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RACCONTO: Un incontro casuale 2

Ci mancava solo aver sbagliato strada!! Dovevo immaginarmelo che abitasse fuori città, se quell'imbecille del segretario di suo padre non mi avesse mandato da tutt'altra parte...
Raggiunto il cancello della Domus, Haim sospira e poi bussa alla massiccia porta di rovere, decorata da borchie di ferro e bronzo.
Uno schiavo apre uno spioncino, squadra l’uomo sulla strada e chiede il motivo del disturbo a simili ore. Haim chiede: «Cerco Selene Cornelia Ellenica. È in casa?».
Il servo lo guarda e poi risponde: «Ave, straniero. Prego, accomodati mentre vado a chiamare la mia padrona».
Entrato nell’atrio della casa, Haim osserva l'impluvium, riconoscendo con un sorriso i mosaici nuovi del cui costo Cornelio si era lamentato per una serata intera in missione dopo aver ricevuto una lettera da casa.
La padrona di casa non si fa attendere molto, e arriva con un'aria molto seccata.
Haim si trattiene dal lascarsi sfuggire un’esclamazione di stupore, poiché non aveva mai visto Selene Cornelia. Dopo il congedo di Caio Cornelio, nella XXX Ulpia Victrix era circolata la voce che il vecchi... il centurione, avviatosi in politica, si fosse sposato, e i legionari avevano  scommesso e fatto battute terribili sulla natura della moglie del loro feroce e crudele capo.
E chi se lo aspettava?!? Selene Cornelia è bellissima. Alta e slanciata, fianchi snelli e collo seducente, la donna ha gambe lunghe e ben tornite, seni alti e sodi e un viso altero e aristocratico, labbra piene e occhi penetranti, scuri come le querce di Dodona. Porta una veste leggera a metà polpaccio, i lunghi capelli neri come le acque dell’Acheronte acconciati in numerose trecce. Nessun gioiello, nessun orpello, tranne un unico ciondolo in pesante bronzo, opaco e velato dal tempo, recante un simbolo, la lettera greca lambda. Lacedemone. Sparta…
«Ave! Straniero, prima di parlare, sappi che in questa casa i messaggeri rispondono e pagano per le notizie che recano.» Premette Selene.
«Ave... sono Haimirch Etrurio Venetio Furens... il comandante della Coorte dove è stato riassegnato Caio Cornelio Scipione Renano. Vorrei appunto chiedere consiglio a proposito di vostro marito.»
La tensione dovuta dall'argomento e dalla formalità traspare dal giovane soldato. Accortasene, Selene cerca di cambiare la cosa dicendo: «Così tu sei il suo ufficiale? Sei un po' giovane, no? E per di più piuttosto scortese! Non ti sei ancora tolto il mantello e già fai richieste!»
«Chiedo scusa, domina... comunque sarei un decurione di cavalleria in realtà... e ho quasi trenta anni» si scusa il giovane levandosi il mantello color sabbia.
Il fisico del giovane è asciutto, messo in risalto dall'armatura di cuoio sagomata.
Le braccia lunghe e magre mostravano una muscolatura ben proporzionata e potente, come quella di un atleta. I tatuaggi blu spiccano nella penombra, tenebroso memento di terre buie e nebbiose, di sangue e morte.
Interessante! Mettiamo alla prova questo ragazzo... ora mi diverto. É il pensiero di Selene prima di chiedergli: «Puoi gentilmente aiutarmi? Mio marito non è in casa…» la provocazione evidente scuote le membra del giovane Heim, intrigato dalla prospettiva lasciata sottintesa. La patrizia chiama a gran voce uno schiavo, che le porta uno scudo tondo in bronzo recante segni di scontri e combattimenti e una lunga lancia. «Egli solamente mi asseconda e mi permette di godere di qualcosa di davvero intenso e degno. Sarai un passatempo interessante.» Ecco perché giravano voci strane sulla moglie di Cornelio. Questa è tale e quale a lui! Pensa con un brivido di allarme il giovane, ma placidamente e con un sorriso sereno le risponde, rendendo irreale la situazione: «Come la domina desidera. Fai  strada e dai la grazia di un duello amichevole.»

Nel cortile interno alla Domus, Selene si mette in posizione di guardia, scudo portato avanti e lancia pronta al duello.

