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Personaggi: Caius Cornelius Scipio

Autore: Alessandro Drighetto

Nome: Caius Cornelius Scipio
Provincia natale: Italiae, Roma Urbe
Età: 45
Sesso: M
Classe: Violens
Descrizione: media altezza, corporatura possente, numerose cicatrici su tutto il corpo, viso segnato da intemperie ed esperienza, occhi verde acqua, capelli e barba castani strati di grigio.
Carattere: scorbutico, pignolo, duro come ci si aspetta da un centurione istruttore. Unito ad una sana dose di arroganza aristocratica e rudezza da soldato, con una flemma da filosofo. Condito da senso del cameratismo, del rispetto e della lealtà. Il Romano doc.


Nacqui a Roma, nella gloriosa e nobile famiglia dei Cornelii, nel ramo degli Scipiones. Mio padre, Titus Cornelius Scipio Eversor, fu benedetto dalla nascita di cinque figlie avute dalla moglie, prima che essa morisse dando alla luce mia sorella Gaia. Egli ebbe un rapporto con la sua schiava germanica, Frea, ed io venni concepito. Crebbi confortato dai ogni comodità e lusso possibile da una famiglia patrizia, studiando i testi classici e latini, ed allietato dai racconti del popolo di mia madre. Ma ho sempre dato di matto per menare le mani! A dieci anni sparii di casa un giorno e venni ritrovato in una vicina scuola di gladiatori a scorrazzare tra i combattenti in allenamento e a strepitare incoraggiamenti e insulti. Non dimenticherò mai le legnate di quella volta! Prima di ricevere la toga virilis, mio padre mi parlò della mia nobile origine, delle responsabilità civili che il mio nome comportava, dell’importanza del farsi una carriera. Il succo era che voleva inviarmi nelle legioni come ufficiale in rodaggio. Uno di quei rotti in culo che non si sporcano nemmeno le mani e si pisciano addosso appena sentono l’odore del sangue. Preso da un momento di rabbia, fuggii una notte e mi arruolai come semplice legionario, dal nome Caio Nemo. A mio padre sarebbe venuta la scabbia al solo pensiero!
Giusto per farmi godere le meraviglie della vita militare venni dislocato in un fottutissimo buco merdoso in un luogo indefinito sul confine del Reno. Il più delle volte c’è vento. Quando non c’è vento, piove. Quando non piove, nevica. Fa così freddo che un camerata ha perso tutte le dita dei piedi per il congelamento. I lupi di notte ti tolgono il sonno. Senza poi aggiungere qualche pazzo germanico che ogni tanto si fionda contro il nostro accampamento ululando come una belva.

Dèi, questo posto mi piace da matti!

Dopo cinque anni di servizio divenni centurione. Probabilmente l’aver salvato il culo del tribuno da un germano schiumante e fuori di testa è servito a qualcosa. Qualcuno poi sparse la voce che io ero mezzo germanico. In un primo momento la cosa non piacque più di tanto, e le risse che ne uscirono furono epiche. Poi però cominciarono ad affluire nella mia centuria un numero senza fine di germani che volevano diventare legionari. Mi diedero il vitis, il bastone di vite da centurione, e scoprii una nuova gioia: raddrizzare la schiena alle reclute rammollite. I miei legionari, romani o germanici che fossero, impararono ad aver paura di quel bastone! Diedi un’infinità di sventole a destra e manca per la frontiera del Reno e del Danubio, spaccai non so nemmeno quanti crani, e mi divertii come un pupo. I miei soldati mi adoravano! Addirittura i miei sottoposti germanici mi fecero dono di un’ascia bipenne di loro fattura, e per non sentirsi da meno i loro commilitoni mi donarono un nuovo vitis, fatto in legno di quercia. Oh Dèi, quanto ho goduto!

Durante una battaglia particolarmente cruenta, un cavaliere ausiliario, un tale di nome Etrurio Venetio, ignorando qualsiasi ordine, raccolse il vessillo della sua unità, e caricò i barbari schiantandosi dritto sulla loro ala. Un sacco di soldati imitarono il suo gesto e, nonostante le perdite, grazie a quel gesto vincemmo la battaglia. Per l’insubordinazione ricevette dieci vergate che ebbi il piacere di sferrare, poi per i suoi meriti venne promosso decurione. Allora venne da me e si prese la rivincita! Dannato sbarbatello, quante botte quella volta! Finimmo entrambi nell’ospedale da campo. Poco dopo essere diventato centurione prima lancia, rivelai ai superiori la mia origine e ricevetti una missiva da mio padre nel giro di poco tempo, dove diceva di perdonare la mia “disobbedienza” e di volermi riaccogliere in famiglia come legittimo erede: i miei anni di servizio finirono e tornai a Roma.


Frasi celebri:
- "Il mio antenato Scipione l’Africano era un gran figo! Ed io sono identico a lui!"
- "Per Giove, Marte, Minerva e Wotan!"

