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RACCONTO - Diario di un Assassino XVII

18 Aprile.

La licenza tarda ad arrivare e nel frattempo ho messo da parte un bel gruzzolo, circa dodicimila sesterzi. D'accordo, considerando quella miseria che ti passa l'erario di Saturno durante l'anno e mezzo di corso al Magisterium per buona parte sono frutto anche e soprattutto di extra che mi sono guadagnato nelle ore notturne. Una buona lama è sempre apprezzata e pagata bene.
Dopotutto sono un Assassino di Seth e se nel farmi pagare posso decidere io la mia preda, tanto meglio. A Roma, poi, sapevano essere particolarmente generosi e di certo scoprire che le vittime designate erano innocenti era come cercare una mosca bianca nel lucore argenteo del deserto cyrenaico. Stiamo parlando di romani, in fin dei conti... Di romani molto ricchi.

Da quando sono stato assegnato alla Coorte XVII Syriana ho dovuto smettere con gli extra, la paga tutto sommato non è male ora. Non è così facile la vita in coorte, sapendo quello che so io. La cosa difficile è cercare di rimanere distanti da persone che più frequenti e più ti piacciono. Non è un lusso che mi posso permettere, perché se mai dovessero scoprire ciò che veramente sono, non esiterebbero a uccidermi e in quel caso dovrei essere io a fare la prima mossa. Una prima mossa letale, che non lascia scampo.
Del resto, finché non mi viene concessa una licenza sufficientemente lunga per tornare a casa ad Avaris, non posso far altro che star con loro e con mio figlio.

L’essere dislocato nel territorio di Syria mi concede, nelle pause tra una missione e l’altra, di fargli visita spesso. Kashek cresce che è una meraviglia. È sveglio e non ha paura di niente. Sua madre dice che mi assomiglia, ma quando lo vedo noto solo i suoi lineamenti dolci e i suoi capelli neri e lisci. Forse gli occhi li ha presi da me, grigi come i miei, ma sono di una tonalità più scura.
A tre anni è una gioia per il cuore e una fonte di pace inestimabile. Non credo che lo porterò ad Avaris, penso che dovrà essere lui a decidere il suo destino. Nel frattempo, tra Damasco e Antiochia, lungo una vecchia via consolare che non trasmette più i suoi traffici vitali verso Palmira da molti decenni, ho trovato un appezzamento di terreno con un costruzione. Poca roba, molto semplice, ma è vicina alla tenuta di Olaf e Adrastea, dove cresce mio figlio, e mi consente anche di restare isolato e in pace a fare le mie ricerche.


Lavorare con Olaf alla risistemazione della casupola nei giorni di pausa, una volta rientrati al castra di Antiochia, è gratificante. Mi fa sentire un uomo… normale. Cosa che, nell’ultimo anno non si può dire facilmente di me. Ora però ho un posto tutto mio dove studiare senza rischio di essere interrotto e disturbato,  un posto dove trovare la pace della lettura e l’eccitazione della sperimentazione senza che qualcuno rischi di farsi male. Un mio laboratorio. Solo l’acquisto del terreno mi ha prosciugato quattromila sesterzii, se non altro per la ristrutturazione della casupola ce la siamo cavata con alberi e pietre raccolti in giro e il tetto di paglia è sufficiente a tener fuori la calura estiva e a trattenere il caldo all’interno in inverno.
L’acquisto dei vari altri materiali di ricerca mi ha lasciato quasi a secco, ho dovuto trattenermi per avere un po’ di liquidità per ogni evenienza: gli ingredienti per gli incantesimi da usare durante le missioni sono parecchio costosi e devo stare attento alle spese. Mi ci vorranno anni a completare il tutto per avere un laboratorio all’altezza di quello della Magistra Antinea o di Magister Gawain, anni che so di non avere ma ne sarà comunque valsa la pena perché avere un qualcosa su cui concentrarsi nel frattempo mi aiuta a resistere a tutta questa situazione assurda.

