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OPINIONI: esordienti, maleducazione e supponenza

E' da un po' di tempo che ho una voglia matta di togliermi un sassolino dalla scarpa, uno di quelli che più cammini più ti tormenta.
Mi assumo la piena responsabilità, come autore e co-fondatore di questo blog, di quanto esprimerò di seguito, ma mi sento in dovere di farlo e il titolo del post direi che già da sé parla abbastanza chiaro.

La sottoscritta collabora a tempo perso anche con altri portali che trattano di letteratura, fantasy, romance, paranormal e urban, narrativa d'azione, avventura... un po' di tutto. E se vi chiedete se ho anche una vita privata vi dico: Sì. A voi scervellarvi per capire come faccio, questo post parla d'altro.
Collaborando con questi portali e forum, mi trovo spesso in una situazione da un lato esilarante, dall'altro sconvolgentemente triste: questi siti, a differenza di questo blog, ricevono molto spesso richieste di recensioni di esordienti o di comunque autori sconosciuti e generalmente sono proprio gli autori a mettersi in ballo.

Ma poi... non vogliono ballare.

Ora, se è vero che uno è bravo a scrivere, è bravo e c'è poco da fare, certo quando si parla di recensioni si deve sempre valutare quanto scritto dal recensore anche per comprendere i suoi gusti che, impossibile non accada, influenzano la sua opinione sul libro letto.
Però, a chi fermamente crede che non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, io rispondo che non è vero e che ciò che piace, piace proprio in quanto bello. La bellezza è conformata a degli standard naturali e istintivi che la mente umana riconosce come "bello", ossia il rispetto delle proporzioni, la simmetria, l'armonia. Questo intendendo il bello nell'arte classica, in letteratura ci sono altri "paletti", chiamiamoli così, che delineano in generale un libro bello.
Quando si scrive bisogna farlo sì con amore, ma anche con tanta tanta testa.

Innanzitutto la trama: può essere scontata, vista e rivista, ma deve esserci. Non solo nelle idee dell'autore, ma anche su carta poi. Successivamente, la sospensione dell'incredulità: se troppo spesso nel corso della lettura siamo avanti con il pensiero di più di un passo rispetto allo svolgersi dei fatti, ben presto la lettura annoia. In terzo luogo metterei la caratterizzazione dei personaggi: evitare di fotocopiare sempre lo stesso personaggio cambiandogli i connotati, il lettore non è (in genere) uno stupido e capisce quando un personaggio è ben caratterizzato e quando meno: dialoghi troppo simili o addirittura uguali sono un pessimo modo di costruire una storia; ogni personaggio ha un suo modo di esprimersi tipico, come ha un suo modo di comportarsi, peculiarità queste di ogni persona che incontriamo. Infine la lingua e la forma: evitiamo di massacrare l'italiano più di quanto già non facciamo ogni giorno parlandolo. Certo, è una lingua viva e in costante evoluzioni, ma ci sono delle regole base di grammatica e di stile, costruire periodi sintatticamente sbagliati, sbagliare la grafica dei simboli ortografici (tipo uso di virgolette doppie per i dialoghi invece dei sergenti) nonché una forma dei periodi in cui l'uso dei verbi viene confuso rende il libro illeggibile.
Non pretendo di avere la verità in tasca, sia chiaro, ma questi sono tutti errori che la sottoscritta ha fatto. Come rimediare? Accettando le critiche, dando il manoscritto in mano a terzi che lo revisionino, farlo leggere a chi è appassionato e che può trovare nello svolgimento del testo anche punti poco chiari. Insomma, portare un libro alla pubblicazione non è una cosa così facile e automatica, eppure internet, eStore e librerie classiche pullulano di nuove uscite di autori (per lo più stranieri in verità) anche italiani mai sentiti, nè conosciuti. E se è vero che talvolta si scovano delle rare perle, è altrettanto vero che la maggior parte di tutte queste opere sono da mediocri a schifose.

