RACCONTO: Il rinnovo delle nozze
Shariya si svegliò da sola nel letto e un moto di fastidio e
di tristezza la colse come ogni volta.
Era una delle cose che odiava della sua vita: non svegliarsi
praticamente mai accanto all’uomo che amava e che aveva sposato. Per non
parlare del dover accettare la presenza delle altre mogli. Se avesse voluto, in
qualità di prima moglie, avrebbe avuto la facoltà di porre il veto sulla
faccenda, ma questo avrebbe scatenato uno scandalo inaudito: erano centinaia di
anni che nessuna donna osava appellarsi a quell’Antica Legge e se lo avesse
fatto avrebbe portato a Elios solo dispiacere e disonore.
Perché, lì, in quella loro perfetta società, quasi nulla era
privato. Tutto doveva essere giustificato, tutto doveva essere messo in vista,
tutto era sempre in piazza. Perché loro erano i discendenti dello stesso
Poseidone e non avevano timore della loro perfezione. Salvo nascondere poi
misfatti incredibili dietro l’apparenza. Alle volte Shariya si chiedeva se la
loro società era davvero così perfetta.
Si alzò, lasciando che la luce del sole che entrava dalla
finestra la illuminasse tutta e si aggirò pigra e svogliata per l’appartamento
deserto. Non c’era nessuno, nemmeno la sua fidata schiava. Andò in bagno a
lavarsi, rimuginando sulla notte infuocata appena passata. Non che con Elios
non ne avessero mai passate, ma quella era stata… diversa. Per tanti aspetti,
non ultimo il fatto che lui stesso si fosse spogliato di tutto, a partire dal
suo titolo e avesse candidamente dichiarato “stanotte siamo solo un uomo e una
donna”.
E lei era stata così… dissoluta. Sorrise languida al ricordo
della passione che li aveva travolti, nonostante tutte le incertezze che, con
la luce del Sole, erano tornate a tormentarla.
Tornò nel salottino di rappresentanza dove tutto era
iniziato e vi trovò solo la tunica di seta bianca, senza fronzoli, le chiavi
della grande torre residenziale del casato delle Tigri del Mare erano sparite,
al pari dei gioielli che aveva reso al marito la sera prima, uno alla volta.
Perché lei era una donna indegna e glielo aveva confessato il giorno prima,
ammettendo il tradimento con un altro uomo – che nemmeno le aveva dato questa
gran soddisfazione – e rimettendo nelle mani del marito il suo destino, ben
conscia di quale sarebbe stato. Non sarebbe stata l’applicazione dell’Antica
Legge che l’avrebbe vista al palo a essere sgozzata proprio da marito tradito, Elios
aveva detto chiaramente che non avrebbe mai potuto farlo, quindi vi era solo l’umiliante
alternativa di essere pubblicamente svergognata, spogliata del titolo e di ogni
diritto sui figli finanche il solo vederli, per poi essere esiliata da qualche
parte o, peggio, ripudiata e rimandata alla casa dei genitori o dei fratelli
con le stesse vesti con cui ne era uscita dieci anni prima, sempre che questi l’avessero
riaccolta, cosa che lì nel Primo Cerchio non era affatto scontata.
Dunque era iniziata… con un sospiro rassegnato infilò la
tunica e agganciò le fibule sulle spalle, stirandola alla meglio con le mani
per togliere qualche grinza, quindi infilò i sandali leggeri messi accanto alla
porta. Secondo la tradizione sarebbe dovuta scendere scalza, con sotto i
vestiti con i quali era arrivata dieci anni prima, ma non possedendoli più –
anche perché le sue forme si erano riempite in modo tale da renderglieli
inservibili – era rimasta nuda. Non le importava: stava per andare incontro
alla sua più grande umiliazione, aggiungerci il fatto di essere scacciata di
casa completamente nuda sarebbe stato il male minore. Dopotutto, la cosa peggiore
era il disonore che lei stessa aveva portato in quella casa e quanto stava per
succederle se lo era solo meritato. Poco importava che si fosse trattato di uno
sbandamento del momento, causato da una promessa non mantenuta.
