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STORIA - Le tessere erotiche

Tutti sappiamo che nella cultura romana la prostituzione non aveva affatto un'accezione negativa, tutt'altro visto che veniva anche praticata a livello "sacro" da alcune sacerdotesse per il mantenimento dei templi.

Di contro, di questo mondo, non si sa poi così tanto, a parte quello che ci è dato sapere dai ritrovamenti pompeiani (gli affreschi dei cubicula del lupanare di Pompei, famosi in tutto il mondo) e dai pochi scritti in materia che Svetonio e pochi altri ci hanno lasciato in eredità.
Sappiamo per certo che i romani non la ritenevano moralmente inaccettabile, tutt'altro: a un giovane che frequentava i bordelli dell'epoca, i lupanari (da lupa, prostituta), andavano gli elogi degli altri uomini maturi poiché il giovane non andava a turbare la moralità e la virtù di una matrona romana o di una fanciulla da marito.
Salvo poi ritrovare dette matrone regolarmente iscritte all'albo delle prostitute (sì, i romani avevano un preciso albo professionale!) così che potessero avere le loro avventure senza incorrere nel reato di adulterio, punito dai romani molto severamente, spesso anche in modo umiliante con il ripudio pubblico della donna da parte del marito.

Difatti, già nella prima epoca imperiale, la prostituzione era tutelata dallo Stato e debitamente tassata, così che quella che riteniamo una concezione moderna di un settore di mercato sempre attivo e fiorente (basti pensare come le strade pullulino di ragazze sfruttate illegalmente in uno stato che la vieta e non riconosce la prostituzione come tale) in realtà si dimostra per l'ennesima volta un'eredità storica antica che in alcuni Paesi è semplicemente accettata e, di conseguenza, regolata da leggi apposite.
Così è ora e così era all'epoca romana.

Dopo questa debita premessa, che non vuole essere espressione personale di nessuno in materia, solo una constatazione storica e di attualità, arriviamo quindi a parlare di queste tessere erotiche, di cui poco o nulla si sa.
Dai reperti ritrovati si sa che una prestazione sessuale costava all'incirca due assi (circa 1€ facendo le debite proporzioni), solo che... per legge non si potevano spendere.

L'imperatore Tiberio, infatti, vietò l'uso delle normali monete per pagare latrine, circhi, teatri e lupanari. Non era certo una novità, era costume dei romani diffondere oltre alle monete anche delle tessere in bronzo con scopi precisi, monete che attestavano il diritto del possessore a usufruire di qualcosa. L'esempio più classico sono le tessere del circo, riportanti posto numerato, rango (la fila dei posti) e scala di accesso (vomitoria) o, anche, le tessere frumentarie che attestavano il diritto a ritirare un determinato quantitativo di grano.

nummo vel anulo effigem impressam latrinae aut lupanari intuisse 
(Svetonio, Vita di Tiberio)

Il motivo di questo editto è presto detto: sulle monete era spesso raffigurato il volto dell'imperatore che, per i Romani, era una divinità e quindi la sua effigie ritenuta sacra. Era quindi disonorevole e moralmente inaccettabile che venisse utilizzata in questi luoghi.

Per i lupanari, con il decreto di Tiberio furono emesse le tessere erotiche, le Spintriae. Si trattava
di una tessera, la spintria, in bronzo del diametro di circa 2 cm caratterizzata da varie raffigurazioni erotiche sul lato diritto (conio d’incudine), accompagnate sul lato rovescio (conio di martello) da un numerale romano, generalmente da I a XVI, che probabilmente costituiva una specie di contromarca con un ben preciso valore economico espresso in assi.

Non si sa bene, comunque, quanto valessero al cambio poiché erano tessere particolari, con una numerazione limitata (da uno a sedici) e riportanti ciascuna una scena erotica ben precisa. Questa discordanza di opinioni degli studiosi, che porta a tale incerta conoscenza del loro effettivo uso, è determinata dalla scarsità di prove al riguardo: anche i vari autori latini parlano molto raramente di questa moneta particolare e dove se ne ritrova la presenza nei loro scritti, è tale da non poter individuare con certezza la loro funzione. L'uso della spintria come moneta da lupanare rimane quindi l'ipotesi più accreditata, per l'esplicità dei conii.

Sulle Spintriae non si sa nemmeno quante ce ne fossero in circolazione, nemmeno a spanne, in una città poiché nel corso del tempo ne sono state fatte innumerevoli copie anche nei secoli successivi. Custodite nei musei, pochi, queste tessere erotiche sono estremamente rare a causa dei pochissimi esemplari noti per ogni combinazione di conio, cosa questa che le ha rese molto ricercate dai collezionisti di tutto il mondo.
Con ogni probabilità molte tesserae furono imitate sia in epoca romana sia al tempo rinascimentale e post-rinascimentale rendendo molto difficile riconoscere l’autenticità delle stesse.

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