«Armi vere, noto...fortuna che ho le mie», commenta Haim sfilandosi la sacca da dietro alla schiena ed estraendo da essa due spathe. Queste due armi appaiono magnifiche agli occhi di Selene.
Lame lunghe e affilate, ottime per sferrare fendenti e affondi, le guardie sono rotonde e metalliche, quindi rinforzate e fatte per concedere il bilanciamento di lame così insolitamente lunghe; impugnatura in cordino e pelliccia per mantenere una buona presa sull'arma e garantire un buon assorbimento degli urti e infine pomi sferici che impediscono di scivolare via dalla presa. Curiosamente Selene nota delle strane iscrizioni sulle lame, e le pelli usate per le impugnature. La lama di destra era foderata in pelle d’orso, l’altra di volpe.
Il metallo delle lame è ferro gallico, famoso per la sua elevata qualità, le lavorazioni e incisioni sui piatti delle lame simili a quelli sui monili britannici, i manici con pelliccia come si racconta dei germani, manico in cordino come fanno i greci, e intarsi sulle guardie e sui pomelli come usano i romani ma con disegni in stile etrusco.
Quelle armi sembrano rappresentare tutto l'Impero! Belle... ma non devo distrarmi! Le riflessioni di Selene si chiudono di netto mentre focalizza Haim come nemico e bersaglio.
La posizione di Haim balza subito all'occhio, le lame tenute parallele in verticale, uno stile di combattimento usato da alcuni gladiatori traci, un metodo molto efficace di contrattacco studiato per deviare e colpire l'aggressore.
L'inizio del combattimento mostra subito le abilità di entrambi nello schivare e nell'attaccare. Ogni punto morto lasciato scoperto è usato dall'avversario per cercare di colpire.


Serena stava leggendo un volume nello studio del padre quando vede arrivare Clodio, un servo vecchiotto ma ancora energico, dirigersi nella scuderia con un cavallo mai visto prima.
«Clodio! Ma è nuovo questo cavallo? O abbiamo ospiti?» chiede la giovane avvicinandosi alla bestia e notando gli equipaggiamenti militari agganciati alla sella, tra i quali un grosso scudo esagonale allungato, un arco e tre giavellotti.
«No, padroncina, è arrivato un ospite per la padrona. Credo sia un soldato vedendo quello che c'è sulla sella» risponde Clodio.
«Portami da lui», ordina Serena con aria gentile, «devo aiutare mia madre con i suoi doveri di padrona di casa... ».
Serena raggiunge il cortile degli allenamenti da cui sente venire rumori di combattimento. Non dovrebbe essere a parlare con l'ospite, invece che ad allenarsi? pensa la giovane, rimane però sbigottita quando poi nota che non sta affrontando i soliti schiavi, ma un solo avversario.
Mamma è più veloce del solito! E si sta pure divertendo! Solo contro papà lei ha quell'espressione! Possibile che stia fronteggiando un avversario di pari livello? Pensa Serena.
Il suo avversario era ... giovane... con i capelli lunghi... la barba corta. Le si fermò il cuore.
Haim? Cosa ci fa Haim qui? E perché sta combattendo contro la mamma? Che sia...
«Clodio... è lui l'ospite?» Chiede, la voce vuota, tutto il mondo si stava dissolvendo attorno a lei. Intenta a osservare solo lo scontro di fronte ai suoi occhi.
«Sì, signorina, è lui. Lo conosci... padroncina?» si sofferma sospettoso Clodio quando non nota segni di risposta dalla giovane.
«Eh?? Ah sì, lo conosco, Clodio, ora vammi a prendere uno sgabello... ah, e della frutta!!» si riprende parzialmente la ragazza.
All'arrivo dello sgabello e della frutta Serena si siede e inizia a mordicchiare distrattamente un grappolo d'uva, continuando a non togliere gli occhi dallo scontro.
«Ehi, Eraclio? Scommettiamo un soldo che vince la padrona?» Chiede Clodio a un altro schiavo che passa lì vicino per caso.
«É difficile accettare... sì, ma dai! Sicuramente quello ci sa fare! Forse la padrona non lo butta a terra dopo pochi minuti, come con noi... » accetta Eraclio, e si mette accanto all'amico a guardare il duello.

