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ARCHEOLOGIA: Dura Europos

Dura Europos - Porta di Palmira
E' da molto che non scriviamo più di storia e di archeologia e non perché ce ne manchi la voglia, ma semplicemente perché con il tempo dedicato per la maggiore alla stesura dei romanzi e alle ricerche storiche a essi collegate, ci è difficile mettere giù anche degli articoli di storia e/o di archeologia che siano facilmente fruibili a tutti e, soprattutto (speriamo!) non noiosi.

Certo, gli appassionati di storia non li troveranno noiosi, ma siccome noi abbiamo l'ambizione di portare e rendere fruibile la storia anche a chi, di media, non gliene frega niente, il non risultare noiosi è una cosa molto importante!

Oggi parliamo di Dura Europos, una città dimenticata tra le sabbie (e non solo quelle del tempo) della Siria e che fortunatamente per la sua posizione defilata e ai confini del deserto, di scarsa importanza strategica e militare nel conflitto dimenticato, ma tutt'ora in corso in quel Paese. 

Qui, sospesi sull'Eufrate, giacciono altrettanto dimenticati i resti imponenti dell'antica città siriana, uno dei siti
più suggestivi di tutto il Vicino Oriente. Dura Europos fu a suo tempo un vivacissimo e ricco centro carovaniero, di fondazione ben più antica della storia romana, in realtà ultima tappa che la vede roccaforte in faccia all'impero sassanide quando prima era stata una grande metropoli partica e, prima ancora, una semplice colonia macedone.
Le radici storiche di questa città affondano nei secoli prima dell'avvento di Cristo, quando un generale di Seleuco I (uno dei successori di Alessandro Magno) la fondò come colonia macedone con il nome di Europos, in onore del villaggio natale di Seleuco che si chiamava, appunto, così. La sua fondazione in realtà avviene su di un sito preesistente denominato - come si evince da alcune tavolette in cuneiforme - Dura, sito che raccoglieva per la sua posizione strategica una fortezza del regno siriano di Terqa, risalente già al XIV sec. a.C.
Non ci sono rimaste testimoniante del primo periodo della sua fondazione se non questi scarni dati storici che poco ci dicono, ma considerando il territorio in cui si estende il sito archeologico, diviene subito lampante la sua importanza strategica e la sua collocazione militare nell'immediato e poi sul finire della sua storia: Dura Europos è infatti collocata in alto su una falesia a picco sul fiume Eufrate, immersa nell'altipiano steppico che anticipa il deserto siriano e che guarda le fertili e verdeggianti terre al di là del fiume il cui accesso era protetto da altre mura difensive, altrettanto imponenti di quelle che si affacciano sulla strada per Palmira. 
Le mura difensive sono quindi imponenti e per entrare in città si deve attraversare la Porta di Palmira, porta cittadina fortificata che dava sulla strada che portava, per l'appunto, alla metropoli orientale di Palmira, capitale sul finire del III sec. d.C. dell'omonimo Regno voluto e conquistato dalla regina Zenobia, poi sconfitta dall'imperatore Aureliano nel 272.
Dura Europos - Veduta aerea. Ai lati le profonde forre e frontalmente le possenti mura difensive
Oltrepassate le mura si entra praticamente in un altro mondo e mentre davanti a noi si dipana la strada principale che attraversa la città di chiaro stampo romano (basata su cardi e decumani), a est e a ovest è già possibile distinguere chiaramente le due forre che la delimitano (avvallamenti profondi e scoscesi, molto ampi) e che la rendono praticamente inespugnabile. 
Nei tempi più antichi, dunque, la sua importanza militare salta subito all'occhio, considerando anche tempi e luoghi vissuti da popoli un tantinello belligeranti (a partire dagli stessi macedoni).
Successivamente alla conquista macedone, che trasforma la cittadella militare di Europos nei secoli in una città tipicamente dall'assetto urbano ellenistico, così come registrato dai notai dell'epoca e per lungo tempo questo schema resta il riferimento imprenscindibile di ogni ulteriore sviluppo.
La città ellenica si sviluppa all'interno della monumentale fortificazione in pietra, lo spazio è suddiviso in isolati rettangolari che vengono organizzati attorno a una vasta agorà e sono separati tra loro da strade che si incrociano ad angolo retto (sì, praticamente lo schema di base che poi anche i romani applicheranno nella loro urbanistica mobile dei castra e delle città che successivamente si sviluppano da essi).