Mio padre fu molto contento dei miei successi e dei miei bottini. Andare in giro per il foro tronfio dei miei successi mi galvanizzava! Tutti ormai mi riconoscevano come Caius Cornelius Scipio Renano (a causa di una certa scommessa fatta da sbronzo dovetti attraversare a nuoto il Reno), e facevano a gara per i miei favori! Entrai in politica, quando ormai avevo quasi trent’anni. A quei tempi vidi ai giochi gladiatorii un’Achillia, una gladiatrice di origine greca, e ne seguii la carriera finché non decisi di acquistarla dalla sua scuola. Mi è costata un patrimonio! E cosa ho fatto? L’ho liberata e l’ho sposata! Quella donna mi ha fatto perdere la testa! Selene Cornelia Ellenica, mia moglie. Una tosta. Capelli neri come la notte e occhi da leonessa. Uno splendore. Alta, potente, forte e sicura. Imbattibile con lancia e spada, dolce come il miele soprattutto con mio figlio. Sembra la figlia del suo venerato Eracle, specie se la provoco un pochino…

La politica sembrava divertente, tutto questo via vai di cose da fare e di cui occuparsi. Il cursus honorum era davvero interessante ed ero preparato grazie ai vecchi studi. Poi la mia imponente figura era sufficiente a farsi rispettare da tutti. Nacque il mio primo figlio, Marco Cornelio Callido, che ora vive a Roma ed è impegnato seriamente a studiare per la costruzione di nuove terme. Bravo ragazzo!
Mentre ero impegnato in una campagna politica a favore della creazione di nuove insulae, alcuni avversari si fecero più sfrontati e cominciarono ad osteggiarmi energicamente. Uno in particolare, il senatore Mario Lucrezio Calpurnio, mi diede del figlio di baldracca, del sudicio barbaro, e del finocchio che se la fa con i gladiatori. Dannato stronzo! Poi cosa successe? Il mio vecchio liberto Erodoto Filemone, uno scaltro stronzetto che sa tutto di tutti (dev’essere quella filosofia dell’anima…), mi riportò notizie di un complotto ai danni di molte persone in vista nell’Urbs, tra cui il Prefetto… e mio padre! I congiurati erano di varia estrazione, e mi misi all’opera l’aiuto di Erodoto e quello di Custennin, un celta ex gladiatore al mio servizio. Poi venni a sapere che uno dei congiurati era proprio Mario Lucrezio con la sua cricca di leccaculo. Rapidamente cominciarono a comparire corpi in giro per la città: Lucrezio venne rinvenuto in un vicolo sperso, con la testa spaccata in due da un colpo di scure. Uno venne ritrovato nel Tevere, un altro con una mela in bocca e una nel culo ad arrostire su un braciere, un altro ancora lo ritrovarono un po’ sparso per Roma…

Con questo però la mia stracazzo di carriera politica era compromessa, come anche la mia incolumità e dei miei cari, quindi con la mia dolce mogliettina ed i miei figli ci siamo ritirati nella villa di campagna. Lì la mia famiglia possedeva un sacco di terreno, con viti e ulivi, e svariati schiavi addetti al lavoro nei campi. Una pacchia! Di giorno badavo alla gestione dei terreni, a seguire i lavori e a farne io stesso, e a mantenermi in esercizio con le armi insieme alla mia adorata Selene, e di notte…beh sono cazzi miei!

Un giorno, mentre beatamente leggevo sotto il pergolato di casa sulla morte di Cicerone, mi arrivano alcuni cavalieri. Un sospetto mi è balenato in testa ma, a differenza di Cicerone, la mia ascia era a portata di mano. Prima di fare una cazzo di carneficina, i soldati si sono presentati e mi hanno consegnato una missiva. Ero convocato con urgenza dal Prefetto. Di corsa mi recai al Senato, e mi ritrovo una miriade di volti che mi fissano: senatori, politici, pretoriani. Sono nella merda…poi una voce mi chiamò e parlò degli omicidi accaduti e per pochi non mi venne un colpo. A parlare era l’Imperatore Diocleziano in persona! CAZZO! Disse di elogiare il mio operato che aveva salvato la città da pericolosi rivoltosi che si facevano chiamare Riformisti, e senza il mio intervento i loro atti sarebbero passati inosservati fino a che non fosse stato troppo tardi. “Sì, mio Imperatore, sono conscio del pericolo che avremmo tutti corso, quindi ho agito di conseguenza!” dissi Un urrà per il cazzuto centurione!...ma chi cazzo sono questi Riformisti?!? L’Imperatore volle premiarmi, dandomi la possibilità di unirmi ad un’unità speciale dell’esercito, la Specula, grazie ai miei meriti recenti e alla mia vasta esperienza militari. Dovevo dare un’occhiata agli sbarbatelli. Porca vacca! Che figata! Fu così che, dopo una noche de fuego, salutai Selene e partii chiuso nella mia adorata armatura da centurione, armato fino ai denti e, chissà, speranzoso di rompere la schiena a qualche frocetto di recluta a suon di legnate!