Lo scontro tra i due avversari procede senza sosta, sul corpo di nessuno dei due sono ancora apparsi graffi, le loro schivate sono puro istinto.
Il loro scontro si basa su questo, le abilità e le tattiche di lei contro l'istinto e le conoscenze di lui.
Le armi si urtano poche volte, sono prevalentemente schivate, tuttavia si notano subito le differenze tra di loro. Lei mantiene sempre lo stesso stile ma cambia l'approccio, mentre lui cambia stile ogni momento per fronteggiare i  suoi attacchi.
Lo scontro finisce dopo un'ora. Solo poche pause per tirare il fiato hanno permesso una durata simile.
La fine è dichiarata dall'applauso del piccolo pubblico che si era formato nel frattempo.
Selene pensa di aver vinto, è alle sue spalle ed ha la lancia puntata alla nuca dell'uomo. Lui invece resta fermo, chino, mentre una sua spatha è davanti all'addome di lei, l'altra contro lo scudo e tutte e due tenute al contrario.
Riposte le armi, gli sfidanti si stringono il braccio in segno di rispetto.
«Brava mater!! Bravo Haim!!» è l'urlo di approvazione di una raggiante Serena.
Gli sfidanti gelano guardandosi l'un l'altra poi guardano la ragazza commentando in coro «Serena?»
Haim è il primo a riprendersi dallo sbigottimento. «Quindi voi siete la madre di Serena... » la domanda è troncata da un potente scappellotto mollato da Selene al decurione.
«Come mai vi conoscete voi due?» chiede ai giovani Selene con aria truce.
«Degli uomini hanno cercato di aggredirmi oggi, mentre tornavo a casa. Haim mi ha dato una mano a liberarmi di loro...» spiega Serena sotto lo sguardo sospettoso della madre.
«Io stavo cercando la Domus Cornelia ma mi hanno dato un'indicazione sbagliata, e nel mentre ho incrociato Serena. Ho visto il branco di porci che le girava attorno ed ho voluto impedire che si facesse male... tutto qui. Ci siamo presentati dopo aver sistemato quei moscerini.» La risposta di Haim accompagnata nel finale da un ghigno gli fa guadagnare un altro scappellotto da Selene.
«E basta! Comunque, vogliamo fare la nostra chiacchierata ora?» Haim, spazientito sembra meno divertito della spartana che risponde: «Sì... penso che tu te lo sia meritato. Andiamo.»
Così Heim e Selene procedono dentro casa, cominciando a parlare di Cornelio.
Prima di entrare Heim lascia andare avanti Selene. Si ferma sulla soglia come se avesse dimenticato qualcosa, e si volta contro il sole, proteggendosi gli occhi con la mano.
Serena è ancora lì, tra le colonne del peristilium, immobile tra gli schiavi che si danno da fare per rimettere a posto il cortile devastato dalla lotta. Sola come l'aveva vista fronteggiare quei bastardi, ma ora è ferma in una posa aggraziata, la gonna e i capelli mossi dal vento della sera, il volto arrossato per il tifo di qualche momento prima, arrossato dalla luce liquida del sole morente.
Sorride, ricevendo per risposta un sorriso gioioso. Heim scuote la testa e leva la mano in un cenno di saluto, entrando poi nella fresca oscurità della Domus.
Chi l'avrebbe mai immaginato che Cornelio avesse una figlia così..così...
Non riesce a finire il pensiero, Selene Cornelia lo fa sedere sulla panca e iniziano a discutere.

Serena vede il decurione sorriderle e seguire la madre. Ritrova finalmente il respiro, si stringe le mani al petto. Il cuore sembra rombarle come una delle cariche di cavalleria descritte tante volte da suo padre.
«Tutto bene, padroncina?» Eraclio si avvicina, premuroso come una nutrice, e lei si lascia ricondurre alle sue stanze come una sonnambula.
Gli schiavi hanno detto che lavora con mio padre... papà lo conoscerà bene? Sarà già sposato? Piantala Serena! Le patrizie non fanno fantasie del genere sugli sconosciuti!
Pensa con stizza, ma nemmeno l'orgoglio nobiliare inculcatole dal padre riesce a scuoterla. Va alla finestra e sorride, ammirando la prima stella della sera.
Accidenti. Non è che dovrò farmi salvare di nuovo per rivederlo?

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