Lo sviluppo di stampo ellenistico della città viene conquistato nel II sec. a.C. dai Parti, che discesi dalle regioni del Mar Caspio, invadono e conquistano tutte le satrapie (provincie) di quella parte dell'impero di Alessandro Magno che era stata ereditata dai Seleucidi, cancellandone la dinastia e imponendo la nuova cultura. Ma non a Dura Europos.
Lo schema "ippodameo" della sua urbanizzazione era così perfetto (come anche in molte altre città macedoni), che i Parti si guardarono bene dal rovinarlo e anzi ne incentivarono le costruzioni sia pubbliche che private sempre seguendo lo stesso percorso. Dura Europos si ingrandisce ancora e diviene in breve tempo una metropoli e un centro carovaniero nel territorio partico, rimanendo per secoli sotto l'egida dei grandi nemici dei Romani e crescendo se non militarmente, sicuramente dal punto di vista economico e strategico: la città si rivela infatti il primo e l'ultimo baluardo dove le carovane scambiano le merci provenienti dal profondo Est e diviene in breve un centro economico e una metropoli di tutto rispetto.

Rispetto che si apre a tutte le culture che qui vengono a incrociarsi, tanto che si arriva a parlare di incontri di divinità: è possibile trovare accanto ai resti di un tempio ellenistico, quelli di un tempio partico, quelli romani e vicino anche una sinagoga ebraica e, più tardi, una basilica cristiana. Segno della grande tolleranza non solo verso tutti i culti, ma anche verso tutte le culture che qui si affollavano da e per l'oriente e che provenivano dagli angoli più disparati dei territori mediterranei.
Con le guerre partiche Roma giunse fin qui, assumendone il controllo e con la crescita dei degni eredi dei Parti, i Sassanidi, gli imperatori romani che si succedettero nel tempo ampliarono e rinforzarono le mura difensive: Dura Europos era comunque una città di confine e pur mantenendo una politica di tolleranza e di cooperazione, che la portò a diventare anche sotto l'egida di Roma un vivace centro economico, era soggetta a numerosi attacchi da parte degli eserciti del regno confinante.

Nel corso dei secoli più volte la città passò di mano tra Romani e Sassanidi, pur senza mai tradire la sua anima commerciale e carovaniera e senza che i due popoli ne avessero riguardo nella riconquista. Solo in tarda età imperiale, quando Zenobia prese il potere alla morte del marito in vece del figlio di soli sette anni, Dura Europos conobbe l'apice della sua importanza strategica di città di confine: la regina di Palmira, appoggiata in parte anche dai Sassanidi, si prese una larga fetta di territorio imperiale in tutto il Medio Oriente, creando il Regno di Palmira e solo l'intervento diretto e deciso di Aureliano pose fine alla sua ribellione. 
E, di conseguenza, alla realtà romana di Dura Europos.
Con la sconfitta di Zenobia e i confini da ripristinare, i Sassanidi ebbero vita facile a conquistare la città, ma dopo che l'imperatore Diocleziano ebbe rifortificato Palmira, venne abbandonata al suo destino e le carovane da e per l'oriente che traevano importanti profitti dal commercio proprio con Roma, iniziarono a cambiare le tratte commerciali, snobbando l'antico insediamento e, lentamente, abbandonandolo.
Abbandono che gli stessi cittadini effettuarono in poco meno di trent'anni: il terreno ben più fertile al di là del fiume o la ricchezza delle altre città romane erano un'attrattiva maggiore e in breve Dura Europos rimase una città fantasma, dimenticata dagli stessi Sassanidi impegnati anche su altri fronti a combattere per mantenere i confini.

Come si vede dalla pianta della città, la Dura Europos che è arrivata fino a noi è una mescolanza tollerante di culti e culture e gli affreschi sono di rara bellezza e perfettamente conservati da un clima secco e favorevole, rendendo questo sito archeologico una vera perla nel deserto al pari della nostra amata (e fin troppo bistrattata) Pompei.
Ma. Come per ogni bella cosa c'è un ma, ovviamente. Dura Europos, situata in un Paese attualmente in guerra e comunque piuttosto povero, risulta essere ben poco frequentato se non da estimatori di archeologia e l'incuria sta danneggiando i resti portati allo scoperto nel corso del 1900. Come per la nostra Pompei, una volta scoperta e riportata alla luce, ora Dura Europos sta invecchiando e le intemperie la stanno poco alla volta distruggendo.
Già la natura ha dato il suo forte contributo, con la frana della falesia sull'Eufrate che crollando si è portata giù le mura orientali e una bella fetta della stessa città, ora il Paese non è in grado di gestire un patrimonio mondiale in modo fruttuoso per la sua economia e con il conflitto in corso diventa anche particolarmente pericoloso poterla visitare.
Così, Dura Europos, farà forse la fine della nostra Pompei, consumata dalla sabbia e dal vento là dove la nostra città più bella e completa è erosa dall'umidità e dalle piogge.

Evito di dilungarmi ancora molto, magari in futuro mi dedichero a una seconda puntata in cui soffermarsi sulle bellezze visibili in questa perla orientale.
Dura Europos - resti di templi

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