Sono passati otto mesi dall’incontro con la coorte e anche se non è stata un’aggregazione immediata, tutto sommato le cose adesso vanno abbastanza bene. Dapprima sarebbero dovuti venire a Roma loro, poi sono io che sono dovuto andare ad Antiochia a incontrarli, salvo essere dirottato a Damasco, dove finalmente li ho trovati. Già sapevo tutto di loro, compreso il segreto di Cornelio e anche il motivo per cui quando combatte non perde mai il controllo come T’Challa, al quale devo fare puntualmente da balia specialmente se Tuscia è nei paraggi. Cosa ne sarà di loro una volta che sarò rientrato ad Avaris? Mi daranno la caccia quando non mi vedranno tornare? E se venissero a cercarmi in Aegyptus?
Mille quesiti senza risposta. Forse dovrei far sapere loro, prima di andarmene, che cercarmi sarebbe inutile, anzi che potrebbe addirittura essere dannoso. Come se la cosa potesse fermarli, teste dure peggio del granito dei sarcofagi. Ufficialmente loro sanno che la mia città di provenienza è Thebae, mi cercherebbero nel posto sbagliato, ma conoscendo la mia Maestra, forse anche come punizione per questo silenzio così lungo, mi manderebbe a sistemare la questione. Definitivamente. Non so se mi piacerebbe… ma forse dovrei semplicemente farmene una ragione e obbedire, dopotutto la mia Maestra è Archantes, il capo del nostro ordine, la Prima Mano di Seth in terra… e forse è proprio questo il problema.

Due giorni fa ho portato al quartiere egiziano una lettera per i miei genitori, nulla di sconveniente visto che la posta passa per la mano di non si sa quante persone che possono sempre leggerla e rifare i sigilli non è così complicato come può sembrare. E vista la mia attuale posizione non è il caso di rischiare in modo così stupido. Ho incrociato due fratelli, non è stato facile riconoscere in loro i segni della nostra fratellanza e loro stessi mi confermano che anche io non sono stato riconoscibile subito a loro, conciato com’ero “da romano”. La cosa mi ha fatto sorridere, ma i loro discorsi successivi quel sorriso me l’hanno cancellato.
Erano stanchi ed erano in caccia di un traditore, il cui nome non conosco, ma che mi sembra di aver incrociato sulla via delle vecchie rovine. Quello che mi chiedo è se la stessa Archantes non abbia tradito la Regola. I miei stessi fratelli hanno questo dubbio, una nota fastidiosa nella voce nell’esporre la vita di casa da cui manco da troppo tempo, ma scoprire che alcuni funzionari romani sono morti per mano degli Assassini di Seth solo perché, al confine con la Cyrenaica, osteggiavano i progetti dei Riformisti che al momento sto combattendo mi ha… deluso.

Non vi erano prove di colpevolezza, non vi erano accuse. Erano solo dei funzionari che facevano il loro lavoro e tentavano di tenere fuori da Aegyptus la rivolta sanguinosa che sta attraversando buona parte dell’Impero. Perché mai Archantes ha emanato quell’ordine? Solo per l’oro dei Riformisti? Oro macchiato di sangue e tradimento? Perché mai il nostro Grande Padre Seth ha permesso una cosa del genere? Beh, d’accordo, Egli è superiore a queste cose, Archantes dovrà renderne conto, se non al Consiglio lo farà a Lui direttamente che deciderà se lasciare che Apophis ne divori l’anima o se posare la sua saggia mano sulla bilancia di Maat affinché la mia Maestra possa continuare il suo cammino verso Ovest… verso le uniche terre in cui gli assassini non servono, ma sono semplicemente uomini e donne che vivranno nell’eterno amore degli dei.
Resta comunque il fatto che queste notizie mi hanno turbato, quando tornerò a casa dovrò approfondire.
Perché questa non è la Regola, non è la Volontà Ultima che serviamo.
Vero che accettiamo omicidi su commissione, ma mai di persone innocenti e mai per favorire una fazione piuttosto di un’altra.
La Regola parla chiaro.

Non temere il peso della piuma di Maat, la sua mano scenderà a proteggere la tua Ba così come la tua calerà l’arma che protegge l’innocente e difende il debole. Sii in terra la mano del Grande Padre delle Tempeste, sii Tempesta che vivifica il deserto e affoga gli iniqui, vendica l’onore tradito degli dei dagli empi e dagli ingiusti.

Com’è stranamente simile ai principi della Specula. Forse dovrei spiegare la cosa alla mia Maestra.

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