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Biblioteca: L’aquila e la spada

Ambientazione
Ambientato durante il tardo impero, durante la reggenza degli imperatori Graziano e Valente. Il racconto si dalla Dacia fino alla Britannia passando per la Spagna.

Trama
Il Generale Magno Massimo è realmente esistito, così come la maggior parte dei contemporanei che leggeremo fargli da contorno nella trama: dagli Imperatori Giulio Valente e Flavio Graziano al Generale Teodosio il Giovane (futuro Imperatore), dal Vescovo di Mediolanum Ambrogio (futuro Santo e Patrono) all’Arcidruido Taliesin, e così via. Lo seguiremo, quindi, muoversi in un contesto del tutto congruo al proprio tempo (la fine del IV Secolo d.C.) e nel rispetto di quanto gli storici ci riportano di lui, nonché della situazione politica, militare e dinastica negli Imperi Romani d’Occidente e d’Oriente di allora.
Ma, Magno Massimo - uno degli ‘usurpatori’ più temuti della storia del tardo Impero (e per questo, non sfuggito ad una spietata Damnatio Memoriae) - fu prima di tutto l’ultimo Governatore delle Britannie. Egli governò quelle terre non solo difendendole dalle razzie crudeli dei Pitti e dei Sassoni con la forza militare, come si limitarono a fare i suoi predecessori, ma anche conoscendone e condividendone i riti e le tradizioni, i miti e gli incanti.
E se la storiografia romana ufficiale dell’epoca s’affrettò a cancellare ogni traccia di colui che era diventato il più fiero avversario dell’Imperatore Teodosio I (detto poi il Grande), al contrario la tradizione orale dei Celti di Britannia lo elesse al ruolo di indimenticato protagonista di più di una leggenda. Di lui, di Macsen Wledig, accompagnati dal suono cristallino delle arpe, i bardi avrebbero nostalgicamente cantato nei secoli a venire.


Copertina e Rilegatura   
La copertina raffigura i due soggetti del titolo: l’aquila e la spada

Stile di scrittura ed emozioni
Il romanzo nella prima parte è puramente storico, scritto molto bene e scorrevole. L’autore riesce a tenere viva l’attenzione e i dettagli storici senza cadere nella pesantezza che può cogliere chi scrive questo tipo di romanzi. Da quando il generale sbarca in Britannia la storia si mescola con la leggenda in un miscuglio perfetto. Si possono rivedere grandi personaggi del passato e divinità mai dimenticate. Il romanzo si conclude, ovviamente, come la storia ci ha tramandato ma anche in questo caso è un finale piacevole seppur amaro, forse perché la figura di Magno Massimo che ci descrive l’autore è quella dell’uomo giusto e ovviamente dispiace quando costui prende delle scelte che sappiamo esser sbagliate ma la maestria dello scrittore sta nel giustificare coerentemente tali scelte con dei fatti che segnano la vita del personaggio.

Unico errore, secondo me è il passo seguente:

Livia, con un gesto, lo invitò a sedere, guardandolo negli occhi.
«Assolutamente no.» rispose, mentre, sempre fissandolo, scivolava fra e gambe di Magno Massimo, e abbassava la testa verso il suo inguine.


Unico errore in quanto una pratica simile era usata solo dalle lupe, le prostitute dell’epoca, invece una domina (signora) come era quella Livia non avrebbe mai fatto una cosa simile in quanto si sarebbe resa impura e la sua parola non avrebbe mai più avuto alcun valore. Inoltre se fosse stata scoperta sarebbe scoppiato uno scandalo pertanto non lo avrebbe mai fatto nei giardini di un palazzo durante una festa.

Una Frase che lo rappresenta
«Guai trattare un barbaro come fosse un barbaro!»

Riporto di seguito un brano molto bello
Pagina 17

Appena l’ultimo cavaliere sparì oltre gli alberi, Magno Massimo s’affrettò zoppicando  verso la capanna in fiamme e, come invasato, si diede a rimuovere i legni della finestra, incurante dell’immenso calore. D’improvviso, con uno schianto, le imposte si spalancarono per lasciarne uscire un avambraccio annerito e ustionato. Il Duca vi si avvinghiò disperatamente, cercando di trascinare fuori Valente attraverso la finestra, ma il fuoco, ruggendo, sembrava non voler cedere la preda. Ormai esausto, Magno Massimo diede un ultimo, violento strattone: la pelle del braccio di Valente cedette come una guaina, rimanendogli fra le mani, ed egli stramazzò all’indietro.

Inoltre un altro brano, divertentissimo e caratterizzato molto bene è la scena di goliardia militaresca alle terme a pagina 63 che non riporto poiché dovrei ricopiare una pagina intera.

Qui potrete vedere il video di presentazione e per approfondimenti questo è il sito del libro


Merita un cenno l’autore, persona della quale non parlo mai nelle recensione ma questo autore lo merita. Alvaro Gradella classe 1954 è un attore e un conduttore radiofonico che ha collaborato come attore a film con registi del calibro di Verdone o Steno, a serie televisive come Perlasca. Questa persona che poteva sicuramente pubblicare con un editore di grosso calibro ha invece pubblicato con una casa editrice locale la Roberto Mugliari Editore di Padova. Non so quali siano state le motivazioni dell’autore ma devo dire che mi dispiace che sia pubblicato da una piccola casa editrice (non voglio offendere gli editori, anzi ritengo che spesso i piccoli editori lavorino meglio di altri) in quanto un romanzo simile merita una maggior visibilità-


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