Da tutto questo nasce quindi il quibus: come fare la recensione? Inutile dire che amici e parenti dell'autore non perderanno l'occasione di osannare l'opera come sublime climax letterario di genere, quello che mi stupisce è che sempre meno emergono le voci discordanti, che dicano le cose come stanno e cioè se un libro fa schifo, è fatto male come idea e scritto peggio. Questo per estremizzare la cosa, perché poi si sa, viviamo in un mondo che non è in bianco e nero, ma fatto di migliaia di sfumature di grigio. Allora, dai vari siti web di letteratura con cui collaboro, emergono cose strane.
Insomma, mentre la facciata è sempre splendida, dietro le quinte le acque sono agitate e c'è chi non ci sta più a questo gioco delle parti, gioco in cui io non entro mai preferendo recensire libri che scelgo io di leggere. E' fin troppo vero che nella maggioranza dei casi si opta per fare recensioni all'acqua di rosa se il libro è mediocre, lo si osanna se è passabile o, addirittura!, bello e se invece proprio non si può leggere... si evita di postare la recensione. Perchè? Per non ferire i sentimenti candidi dell'autore? O per evitare forse ritorsioni?
In alcuni casi oltre alle recensioni vengono fatte anche delle interviste, io stessa ho vissuto sulla pelle questa realtà, quindi so bene di cosa sto parlando (v. il libro di Domine et Serva) e tutto questo a che scopo se il libro non merita in verità tanto spazio?

Ci ho riflettuto a lungo. 
Penso che sia una forma servilistica di tipo clientelare: io parlo bene di te e tu, in compenso, mi sei debitore e quindi mio cliente (come nell'antica Roma), di contro non potrai parlare male di me e indirizzerai gli altri tuoi amici (di FB) scrittori verso di me, se non direttamente in via indiretta con i vari link e rimandi al tuo articolo.
Poi ci sono i casi di ritorsione: chi dice le cose come le pensa davvero si trova il sito cancellato dalle indicizzazioni di google e degli altri motori di ricerca grazie a una segnalazione, si trova bannato da FB e altri social network per linguaggio offensivo.
Quindi, per ora, non conviene a nessuno dire le cose come stanno. E perché tutto questo? Per maleducazione e supponenza, ahimè. Dico questo perché è recentissima una situazione del genere in uno dei portali web con cui collaboro: dopo la sofferta lettura di un libro altamente scarso e con azioni letteralmente inspiegabili dei vari personaggi, al limite del ridicolo stando a quanto diceva il recensore in via privata, sono seguite una serie di domande pertinenti al libro e a chi lo ha scritto. Le risposte, riportate, mi hanno lasciato quanto mai scossa. Rispondere a una domanda con un "ma dove vivi?" o con "scendi dal tuo piedistallo", la classificherei come maleducazione. Molto grande.

Signori miei, io sono trent'anni che studio l'italiano (ne ho 36), leggo, mi documento e imparo ogni giorno a scrivere meglio di ieri, se tu esordiente perfettamente sconosciuto chiedi il mio parere e circostanziando il discorso ti cito passaggi assurdi del tuo libro, non ti puoi offendere. Puoi offenderti se dico che sei uno stupido, non se dico che la trama è assurda o quel passaggio ridicolo. Perchè lo sono e non ci si può far niente.
Se poi sei tu, esordiente, a chiedere la recensione, non puoi replicare in modo supponente e maleducato, passando da un carinissimo (roba da sentire i cuoricini che spuntano e svolazzano nella stanza) "ho scritto un libro, niente di che, un libriccino, vi andrebbe di leggerlo e di dirmi il vostro parere con una recensione?" a un "vaffanculo, non capisci un cazzo, io ho scritto un nobel per la letteratura, come ti permetti di criticare me e la mia opera?!"
Cioè, rendiamoci conto che questo passaggio è automatico in caso di critica negativa, nessuno dice "oh... grazie lo stesso, adesso vedrò di migliorare" o comunque tenta di approfondire la questione. Assolutamente. Loro sono dei geni della letteratura, che in altre interviste magari dicono candidamente che "leggere è da sfigati" o che non hanno mai letto nulla del genere dove vanno a scrivere.
Stessa cosa dicasi per tutti coloro che pubblicano e i cui libri arrivano nelle mani di recensori, non pagati da nessuno, che ne parlano con sincerità o comunque con un senso critico maggiore di altri. Perchè, se io spendo per niente dai 15 ai 25€ per un libro che non vale nemmeno la carta su cui è stampato, devo dire che è bello e "fregare" così anche altri lettori che magari si fidano della mia opinione? Non trovo la cosa giusta, tutto qui. E' vero, così l'autore si brucia altre possibilità, ma è anche vero che se il lavoro è fatto male, non è che osanniamo un architetto perchè ci ha installato la lavatrice sul soffitto, anzi gli diamo del pirla e pretendiamo che sistemi le cose a spese sue. Non vedo, quindi, dove sta la differenza: nel momento in cui un autore viene pubblicato, la sua opera è pubblica e pubblica è anche la critica, buona o cattiva che sia.

