo.
Con questi.

Per un po' inganno l'attesa sfogliando facebook e tutte le cose che uscivano sul gruppo di Astro Edizioni, cercando di non pensare che dopo due ore cominciavo a sentire i piedi "infastiditi".

A un certo punto ho finito di leggere tutti gli aggiornamenti e i piedi cominciano a essere molto infastiditi.
Urge distrazione, quindi via, un S. M. v. F. (Specula Messaggio via Falco) al buon Elios, che vista l'ora dovrebbe ormai sedersi al desinare, la cui risposta è un rumore di sedia caduta e un riecheggiante BASTARDAAAA che da quel di Venezia copre tranquillamente i quaranta chilometri e più che ci separano. La sua risposta è: "Sì, ovvio che lo voglio il SUO libro autografato!"
Non che pensassi diversamente, ma avevo voglia di metterlo sulle spine un po', quindi a seguire gli mando un secondo S. M. v. F. dicendogli cosa ho in borsa.
Il BASTARDAAAA echeggia molto più forte, stavolta. Ghigno, potrei fare diversamente?
Si vede una luce in fondo al tunnel
L'attesa perdura e per non pensare ai miei piedi, che dopo un'altra ora e mezza di attesa praticamente ferma cominciano a lanciarmi strali di dolore e sofferenza mentre congiurano contro di me assieme alle gambe, attacco a chiacchierare (secondo voi davvero non trovavo da chiacchierare in mezzo a tutta quella gente?) con un giovincello ventenne con il quale ci siamo confrontati sui libri di Alberto Angela, sulle trasmissioni, sulle conferenze del padre Piero, sui videogiochi e, dulcis in fundo, su informatica (che io mastico da quando è nato e che lui ha appena iniziato a studiare) e sulla letteratura fantasy e fantastica, ma anche di tutti i generi quale vena ispiratrice per quello che vuol fare: il game designer. Come non indicare sullo scaffale l'intramontabile Dick con il suo La svastica sul sole e poi - quando ti casca l'occhio - sul Mondo in fiamme del tuo amico (per ora solo virtuale, ma confido di rifarmi quanto prima) Edoardo Stopacciaro?

Manca poco, manca poco! Ancora solo dieci persone!
E giù, un'altra ora e mezza in chiacchiere, con brevi pause al bar e gli altri in coda a tenerti il posto e guai a chi - venuto dopo, molto dopo !- osava anche solo guardarti storto, fino a che cominci a vedere il fondo della fila. Ormai anche la schiena ha stretto alleanza con gambe e piedi dichiarandomi guerra e sferrando dolorosi attacchi, ma niente, nulla mi farà desistere, non quando ormai sono così vicina. Ancora poco e toccherà a me. E solo in questo momento, apro la borsa e sfilo il prezioso contenuto.

Finalmente! Finalmente! Tocca a me, il momento tanto agognato, telefono già pronto in modalità foto figherrime al massimo delle possibilità del cellulare, libri aperti sulla pagina del titolo per l'autografo e sotto a tutto, ben nascosto, quel piccolo mattoncino di carta e inchiostro di cui sia io che Elios andiamo tanto orgogliosi, forse in maniera stupida, ma che è risultato di anni di lavoro, di studio, di emozioni altalenanti, delusioni e - infine - ricompensa, riconoscimento.

Esatto. OSO così tanto.
Occhio lungo e mano lesta, come zittirmi in un secondo
Il problema è che il buon Alberto ha l'occhio lungo e mentre io gli porgo i libri da autografare, lui punta il terzo incomodo, ed esordisce con: «Buonasera, grazie di essere venuta. Cos'abbiamo qui?»

Mette da parte i suoi libri e mi sfila di mano, quasi, il mio e con un sorriso decide: «Cominciamo con questo, direi!»



Ecco un modo sicuro per lasciare la rossa, cioè me medesima, letteralmente senza parole. Cose da non credere, lo so. Ve lo confesso: lui può!

ME IN BRODO DI GIUGGIOLE

E poi credo di aver passato i successivi cinque minuti più belli della mia vita. So che Alberto Angela è una persona di una cortesia e squisitezza che non ci si aspetta, ho avuto modo di incontrarlo già un'altra volta due anni fa, ma questa volta stringeva tra le mani il nostro libro e mi ha fatto domando specifiche sul periodo storico, sull'ucronia, sugli elementi fantastici che vi avevamo innestato e stupendosi quando alla sua domanda precisa ho risposto: «No, nessun elemento fantasy di stile tolkeniano, facciamo riferimento alle creature fantastiche della mitologia del bacino del Mediterraneo, con qualche incursione nella mitologia norrena, visto che l'impero di Roma si estendeva dall'Egitto alla Germania».

Studio attento della copertina da parte del grande Alberto
Dopo un aperto complimento sulla copertina che ha definito "molto bella" (con buona pace della extrasistole cardiaca che starà facendo Fabio Pordifia in questo momento se legge questo resoconto), se ne esce con un "bravissimi, complimenti" e la domanda che non ti aspetti: «Ma me l'hai fatta la dedica, vero?»

E insomma, per finire, eccomi lì a scrivere la dedica al grande Alberto, a colui che è stato causa e ispirazione - per buona sostanza - di tutto questo, dal blog ai racconti, alle avventure in stile più romano che si può (ma senza annoiare i giocatori che ne sanno una cippa), al nostro libro che, ora lui ha tra le sue cose. Forse lo terrà come zeppa per il tavolo, ma vabbé, consentitemi per oggi di sognare ancora un po'. In fin dei conti, è anche grazie a questi piccoli sogni che si realizzano se, alla fine, scrivo e scriviamo.

Dopo le dediche sui suoi libri, infine, un'ultima stretta di mano, un sorriso radioso in camera che il fotografo della libreria si era anche un po' scazzato e ci ha ripreso bellamente con un sonoro CHEESEEEE e via, gongolante verso casa.
Sotto la pioggia battente e senza ombrello, Sfiga mi aspettava al varco. Ma chi se ne frega, io i piedi da venerdì non li sento più. Dopo cinque ore in coda, dopo l'emozione a mille, son tre giorni che non toccano terra. E, beh, immagino che capirete e, prima o poi, vorrete zavorrarmi. 

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