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UNA VITA, MILLE VITE: ...la perfezione fu sfregiata nell'anima, Poseidone chiuse gli occhi colmi di lacrime. E tutto finì.

“Cosa pensi di fare?”
Il grande dio guardò nel mondo e con una mano si stropicciò la barba azzurra che sembrava fatta di spuma marina. Sentì un groppo serrargli la gola all’ineluttabilità della risposta da dare al fratello. Eppure non riusciva a distaccarsene.
Quella terra emersa per suo volere dalle profondità marine, la sua stirpe che per millenni vi aveva vissuto… Fino a quel momento. Tutto era perduto. Una fitta gli trapassò il cuore, ma l’immota faccia e lo sguardo verde pallido non tradirono la rabbia e la frustrazione, il dolore e il dispiacere. L’amore tradito del genitore che si vede rinnegato dal figlio.
Tutto era iniziato, ormai.
Figli della sua stirpe, orgogliosi e riconoscenti al loro dio padre, ma ingrati, arroganti. Orgogliosi. Presuntuosi.
Le linee di forza iniziarono a spostarsi.
“Non c’è più tempo. Vuoi che lo faccia io? Keris è stata chiara, quell’anima è perduta e l’ha imbrigliata per usarla come cassa di risonanza delle energie mistiche necessarie al rito. Imbrigliata al punto da non riuscire nemmeno a sganciarsi dal suo avatar terreno.”
Il dio fatto di sale e mare scosse lento la testa, i boccoli rigogliosi blu e neri ondeggiarono sulle sue spalle morbidamente, invidia di qualunque donna umana.
Keris, l’Erinni al servizio di Hades. L’Erinni che redimeva le anime perse questa volta aveva fallito. Aveva perso un’anima.
La terra si scosse nel profondo e il dio infine reagì.
“Farò il necessario.” Declamò deciso e la voce possente della divinità increspò le onde del mare.
Stese una mano, quasi una lieve carezza, in direzione dell’acqua sotto di lui dove due piroghe ondeggiavano al ritmo della marea, mentre con l’altra mano mosse deciso il tridente iridescente per conficcarlo con violenza nelle viscere della madre terra, sotto le acque, imprigionando la linea di forza, bloccando lo slittamento forzato degli equilibri che loro, gli dèi, e solo loro potevano cambiare.
Delphi tremò, una lunga crepa rincorse una preda illusoria per tutta la lunghezza di una colonna del grande tempio di Apollo, poi Poseidone trascinò la linea lontano dalla sua creatura, scombinando gli equilibri di quella terra condannata dalla sua bellezza, dalla sua orgogliosa perfezione, dall’arrogante presunzione di essere centro del creato.
Delphi tornò a risplendere, Posidonia s’incrinò.
L’equilibrio era stato ripristinato. Ma a che prezzo…
Inspirando a fondo e ricacciando indietro qualunque sentimento di pietà, il dio estrasse il tridente e lo piantò nuovamente in terra. Nel centro esatto di quel rito blasfemo. Nel cuore della sua amata figlia. Così bella. Così perfetta.
E ne cancellò per sempre l’esistenza.

4 commenti:

  1. complimenti per blog e racconti

    http://www.nonameradioroma.blogspot.com/

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  2. certo, posso postare qualche racconto nel mio blog??

    http://www.nonameradioroma.blogspot.com/

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  3. Carissimo! Ma certamente che puoi postarli, purchè ne citi la fonte.

    Ci puoi seguire anche su FB, abbiamo la pagina "Le cronache della Legio M Ultima".

    Saluti, a rileggerti!

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