Frasi celebri:
- "Ma scherziamo? Alla mia età sotto le armi? Ti rompo il culo con un piede se ti azzardi a dire che sono vecchio!"
- "Legionari… Tsk! Sono circondati da frocetti incapaci…"



Entrai nella Specula. Un allenamento duro come pochi nella mia vita, niente riposo né pietà. Cazzo come mi piace! Gli Dei devono amarmi, siano essi dell’Olimpo o di Asaheim!
Con quei dannati traditori dei Riformisti me la vidi brutta. Mi ero fiondato con la furia di Scipione l’Africano sui legionari traditori. Mi piange il cuore il pensiero di aver ucciso altri legionari, ma voltare le spalle a Roma è voltare le spalle al mondo che ti ha dato la vita e ti ha cresciuto, con i suoi valori e la sua cultura. Poi mentre riducevo ad una pioggerellina rossa il legato traditore per innumerevoli botte e ferite caddi come morto. Mi svegliai alquanto confuso…ho visto il nocchiero Caronte che doveva condurmi ai Campi Elisi…e delle guerriere a cavallo che dicevano di volermi accompagnare in un posto (credo dicessero Walhall-qualcosa)…è scoppiato un tafferuglio (un conflitto di giurisdizione?), finchè uno spirito mi riportò alla luce e alla vita: era uguale a me, ma aveva qualcosa di incredibilmente maestoso e solenne. Credo fosse il mio antenato, l’Africano in persona. Ora sono pronto ad affrontare la morte, non ho motivo di temerla: so di essere atteso.

Frasi celebri:
- "Sono la paura incarnata! Prima senti un vago freddo dietro, poi ti accorgi di esserti cagato addosso appena mi vedi ."
- "Citerò i grandi classici del passato: Heaven can Wait!"


Come doctor nella Specula ero il migliore. Anni di esperienza alle spalle e metodi sempre più modestamente affinati mi hanno permesso di tirare su certi elementi niente male tra i novellini. Ho raggiunti nuovi picchi di cattiveria, diventando un virtuoso del vitis! Tutto fino a quando non vedo alcune facce tra le reclute…no! Ancora lui no! Di tutti gli stracazzo di soldati del fottuto Impero Romano proprio lui?!? Ed eccolo lì, con il suo dannato sorrisetto stampato in muso: “salve nonnetto!” Heimrich Etrurio Venetio…detto Furens, il pazzo…davanti a me poi si è fatto buio. Senza capire guardo il cielo e vedo un’ombra che si staglia contro il sole. Giuro su tutti gli Dèi non ho mai visto un tizio così grande! T'Challa, dalla Numidia, mi pare si chiamasse…aggiungendo alcuni volti di sbarbatelli come ne ho visti a decine durante gli anni, questa era la marmaglia che dovevo scremare.

Frasi celebri:
- "Riderai meglio quando ti si ghiacceranno le palle! Due ore di marcia in lorica. Fila via!"
- "Schifosi rotti in culo! Pensate di combattere i barbari con le carezze? Vi faccio venire lo scorbuto! Più in alto quegli scudi! Che cazzo stai facendo Lucio? Ecc…"


L’addestramento di base è molto simile a quello delle legioni, con una variante di fondo…IO!!! Sveglie all’ora terza della notte con marcia in armatura, esercizi delle palestre gladiatorie in pieno mezzogiorno (Selenuccia mia sei un genio), prove di coraggio e fermezza (fermi nel campo da tiro delle catapulte a ricevere i colpi, notti nei boschi da soli e disarmati), costruzione di fortificazioni, ecc. Con le punizioni poi era meglio ancora! Li ho fatti piangere, pisciare sotto, sanguinare e sudare. Chiedevano pietà, imploravano di finirla, crollavano a terra sfiniti. Un’idiota, credendosi più furbo di tutti, ha cercato di sputtanarmi alle alte sfere, tentando poi di fuggire via con il calare del buio.

Per la strada ha incontrato il mio bastone. Che poi il suo cranio si sia frantumato non è colpa mia! Non si sfugge a Caio Cornelio Scipione!

Ora bisogna dire che di tutte le reclute, proprio Heimrich e T'Challa erano i più caparbi. L’uno con la sua perenne strafottenza e baldanza, l’altro con una serenità impressionante, svolgevano gli incarichi più ingrati. Heim inseguiva qualsiasi cosa avesse due o più gambe e la riportava indietro (se però erano donne non tornava), l’altro se gli si ordinava di addestrarsi alla lotta sfoggiava un sorriso visibile al buio! Una volta li ho trovati addormentati durante il turno di sentinella: hanno vuotato a mani nude le latrine dell’intero corpo. Quando ho insegnato loro ad usare le catapulte, hanno scoperto un loro nuovo amore. Così mi piace, così si fa! La Specula può vantare degli ottimi elementi ora!

Frasi celebri:
- "Sono Caio Cornelio Scipione! Ero a pararvi il culo in Germania quando vuoi non eravate neanche uno scintillio di erotismo negli occhi di vostro padre!"
- "Sono pieno d’armi ed esperienza, ma una cosa di me fa paura più di tutte: la mia truce fantasia!"

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