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RACCONTO - Diario di un assassino XV

Ecco, ora mi rendo conto che non esiste fine all’ironia della sorte. Una volta saputa la mia coorte di destinazione e che avrei dovuto attendere l’arrivo degli altri a Roma, per passare il tempo mi sono dedicato a essere me stesso per un po’.
Girano voci in città di un fantomatico giustiziere vestito di bianco e ogni volta che ascolto questi racconti escono invariabilmente da ogni bocca ingigantiti. Ha salvato una fanciulla da una banda di criminali che volevano violentarla, facendone una strage; ha salvato da un incendio dei bambini prigionieri nell’insula a fuoco volando; ha messo in fuga dei rapitori di una ricca matrona romana ricevendo tanto oro quanto era il suo peso come ricompensa; ha punito dei malversatori inchiodandoli a un muro come se fossero stati messi in croce in fila lungo la via e cose così.

Mi viene da sorridere pensando che ho solo fatto quello che ritengo giusto e che quest’angolo di Roma è appena un po’ più sicuro.
Quattro taglietti diventano una strage, camminare su una liana d’ombra nel riverbero delle fiamme ti fa sembrare che tu stia volando, ricevere il pieno sorriso del figlioletto della donna vale più di qualunque cifra una ricca ricompensa possa dare, bloccare contro un muro con quattro assi in attesa dell’arrivo dei vigiles dei personaggi notoriamente criminali dediti alla corruzione, al taccheggio e a violenze fisiche e psicologiche di ogni tipo non sono poi queste grandi cose.
Gli interventi di cui sono più fiero sono quelli di cui, però, nessuno parla. Come dell’omicida di infanti trovato impiccato in casa sua, del ricattatore inciampato sulle ripide scale della sua insula che ha reso schiavi i mariti e prostitute le mogli in virtù della povertà della loro condizione, il padrone crudele che decide per gioco di dare fuoco a uno schiavo per vedere quanto corre come un tempo faceva Diocleziano nel suo palazzo in Illirya con i cristiani trovato carbonizzato… erano tutte persone di una certa visibilità e i cui omicidi hanno destato scalpore e subito tacitati.

Sono un assassino di Seth e applico la regola. In misura alla colpa che riscontro.

Ma in questo mese di permanenza nel centro del mondo mi sono dedicato anche ad altro. Per tenermi impegnato la magistra mi ha aperto le porte del suo laboratorio di alchimia. È stato interessante studiare alcuni incantesimi con lei, forze ancestrali che smuovono la materia e certo, se non mi avesse ogni volta aperto lei la porta io non lo avrei mai trovato da solo: liquefare una parete di viva roccia per aprire il varco e poi riconsolidarla non è da tutti!
Io mi sono accontentato di imparare a usare un paio di interessanti incantesimi e misture. Non è facile confluire la giusta dose di energia arcana a differenza delle ombre che possono essere più o meno sfumate, l’alchimia richiede dosi precise di tutto. Anche di pazienza e di maledizioni: in cambio ha preteso che lavassi tutti gli strumenti e tutte le fiale, provette e ammennicoli vari.
«Così imparerai ad aver cura degli strumenti di lavoro altrui e a non usarli come armi improprie.» Ha detto. Pfui. Solo perché durante la preparazione della polvere ho sbagliato il dosaggio e c’è stato un gran bel botto. Mica sono un alchimista, io, poteva star più attenta lei che è il suo campo. E invece no, ho dovuto rimediare pulendo tutto.
Milleduecentosettantaquattro tra provette, fiale, fornelli e altro. Maledetta lei.

Nel frattempo mi sono dilettato a fare ricerche e nella sede del Magisterium Concordis ho trovato interessanti fascicoli riguardanti i vari componenti delle coorti sparpagliate per l’imperto. Francamente, gli speculatores attualmente attivi sono molti più di quanto potessimo immaginare. Ho fatto una stima a spanne – non potevo certo passare tutta la notte a vagliare ogni singolo fascicolo – e il risultato è sconcertante: siamo sull’ordine di circa duecentocinquanta coorti attive nell’intero territorio e nonostante la guerra dei riformisti in corso i vari magisterii stanno dando addestramento a più di mille speculatores all’anno.
Numeri che gli Assassini di Seth non raggiungeranno mai, nonostante il nuovo ordinamento voluto dal precedente Archantes.

Dal momento però che sarò assegnato alla tristemente nota coorte XVII Syriana – pare che il nome sia dovuto alla formazione originale di tutti siriani, morti nel corso del tempo – una delle coorti attive nell’area orientale con il più alto tasso di mortalità della storia della Specula. Mi sono permesso di prendere a prestito i fascicoli dei miei futuri compagni e studiarli per meglio sapere a cosa andrò incontro.

E, beh, la lettura di quei fascicoli è piuttosto illuminante. E a breve li conoscerò personalmente, allora mi farò un quadro più preciso della situazione.

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