Arrivata alla porta si fermò a raccogliere in lenti e
profondi respiri il coraggio e la compostezza che le erano consone, cercando di
raccapezzarsi sulle parole di Elios. Le aveva detto che non la voleva umiliare,
poi le aveva detto di prepararsi a partire. E poi le aveva fatto quel discorso
di essere solo un uomo e una donna… forse voleva relegarla in una delle
residenze estive del cerchio esterno dove dimenticarla fino alla morte?
Non riusciva a credere a nulla che potesse comprendere il
perdono. Non era da Elios, soprattutto il perdono non era nel vocabolario della
casata delle Tigri del Mare.
Qualcuno bussò, lei aprì e lo schiavo che era stato messo a
guardia della sua porta il giorno prima le fece cenno di precederlo con un muto
ed eloquente gesto della mano. La scortò al piano di sotto, introducendola
infine nel salone comune, dove tutti i membri del casato si riunivano.
Era affollato di gente come nelle grandi occasioni ed era
adorno di gigli e rose bianchi come il latte, mughetti profumavano intensamente
l’ambiente e tutti avevano un’aria festante. Per la sua umiliazione.
Fantastico, pensò
acida, quando incrociò lo sguardo sadicamente soddisfatto di Silpha, la seconda
moglie di Elios.
Avanzò a testa alta, i lunghi capelli neri sciolti negli
indomabili riccioli ribelli dondolavano a ogni passo: dal momento che si era trovata
completamente sola nel suo appartamento non aveva potuto acconciarli come si
conveniva a una donna sposata e questo rendeva ancora più grande la sua
umiliazione.
Represse il rossore di vergogna che stava assalendole il
viso senza nemmeno sapere come ci fosse riuscita, forse per la sorpresa che
nessuno sembrava far caso al suo stato, anzi, ne sembravano compiaciuti e…
complici. Incrociò lo sguardo della suocera e accettò con un cenno del capo il
cenno di benvenuto che le diede, accettò allo stesso modo, ma sentendosi sempre
più confusa, l’ammiccante saluto dell’ammiraglio zio di Elios.
C’erano tutti: fratelli e sorelle di Elios, zii e cugini, i
suoi suoceri e le sue sorelle di casa – Silpha e Xena, le altre due mogli di
Elios – nonché i suoi stessi genitori e le sue sorelle con i relativi mariti. I
fratelli e le cognate… Suo marito si era dato da fare per applicare in grande
stile la Legge, si concesse amara quando vide anche amici di lunga data della
famiglia, come Omar delle Terre Nere con le due mogli.
Arrivò davanti a suo marito fendendo la folla che si apriva
a farla passare, mentre il silenzio aveva avvolto la sala man mano che vi si
inoltrava. L'attenzione di tutti era appuntata su di lei, ma Shariya non abbassò
mai gli occhi, non chinò mai il capo, tenne invece lo sguardo incollato a
quello sereno e stranamente gongolante del marito, mentre una ridda di emozioni
e di immagini selvagge della notte prima le galopparono nella mente
sconvolgendole i ricordi.
Elios l’aveva vista sin da subito, mentre scendeva lo
scalone che portava alla sala comune che solitamente usavano per i banchetti.
Gli aveva mozzato il fiato, esattamente come dieci anni prima quando lo aveva
sceso vestita a festa per le nozze. Con quella veste semplice di seta bianca,
che si scontrava con la carnagione brunita come la sua e i capelli neri come le
ali dei corvi, Shariya offuscò ai suoi occhi il ricordo che aveva di lei
stessa appena quattordicenne.
Strapparsi dal suo abbraccio all’alba era stato come farsi
violenza da solo, ma aveva capito che la sua Diletta non aveva creduto a una
sola parola di quanto le aveva detto. E, dall’espressione stoica e regale che
aveva in quel momento, ancora credeva che non l’avesse perdonata. Non poteva
darle torto, i Tigrane lavavano nel sangue il disonore, con chiunque. Era
sempre stato così e, quasi sicuramente, se non fosse andata come era andata, l’avrebbe
fatto anche lui. Probabilmente con Silpha o Xena non avrebbe avuto tutti gli
scrupoli che aveva avuto con la sua Diletta: per quanto comprensivo – sapeva che
Silpha aveva un amante e ne appoggiava la scelta dal momento che tra loro non c’era
mai stata una vera e propria intesa – se la cosa avesse potuto intaccare il suo
onore non avrebbe esitato a versare il sangue del colpevole per lavare l’onta.
