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OPINIONI: Il fantasy nel mondo della Specula


È innegabile che il fantasy propriamente detto, quello a cui tutti pensiamo quando evochiamo questa fatidica parola, sia popolato di personaggi, razze e caratterizzazioni fortemente incentrati nella mitologia nordica.
Elfi, troll, nani e gnomi – giusto per citare i più famosi e presenti – altro non sono che trasposizioni delle stesse figure presenti, chi più e chi meno modificate a uso e consumo letterario e non, nella suddetta mitologia.
Tolkien, praticamente per elezione capostipite e fondatore di questo genere, ne fa un uso abbondante, e nel corso del tempo vira su determinati dettagli rendendo i generi più affini alla mentalità del tempo che vive e, successivamente per ereditarietà, a chi è venuto poi.
Ecco quindi che gli elfi sono alti e longilinei, quando nella mitologia norrena e nordica in generale sono in realtà degli affarini poco più grandi dei folletti (nella saga “La guerra degli Elfi”, in effetti, i protagonisti sono nelle loro reali dimensioni e la cosa è molto particolare).
Successivamente, con l’avvento dei giochi di ruolo e la comparsa negli anni ’70 delle saghe di DragonLance e di D&D, vengono sviluppare altre razze più o meno discutibili, dando loro un’origine ben più mistica. Un esempio su tutti sono gli orchi con il mito della bellezza assoluta corrotta dalla sete di potere e dalla crudeltà d’animo che ne ha in seguito corrotto anche il fisico.
Quello che segna grandemente il fantasy italiano e lo limita, a nostro avviso, è la non volontà di esplorare nuove storie e nuovi confini, e gli autori nostri contemporanei si arenano di fatto negli stereotipi quasi fossero incapaci di guardare oltre o di spostare il target culturale del fantasy. Forse è questo il motivo che ci ha spinto sin dall’inizio a spaziare non tanto nella mitologia nordica, quanto in quella classica greca e romana, culturalmente più vicina a noi eppure così sconosciuta.
Cosa c’entrano elfi, nani, troll e compagnia cantante con i Demiurghi? Beh, in realtà poco o anche nulla. Le creature fantastiche che nei nostri scritti andiamo a far incrociare con i personaggi delle nostre storie, sebbene finora ancora mai viste, sono di ben altra natura, eppure sempre al mito si rifanno. Come per esempio Aracne e la sua discendenza maledetta di aracnidi: uomini e donne in apparenza, in realtà enormi ragni antropofagi con i quali i ragazzi della Coorte VI Arcana hanno (a breve in uscita in ebook, presumibilmente per settembre) a che fare in modo non del tutto casuale. Giusto per citare un esempio. In un altro racconto gli eroi della Coorte XII Fulguralis hanno a che fare con i vampiri e non ne escono vincitori, non del tutto almeno e a farne le spese sarà il comandante che si vedrà lentamente e inesorabilmente trasformare in una di quelle bestie assetate di sangue, sotto lo sguardo impotente dei compagni che tutto vorrebbero tranne che usare l’unica arma a loro disposizione per liberarlo da quella condizione. Com’è vivere e convivere con una persona che ti è amica, ma che potrebbe azzannarti da un momento all’altro? Ce lo siamo chiesto e ne sono nate delle storie interessanti che speriamo in futuro di veder publicate.
La mitologia classica su cui noi basiamo quasi tutto il parco di personaggi fantastici non è certo esente da interferenze del fantasy “classico” quali draghi, bestie che da sempre amiamo in modo particolare (Azia ne ha uno tatuato su una gamba, fate vobis!), eppure abbiamo limitato la loro presenza, dando loro caratteristiche e habitat molto particolari e restrittivi, poiché non è normale alzare gli occhi al cielo e vedere un drago volare… il nostro fantasy potrà sembrare agli occhi dei più limitato e forse è così, ciò che ci è sempre stato caro fare era qualcosa che fosse coerente. Poiché le creature fantastiche sono rare e tendenzialmente non amano incrociare gli esseri umani che sono dilagati per ogni dove nel mondo conosciuto, esse amano starsene per i fatti loro, visto e considerato che l’uomo, messo di fronte a qualcosa di sconosciuto, ha l’amara tendenza a reagire con violenza fine alla distruzione della causa della sua paura. Quindi, perché rischiare la pelle? Meglio starsene in un angolo e non averci a che fare, se non per cause di forza maggiore.
Con quest’ottica il mondo della Specula, questo Impero Romano restaurato con fatica e sangue lungo il
limes, è popolato da creature di cui la maggior parte della popolazione ignora l’esistenza, relegandola al mito… salvo poi fare qualche brutto incontro. Gli stessi speculatores, talvolta, rimangono esterrefatti quando si trovano davanti a creature di cui avevano studiato la mitologica presenza in tempi così remoti che l’uomo non ricorda più, salvo poi rimetterci la pelle o salvarla per il rotto della cuffia o… riuscire a parlamentare. Sempre che, in fin dei conti, non fosse tutto un sogno.
Già, i sogni.
Anche i sogni nel nostro fantasy possono essere pericolosi, popolati da Incubi e da Succubi, Lamia o altri spettri tipici della mitologia questa volta giudaica. E che dire dei golem di pietra che un pazzo sacerdote giudeo può aver risvegliato per seminare il terrore e mostrarsi l’unico Salvatore?
Alla fine, come vedete, basta poco per sbizzarrirsi, in fin dei conti basta usare un po’ la fantasia e la cultura del nostro popolo senza per questo essere costretti a ripercorrere le strade degli stereotipi già usati e riusati per poter dire di scrivere del fantasy.
Ma noi demiurghi siamo solo una goccia del mare. Volete un altro esempio di fantasy made in Italy che non si basa sugli stessi triti stereotipi? Andate a scoprire il mondo di Darkwing, allora.
Un lavoro del genere, comunque, è bene sapere che occupa anni di lavoro. Non giorni o mesi, ma veri e propri anni, fatti di ricerche, studi, approfondimenti, revisioni e controlli di coerenza con l’ambientazione sviluppata e il filo logico della narrativa. Però, bisogna ammetterlo, è un aspetto quanto mai affascinante di questo nostro hobby che sembra stia diventando – ma nessuno di noi se ne lamenta! – un secondo lavoro.
E voi… qual è il fantasy che più stimola la vostra fantasia?

