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RACCONTO: Diario di un Assassino V

18 Giugno.


Incredibile.
Non ho altre parole per descrivere quanto successo in questo giorno. Anche se sto letteralmente crollando dal sonno, devo scriverlo, devo lasciar testimonianza di quanto importante è ciò che oggi mi è accaduto.

Oggi non scrivo per raccontare noiose sessioni di studio e banali sessioni di allenamento in cui devo stare attento a non far sfigurare i maestri, ma per condividere, con il pensiero rivolto a colei che mi è stata più madre della donna che mi ha messo al mondo, la mia enorme gioia. Testimoniarla. Renderla tangibile, concreta, vera; rendere reale ciò che non immaginavo, mentre nelle orecchie risento ancora e ancora il suo primo vagito, anche a ore di distanza.
Oggi sono diventato padre.

E' stato un caso, ma poiché la madre di mio figlio dista poche leghe da dove io studio, venire a scoprire della sua gravidanza, lei che era certa di non poter aver figli dopo dieci anni di matrimonio infruttuoso, mi ha lasciato sconvolto. Tra noi non c'è più nulla da molto, tanto più che si è sposata con Olaf non più tardi di due mesi fa.
Ho un figlio. Mi sento il cuore gonfio di emozioni che non so spiegare. Fino a oggi non avevo ben chiaro cosa volesse dire, però adesso è tutto diverso.
Mi prenderò cura di lui, sarò sempre presente, per quanto mi sarà possibile e per quanto la mia Maestra mi consentirà di fare: allontanarlo da Adrastea nell'età giusta per farlo entrare nel noviziato non sarà facile, sempre che sia portato per seguire le mie orme... Numi, sto vaneggiando come un cretino!
Ma tenerlo tra le braccia, oggi, dopo aver tagliato il cordone ombelicale e averlo sotterrato secondo gli usi romani sotto la soglia della casa dove crescerà ha cambiato completamente tutte le mie prospettive. Mi sono sentito sommerso da emozioni che non pensavo si potessero provare e per certi versi mi chiedo se mio padre alla mia nascita ha provato queste mie stesse sensazioni.
Non posso saperlo, ad Avaris siamo sempre molto restii al contatto umano e anche in famiglia da me non c'è mai stato molto spazio per le emozioni. Dovrei reprimerle, cancellarle. Non dovrei nemmeno più vederlo, le emozioni non fanno parte del bagaglio di un Assassino e il mio cammino su questo sentiero è ancora lungo, soprattutto perché io non voglio cancellarle.
Perchè gli assassini non provano dolore, non provano pietà o compassione. Gli assassini non provano nulla e nulla devono mostrare. Mostrare un'emozione è un'arma in mano al nemico e fin troppo spesso, quel nemico è più vicino di quanto ci si immagini. Fin troppo spesso, quel nemico siede al tuo fianco, mangia al tuo stesso desco. Siamo Assassini, in fin dei conti e non tutti sono onorevoli e ligi alla Regola come dovrebbero.
L'ho chiamato Kasekh Aziru Atro, in onore della donna che lo ha messo al mondo e della cui mano perduta per consentire alla mia di concludere il lavoro, quella notte di tanti anni fa.
Che Seth abbia a cuore le sue Mani.

Che Seth stenda il suo sguardo di fuoco sull'anima di mio figlio e la protegga sempre.

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