Né a prendere tutti i provvedimenti del caso affinché non succedesse mai più
una cosa del genere. Ma non con Shariya. Non con la donna che in buona misura
amava come se stesso, non con la donna che mostrava una tale abnegazione per
lui da meritare una considerazione ben maggiore di quella che finora le aveva
dato. Non quando, per come la conosceva, la causa di tutto era stato lui
stesso.
Ecco perché, nonostante fosse l’ultima cosa che voleva fare,
all’alba era sgattaiolato via dal letto – pur sapendo di darle l’ennesimo
dispiacere – e si era recato da Xena. La più giovane e recente delle sue mogli
era stata un’alleata perfetta e lo aveva aiutato a organizzare ogni cosa nei
minimi dettagli e il risultato era un salone addobbato come se la cosa fosse
organizzata da mesi e pieno di gente nonostante il preavviso praticamente
nullo.
Attese che la moglie gli arrivasse accanto, silenzioso,
cercando di reprimere il moto di gioia che già pregustava alla sorpresa che
stava per farle, non riuscendoci del tutto. Non riusciva a toglierle gli occhi
di dosso, osservando i giochi che la seta ampia faceva con le curve del suo
corpo frusciandole addosso a ogni passo, regalandogli spirali di sensualità e
facendogli credere assurdamente che, sotto, la moglie non indossasse nulla. Non
era da lei, ma per tutti gli dei!, la sola idea lo eccitava e lo distraeva dai
suoi intenti.
Guardandola avanzare si sentì per l’ennesima volta uno
stupido e si rese conto che il tradimento di lei per quanto lo avesse ferito,
non faceva tanto male quanto l’idea di perderla. Perché, alla fine, dopo la
dolorosa confessione della moglie nel suo studio, dopo l’aver sfogato la rabbia
e la frustrazione contro la colpevole e passiva accettazione di lei, si era
reso conto della verità. Anche la chiacchierata che aveva fatto con Xena aveva avuto la sua
parte nel fargli comprendere che, anche se era sposato con tre mogli, con
ognuna aveva un matrimonio a se stante e che in ognuno successi e insuccessi
erano per larga misura causati dal comportamento di entrambi. E se Shariya, che
era sempre stata in quei dieci anni una moglie più che perfetta, fedele e
devota, esempio per le altre due e colonna portante della sua casa, si era
lasciata andare, non poteva non recriminare che se stesso che aveva non solo
permesso questo, ma lo aveva anche incoraggiato mancando la promessa di una gita loro
due soli come non facevano da tanto, partendosene per una missione militare di
razzia che avrebbe potuto fare benissimo a meno di lui proprio un paio di
giorni prima del loro decimo anniversario e – dulcis in fundo – passando l’ultima
notte a casa con la moglie più giovane invece che con lei come era sempre
stato.
L’aveva trascurata abbondantemente e lei aveva cercato un conforto
comprensibile. E glielo aveva confessato, una prova di coraggio che lui
stesso non riusciva a non ammirare. Non gli aveva chiesto perdono, ma aveva confessato con dignità e
senza addurre giustificazioni, pronta ad accettare il destino che la loro
società imponeva alle mogli infedeli. Giustificazioni che lui aveva preteso e,
infine, avuto la sera prima quando già aveva immaginato quali potessero essere.
Giustificazioni che, dal momento che la conosceva bene, sapeva che la sua
Diletta moglie non avrebbe mai accettato lei per prima. Perché, semplicemente,
non si fa. E perché Shariya, così compresa com’era nelle rigide regole della
società in cui vivevano, per prima si addossava tutte le colpe senza vedere le
sue di marito. Ma lui ora le vedeva benissimo e a sbagliare erano stati
entrambi.
Era stato il dolore del suo sguardo a farlo precipitare
nella disperata ricerca di una causa e l’unica che aveva trovato era l’uomo che
lo aveva guardato di rimando dallo specchio quando era andato a sciacquarsi la
faccia dopo quel doloroso e rabbioso confronto nel suo studio il giorno prima.
E aveva capito: se avesse avuto un po’ più di considerazione per la moglie,
tutto questo non sarebbe successo. E il dubbio su chi fosse stato realmente il
padre del bimbo che lei portava in grembo non ci sarebbe mai stato, pur essendo incline a credere che fosse suo, anche se i tempi erano molto vicini.