6 commenti:

  1. Proverò ad essere breve dicendo che il fantasy che mi entusiasma di più ha una certa affinità con quello che viene esposto in questo articolo. In pratica, un fantasy radicato in un mondo che è anche più accessibile al lettore ordinario; dove la magia non è dichiaratamente manifesta, ma ambigua, sfuggente, non si sa mai se in realtà c'è o se c'è un'altra spiegazione. Le creature mitologiche, quindi, sono soggette allo stesso modo di trattare gli elementi più manifestatamente fantasy, come dite voi nell'articolo per intenderci: se ci sono, lo si scopre solo se le si incontrano vis a vis; prima, erano solo una storia.

    Ma soprattutto, il fantasy che alimenta la mia immaginazione è quello che esplora a fondo l'animo dei personaggi. Un po' difficile, rendere al lettore la psicologia individuale di razze non umane - molti ci hanno provato, senza antropomorfizzare troppo o senza usare l'umano come paragone del creato; pochi, a mio avviso, ci sono davvero riusciti, senza andare a intaccare poco più che un archetipo o comunque caratteristiche troppo poco individuali.
    Più interessante, invece, quando un fantasy va a toccare quelle corde "umane troppo umane" che sono in ognuno di noi. Allora, l'opera diventa anche qualcosa di più che un semplice fantasy, non so se mi spiego.

    L'utilizzo del sogno è uno strumento interessante, ad esempio, e può essere un felice connubio - se usato bene - per esplorare e sperimentare e, in fin dei conti, anche mischiare, fondere insieme tutti gli elementi suddetti. Come in un'operazione di alchimia - intesa simbolicamente o meno - al fine di creare o scoprire una grande opera.

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  2. Il tipo di fantasy che personalmente prediligo e che spero sempre di vedere presto o tardi tornare in auge è quello appunto più "antico", legato alle leggente folkloristiche, al mondo fatato, degli spiriti e dei folletti. Ormai questo sembra un genere definitivamente messo da parte fatta eccezione per pochi scrittori e cinematografi odierni; quando leggevo le favole e le leggende classiche percepivo un senso di mistero molto potente e la magia era vista come qualcosa di indefinito, che noi esseri umani non possiamo cogliere, ma a volte solo perché non siamo abbastanza attenti. Io sono una grande appassionata di cinema fantastico, e posso citare ad esempio il mitico Legend di Ridley scott, dove c'era si un guerriero che salvava una principessa, ma c'erano anche unicorni, demoni infernali, fate e folletti e perfino mostri dei laghi, oppure anche il visionario Dark Crystal di Jim Henson è un esempio calzante, dove il design delle creature pur evidentemente basato su esseri fatati classici ha ricreato un mondo a parte e completamente originale. Forse ho dei gusti un po' antiquati, lo so...