Di certo, quello che alle volte mi fa tirare un sospiro di sollievo sapendo di non essere subissati come Demiurghi dalle richieste di recensione, è che penso che se qualcuno ti dice con sincerità cosa pensa del tuo libro, anche se fa male (ed è assolutamente innegabile che fa male), bisogna saperlo accettare a testa bassa e chiedere - perchè un semplice fa schifo non basta, qualunque tipo di critica deve essere argomentata - quali sono gli errori o i punti deboli da migliorare, con umiltà e volontà di migliorare.
Ne ho ingoiati di rospi, io, ogni volta che ho dato in mano un mio manoscritto a qualcuno e questo non è piaciuto... molti. Ma mai mi sono sognata di mandare qualcuno a quel paese per una critica. A meno che non fosse fatta in tono assolutamente cattivo e offensivo, ma questo è un altro paio di maniche.

4 commenti:

  1. Come una ciliegina sulla torta cade a fagiolo l'articolo sullo scrittore che si autorecensiva su amazon.
    L'articolo è uscito su corriere.it XD

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  2. Sasso grosso davvero... ma alla lunga ci si stanca.
    Non c'è molto da aggiungere a quanto hai detto.
    Il punto è che essere bravi o cattivi scrittori prescinde dall'educazione.
    Quella o ce l'hai, oppure no.
    Uno sfogo giusto questo. Non cambierà il mondo perché chi non è in grado di accettare una critica e ha comunque la pretesa di rendersi pubblico, non si metterà lo stesso in discussione.
    Sarebbe già un bel passo se i siti recensissero dicendo la verità pura e semplice, senza sensazionalismo né ricorrendo all'ironia gretta (prendere in giro un autore, per quanto scarso egli sia, porta il pubblico inevitabilmente dalla sua pare).
    Il titolo del tuo "sfogo" dice tutto.

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  3. Di questo tuo sfogo non mi piace solo che hai mezzo citato, senza rendertene conto, il successo schifoso del momento(quando dici "migliaia di sfumature di grigio" venuto in mente niente?). Per il resto io non conosco questo mondo clientelare nè voglio entrarci...l'autopubblicazione non mi piace per questo motivo. E poi uno scrittore in erba che non sa riconoscere i limiti della propria opera ma che si sente già arrivato non ha il senso della realtà, nè credo crescerà mai! Fossi in te mi sarei già stancata da un bel pezzo di recensire. Tu spendi del tempo della tua vita in cui potresti fare di meglio per poi essere pure trattata male???

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    1. Sinceramente no, è una frase che uso comunemente per indicare che, appunto, il mondo non è solo bianco o solo nero.
      Io non sono contraria all'autopubblicazione, sono contraria all'auto-osannazione e al sistema malato di belle recensioni per forza di cose. Non dico che l'autopubblicato fa schifo a prescindere, solo che se mi ritrovo una schifezza tra le mani e le recensioni o i voti sono solo positivi, veramente mi viene da pensare che o la gente non sa più leggere o lo fa solo per clientelismo. Preferisco della sana sincerità e se questa si diffondesse più del solito modo di fare "italian style" penso che non sarebbe più tanto facile prendere delle cantonate colossali con i self-publisher.

      Comunque, penso che spendere del tempo per leggere robaccia e recensirla poi sia una sorta di spirale discendente. Alcuni la chiamano dipendenza da "fanta-trash" :D

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