Quando lei gli fu dinanzi, Elios si sganciò dalle sue
elucubrazioni e allungò la mano verso Shariya per stringere le dita fredde
della consorte, salendo con lei sul palco rialzato dove solitamente stava il
tavolo padronale e girandosi poi verso la folla in trepidante attesa. In
effetti, ragionò l’uomo, nessuno lì dentro aveva la più pallida idea delle sue
intenzioni, a parte Xena.
«Amici, parenti, vi ho fatto riunire qui per una cosa
importante.» Si portò la punta delle dita che stringeva alle labbra, baciandole
lieve, in un gesto di plateale affetto che stupì tutti i presenti. Non era cosa
che si faceva, non tra i nobili del Primo Cerchio.
«Qualche mese fa ricorreva il decimo anniversario del mio
matrimonio con la Diletta della Casa, purtroppo il dovere mi ha tenuto lontano
e non ho potuto onorare questo evento particolarmente fausto.»
Non guardò Shariya accanto a lui, ma ne sentì tutta la
tensione che all’improvviso la pervase. Nonostante tutta la sua freddezza
controllata, non riusciva a nascondergli niente, non a lungo almeno. «Mi sarei
meritato una furiosa reprimenda da mia moglie, non siete d’accordo?»
Fischi e lazzi li raggiunsero e suo zio, l’ammiraglio, lo
rimbeccò: «Se avessi osato fare io una cosa del genere tua zia mi avrebbe
negato l’accesso al suo appartamento per i successivi dieci anni ragazzo!!»
Tutti risero alla battuta, anche Elios. Con la coda dell’occhio
spiò il pallido sorriso che Shariya riuscì a strappare alle proprie esangui
labbra. «Ecco perché oggi ho voluto riunirvi qui, per farmi perdonare questa
mancanza da mia moglie che, nel suo affetto pacato e ben celato per me, non
solo non si è mai negata, ma mi ha reso l’uomo più felice del mondo annunciandomi
la sua terza gravidanza!»
Il silenzio stupito si aprì in grida di giubilo e brindisi
agli sposi. Le coppe che erano già in mano dei convitati si alzarono al cielo,
augurando ogni bene alla coppia e al nascituro.
La confusione sul volto della moglie era tale da far
sorridere con tenerezza Elios alla volta della donna e lo spinse a stringerle
con affetto la mano. «Ecco perché oggi le ho chiesto di venire qui vestita
così, lo so che state pensando sia una veste troppo umile e semplice per la
Diletta della Casa. Ma non è alla Diletta della Casa che voglio rivolgermi
adesso, ma alla donna, alla madre dei miei figli maschi, al mio onore saldo che
lei è.» Sorrise subdolo, infilando una mano in tasca e traendone un piccolo
anello.
Voltò la donna verso di sé, lasciando la folla di parenti e
amici alla sua sinistra e dopo averle carezzato con dolcezza il viso, fece una
cosa impensabile: si inginocchiò davanti a lei, prendendole le mani e baciando
le punte delle dita con tenerezza.
Shariya rimase di sasso, al pari di tutti i presenti.
Elios le si era inginocchiato davanti ed era una cosa
inaudita. Sarebbe dovuto essere il contrario, con lei in ginocchio davanti a
lui che dichiarava la sua infedeltà, la sua inadeguatezza, la sua…
«Shariya delle Onde Alte, prima moglie devota, sorella
amorevole ed esempio di nobiltà, vuoi rendere questo uomo un uomo felice e
accettare di essere mia moglie, la mia Diletta della Casa per i prossimi dieci
anni?»
Come lei, tutta la sala trattenne il fiato.
«Inaudito» borbottò il padre di Elios, ma non sembra più
burbero e aspro del solito e la gomitata nelle costole della quinta moglie, la
madre di Elios e unica rimasta, lo zittì strappandogli un sorriso e facendogli
sussurrare al suo orecchio, per lei sola: «Mia cara, scordati che faccia una
cosa del genere al nostro prossimo anniversario, anche se è per i quarant’anni
del nostro di matrimonio.»
Lei sorrise fredda e altera senza girare il volto, come si
conveniva alla madre del padrone di casa, e ribatté in un sussurro piccato e
divertito: «Per doverti poi rialzare di peso per la gotta che ti blocca? Mio
caro, non sono uno scaricatore di porto, io.»