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  3. Non so se posso aggiungere qualcosa all'articolo di Azia se non a titolo puramente personale; potrei dire che il fantasy che più cattura la mia attenzione è quello capace affermare una sua personalità unica, che non cerchi di ricalcare un'opera famosa ma dimostri coraggio e inventiva tracciando una propria strada e seguendola fino in fondo. L'importante sono la coerenza e perlomeno un pizzico di originalità. Se uno vuole mettere gli elfi nel proprio romanzo, ce li può mettere tranquillamente, ma non ci mettesse gli elfi di Tolkien perché QUELLI LI HA GIA' MESSI TOLKIEN. Se li fai uguali il tuo romanzo, per quanto magari bello, rimarrà sempre un'imitazione di qualcun altro e quindi camminerà nella sua ombra. Meglio osare, allora, anche a costo di ribaltare le carte in tavola, di allontanarsi dagli stereotipi e di fare qualcosa che può essere amato o criticato ma comunque resterà più impresso della solita scopiazzatura.

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  4. ... posso solo dire che sono d'accordissimo con questo punto di ispirarsi a un tema alternativo - il diverso mi attrae come una falena - ma posso anche aggiungere che nel mio personale modo di scrivere fantasy, gli Elfi e i Lari, i draghi e gli unicorni esistono e coesistono... ma nulla affatto identici a quelli descritti nelle leggende o negli altri libri.Oppure sì, ma solo in apparenza. Non mi piace mai dire: "questo no, questo sì..." Io preferisco: "questo così"... perché chi sono io per negare i miti antichi o moderni? Una stessa cosa cambia se viene vista da punti di vista diversi, e quel che vedo io, non è ciò che vede un altro, prima o dopo di me. Inutile dire: "hai ripreso gli elfi di Tolkien, è una scopiazzatura", perché si può sempre ribattere: "hai ripreso le creature della mitologia greca, è una scopiazzatura". Secondo me, è un discorso che non sta in piedi sotto nessun punto di vista =^__^= la cosa importante del genere fantastico è una e una soltanto: l'immaginazione. Non l'originalità: immaginazione. Tutte le altre riflessioni, sono solo aria. Lo dico da scrittrice e da lettrice.

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    1. Mi permetto di dissentire con te su un punto, ossia l'ultimo dove scrivi che nel genere fantastico non conta l'originalità, ma solo l'immaginazione.
      Può essere vero nella maggior parte dei casi, considerando la massa del grande pubblico cui si rivolge l'attenta analisi di mercato della grande editoria, ma per i lettori più esigenti l'originalità sta diventando sempre di più una cosa fondamentale.

      L'immaginazione è fondamentale per qualunque genere, sia esso fantastico, paranormal, moderno, attuale... ogni volta che si entra nell'ambito della narrativa di svago, qualunque essa sia, l'immaginazione è la pedina che smuove lo scrittore a creare la sua storia e smuove il lettore a "vedere" (se lo scrittore è abbastanza abile) le scene descritte.
      Ma l'immaginazione qui si ferma, francamente. Perchè se la storia non ha in sé qualcosa di originale, non funziona.

      A mio modesto avviso non è quindi l'immaginazione la chiave di volta a cambiare le interpretazioni, ma l'originalità.
      L'originalità della storia che usa stereotipi assodati, l'originalità dell'intreccio che fa passare in secondo piano gli stessi, l'originalità dello stile che ammalia.

      Prendi Avatar, per esempio. Un campione di incassi, un successo mondiale basato sulla più trita e ritrita delle trame possibili. Sulla stessa scia ci puoi vedere la trama di "un uomo chiamato cavallo" o, più recentemente, "l'ultimo samurai". Eppure nel suo complesso è un film originale e non perché l'hanno fatto in 3D.
      Originale per l'ambientazione, originale per lo stile e la struttura del popolo, originale per le creature che si sono inventati.

      Poichè però nel fantasy e nel fantastico in genere anche le trame non sono poi così originali, se ci mettiamo sopra anche degli stereotipi classici capirai che perde di interesse nel complesso. In un paese come il nostro, dove la metà della popolazione non legge nemmeno un libro all'anno in media, quanti pensi che conoscano la mitologia classica?
      A conti fatti, se si guarda in giro ci si rende però conto che bene o male tutti (o quasi) conoscono - per modo di dire - quella norrena a cui si rifà Tolkien con i suoi elfi (tanto per non cambiare tema di esempio).

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