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L'Antico Regno dei Cani e delle Tigri


A quel tempo la terra era ancora tutta una e si chiamava Pangea.
Su questa terra di tanto, tanto tempo fa viveva il popolo unito delle grandi tigri dai denti a sciabola e dei grandi cani bruni che avevano per re il più grande e forte tra i cani e per regina la più saggia e cauta tra le tigri.
Questi due popoli dominavano con giustizia su tutti gli altri animali e vivevano tra la steppa e la foresta a nord del grande lago, oltre il quale c’era un grande bosco dove vivevano buona parte degli altri animali, compreso l’uomo. Le tigri arrivavano con la testa al petto d’un uomo adulto mentre i cani erano ancora più alti, tanto che potevano parlarci faccia a faccia, se l’uomo era alto più di un metro e quaranta ovviamente. 
Questi due regnanti governavano con saggezza ed erano portatori di pace e prosperità da milioni di anni ma, ormai, le tigri non sopportavano più i cani e trovavano ogni momento buono per litigare.
Gli animali erano molto infastiditi da questo fracasso ed anche l’uomo, che era ancora molto simile alla scimmia. Il re e la regina, amareggiati, riunirono allora tutto il popolo al centro della grande steppa di Pangea dove avrebbero ascoltato cani e tigri per ritrovare la pace. Anche gli altri animali avrebbero avuto il permesso d’intervenire, ma senza prendere parte alle decisioni. 
Vi chiederete come animali di specie così diverse facessero a parlare tra loro, invero non avevano corde vocali abbastanza sviluppate per parlare come facciamo noi oggi, con la voce, però avevano un potere speciale che il nostro cervello, man mano che si sviluppava la parola, ha dimenticato: la telepatia. 
Durante questa riunione tigri e cani si rinfacciarono di tutto e la riunione stava per degenerare quando un peloso pugno destro fu battuto con forza e ripetutamente in terra richiamando l’attenzione del re e della regina, secondo le regole. 
L’uomo in questa storia si dimostrerà molto saggio nonostante fosse ancora ancora ben lontano da essere l’uomo di oggi. Battendo il pugno destro in terra, l’uomo aveva spezzato il cerchio delle divisioni e attratto l’attenzione del re, dicevamo, quindi, dopo aver avuto il consenso, disse nel linguaggio senza parole: “Parlo a nome dei miei simili e potrei ospitare, con il vostro permesso regina e re, un suddito cane per proteggere la mia casa. Se la cosa va bene per entrambi, potrebbe diventare una cosa definitiva per me e per altri come me.” 
Alla proposta di quell’essere inferiore, molti cani e parecchie tigri si voltarono infuriati per sbranarlo, ma prima che una nuova e feroce discussione riprendesse dopo aver fatto quello spuntino peloso, il re, consultatosi con la regina nel loro solito scambio di sguardi, scese dal grande albero morto che aveva scelto come trono ed esclamò: “La mia sposa ed io ci siamo accorti con dolore che i nostri due popoli non vivono più in pace come un tempo…” e con un gesto delle sue sopracciglia zittì quelli che volevano ribattere, “…abbiamo deciso che la proposta del bipede ci interessa. Stabiliamo che la prossima luna e per una lunazione intera uno dei miei cani, un volontario che la mia sposa giudicherà adeguato, vivrà con il bipede. Alla fine di quel periodo i due si presenteranno a noi e sentite le versioni di entrambi su questa convivenza diremo la nostra.” 
Venne approvata la scelta di un cane adulto e l’uomo lo guidò alla sua caverna. La prima notte il cane dormì fuori, ma non troppo lontano dal fuoco, piacevole e strano per lui. 
La famiglia dell’uomo si rintanò invece in fondo alla grotta, temendo quell’animale tanto grande, mentre l’uomo rimase vicino al fuoco per orgoglio. 
I primi giorni cane e uomo si tennero distanti: di solito non s’incontravano mai perché il cane viveva sulle montagne e l’uomo cacciava solo la tigre. 
Alla fine della prima settimana, però, uomo e cane decisero d’andare a caccia con gli altri cacciatori degli enormi animali chiamati mammuth che vivevano a nord vicino ai monti, decidendo di fidarsi l’un l’altro. Quel giorno fecero un’ottima caccia e al loro ritorno l’uomo s’impose alla famiglia perché le cose cambiassero. 
La sera del loro ritorno mangiarono tutti insieme accanto al fuoco e la famiglia dormì poco distante, anche se ancora temevano il grande cane bruno acquattato poco distante da loro. Quella notte, però, un piccolo gruppo di circa trenta uomini senz’armi e poca voglia di cacciare entrò nella caverna dell’uomo e della sua famiglia perché aveva saputo del felice risultato della caccia ai mammuth. 
Quegli uomini erano sicuri, per il numero, di poter rubare tutto quello che gli pareva. Ma il cane fu più svelto, ne sbranò uno e ne uccise un’altro con una semplice zampata. L’uomo si svegliò alle urla e trafisse con la sua lunga lancia dalla punta di pietra uno di quegli arditi, arrivato troppo vicino a sua moglie e ai suoi bambini. Se il gesto del cane non fosse bastato, quello dell’uomo fu sufficiente a far fuggire tutti gli altri. 