La battuta le valse una pacca non vista sul fondoschiena,
ignorati da tutti e come tutti con gli occhi appuntati sul palco, ma un calore
privato colorò gli sguardi di entrambi.
Shariya si ritrovò di nuovo gli occhi colmi di lacrime,
quando pensava di averle già versate tutte. Colpa
della gravidanza, si disse, ma sapeva di mentire a se stessa. Era l’emozione
e la commozione a chiuderle la gola. Riuscì ad annuire e a stringere le mani
del marito.
Poi, rinfrancata, lasciando scivolare una singola lacrima
vincitrice sulla gota, ritrovò la voce. «Elios delle Tigri del Mare, marito
gentile, uomo generoso e mio sposo diletto, la tua richiesta mi onora e la mia
risposta non può che essere… no.»
Deglutì a quel punto, creando involontariamente una pausa a
effetto. Lo sguardo di Elios perse vitalità, l’espressione iniziò a rabbuiarsi,
il brusio tra gli astanti divenne insopportabile. La presa sulle sue mani perse
di forza per lo stupore a quella risposta inattesa, e lei ne approfittò per
carezzargli il volto e imprigionarlo tra le mani. Si chinò in avanti aprendosi
in un sorriso dapprima dolce, poi via via sempre più divertito e birichino
rendendosi conto non tanto di cosa aveva detto, ma di come si era interrotta. «No,
non per i prossimi dieci anni, ma posso accettare solo per i prossimi
cinquanta. O giù di lì.»
Il silenzio si protrasse a lungo. Poi Elios si alzò di
scatto con una risata e strinse a sé la sua Diletta finendo per baciarla con
passione – nel mormorio generale ricco di stupore e scandalo – davanti a tutti,
incurante del loro disaccordo e del loro pensiero.
Riuscito a staccarsi, non riuscì a non sospettare che
sua moglie fosse davvero nuda sotto la seta della semplice tunica che le aveva lasciato
da indossare, ma ancora una volta scartò a priori l'idea. Le prese la mano sinistra e infilò all’anulare la fede nuziale
che lei gli aveva reso il giorno prima, durante quei momenti duri di dolorosa
confessione. Le baciò le nocche e declamò a voce alta: «Con questo anello io ti
sposo, Shariya delle Onde Alte, con questo anello io ti onoro e ti giuro
fedeltà, rispetto, sostegno e… ti dono il mio amore.» Sorrise furbo, aggiungendo ilare: «Per i
prossimi cinquant’anni. O giù di lì.»
Infilò la mano nella tasca della giubba che indossava sopra
la tunica a sua volta semplice per quanto ricamata e decorata come si conviene
al padrone di casa e le mostrò la propria fede nuziale tenendola sul palmo.
«Ti chiedo, mia sposa, di ripetere il giuramento delle
nozze. Lo vuoi fare per me?» Le sussurrò dolcemente e lei prese l’anello per infilarlo al suo anulare sinistro e lo carezzò commossa mentre
ripeteva la stessa formula di giuramento che aveva appena pronunciato Elios, postilla inclusa tra l'ilarità generale. Gli
occhi della Diletta della Casa erano solo per lui, colmi di amore e di
speranza, di una gioia per Elios inestimabile e la sua voce era alta e sicura,
anche se si poteva ravvisare talvolta l’emozione che la colmava.

Il rossore si dipinse traditore sulle gote della sua Diletta,
mentre nella migliore tradizione nuziale non un ospite al banchetto si lasciò
sfuggire battute lascive e consigli sempre più sboccati. Fu mentre
mano nella mano giungevano al piccolo porticciolo privato che alla fine Elios
riuscì a trovare la voce per porle a mezza bocca la domanda che lo tormentava
da quando l’aveva vista scendere le scale: «Cosa indossi sotto?»
Shariya rimase di stucco, quindi gli lanciò un’occhiata
seducente. Il viaggio nella barchetta a vela che lui stesso avrebbe governato
fino alla residenza estiva in una delle isole esterne sarebbe durato un paio d’ore…
e rispose candidamente: «Assolutamente nulla.»
Elios salì a bordo dietro di lei con un gemito sofferto. Il
viaggio sarebbe durato molto più di due ore. Se mai ci fossero arrivati alla
villa estiva…
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