Da quel giorno la fiducia tra la famiglia dell’uomo e il cane crebbe sempre più finché i figli dell’uomo, oltre metà mese, presero a giocare con il cane non più impauriti dai grandi denti. La donna cucinò per lui della carne che il cane apprezzò. 
Presto la luna divenne nera e la notte del successivo plenilunio cane e uomo si presentarono alle maestà per il verdetto e s’inchinarono sotto il tronco alle due maestà, il cane sulle quattro zampe, l’uomo solo su quelle inferiori. 
Il grande cane bruno raccontò con passione agli altri cani e alle tigri la sua esperienza, tanto che convinse parecchi della scaltrezza e dell’abilità dell’uomo come ottimo compagno di caccia e della sua famiglia come compagni di giochi o la donna buona cuoca di cose…riscaldate sul fuoco!* 
I reali approvarono con un semplice sorriso dopo una riflessione silenziosa. Iniziò così il grande esodo di tanti cani dalle colline oltre il grande lago dove vivevano, fino alla grande pianura di Pangea. Le tigri e i cani che invece non volevano saperne di convivere con l'uomo si nascosero ancora di più dentro la foresta, ma avevano già deciso di fare qualcosa per rompere questa unione che avrebbe distrutto la loro civiltà. 
I loro tentativi, rozzi e pieni d’ira venivano sempre scoperti e beffati dalla superiorità della nuova coppia formata da cane e uomo. Passato un anno, in una notte di tempesta, decisero di metterli l’uno contro l’altro e agirono: una tigre trovò uno dei loro pazzi vestiti di piume che pregavano il loro dio tonante sulle colline e lo uccise con una semplice unghiata alle spalle. 
Un cane quindi, nascose il morto nel giaciglio dentro la caverna di un cane invitato da una famiglia, in quel momento al lago per rinfrescarsi. Quando questo venne scoperto e nonostante grandi liti tra gli uomini stessi, buona parte dei cani venne allontanata dalle caverne perché l’antica paura aveva ripreso il posto nei cuori degli uomini. Ma il primo cane e il primo uomo a diventare amici ed un pugno di altri dalle pianure con i loro compagni cani si spostarono alle pendici del grande lago formando case vicino all’acqua e attesero, sapendo in cuor loro che erano state le tigri a macchinare questo; sapevano perché lo facevano e in cuor loro sia i cani che gli uomini le perdonavano. 
Una notte in cielo scoppiò un violento temporale, tuoni e fulmini bruciarono mezzo bosco oltre il lago tanto che un albero infuocato cadde dentro una caverna. Il fuoco divampò tra le pellicce di mammuth e infine arrivò alla carne e alla famiglia. Il lavoro unito dei grandi cani e degli uomini che s’erano accampati vicino al lago salvò molte famiglie dal fuoco del bosco e i cuori degli uomini divennero meno duri. Questo non bastò per riportare la pace tra uomini e animali perché un’era era finita ma nacque una grande amicizia tra uomini e cani che vive ancora oggi. 
Fu quindi con grande dolore che il re cane latrò il suo disappunto alla luna. Al latrato seguì un silenzio che si propagò per tutta la grande radura fin dentro la foresta. Il popolo degli animali si riunì nuovamente e aspettava una parola dei due regnati che per centinaia d’anni avevano retto le sorti dei due popoli. Però nessuno dei due parlava. Tutt’e due sapevano infatti che, con la fine del loro regno unito, il mondo non sarebbe più stato in pace. 
Certo, né cani né tigri sarebbero morti, ma si sarebbero divisi e poi trasformati; i furbi, veloci e impazienti felini sarebbero diventati sempre più solitari e avrebbero fatto del mondo la loro casa, mentre i miti, istintivi e pazienti cani sarebbero diventati inseparabili compagni e protettori dei bipedi che avrebbero avuto un grande ruolo nel futuro del mondo. 
L’ordine sarebbe stato distrutto, ma era giusto così e i due regnanti si sorrisero. 
La regina infine decretò quella separazione già decisa dal loro popolo che aveva adesso una nuova prospettiva per il futuro e, insieme al suo compagno, andò a vivere gli ultimi anni della sua vita nelle profondità della foresta. 
Milioni di anni dopo gli uomini hanno preso possesso di ogni parte accessibile del pianeta quando dai cespugli di un bosco, un buffo cane piega le lunghe orecchie a punta e spinge il naso nero in fuori per sentire un odore preciso. Ha lunghi baffi simili ai felini noti come gatti e, il suo mantello di pelo raso è rosso sopra e bianco sotto; i bipedi la chiamano volpe. Un rumore riempie l’aria e la volpe fugge tra gli arbusti. Qualche secondo dopo una muta di cani impazziti passa dov’era lei e corre, schiuma tra le zanne, dal lato opposto. La volpe, furba, buona e veloce è l’ultimo regalo del re cane dalle forti zampe e della regina dai robusti denti e vedrà la fine dell’uomo perché lei è destinata a sopravvivergli…

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