BIBLIOTECA: Il Suono Sacro di Arjiam
Daniela
Lojarro - Il Suono Sacro di Arjiam
Brossura 697
Pagine
Edizione:
1
ISBN-10:
8862052103
ISBN-13:
9788862052108
Editore:
EdiGiò Collana Le Giraffe
Data
di pubblicazione: May 01, 2009
ATTENZIONE QUESTO POST CONTIENE SPOILER SULLA TRAMA!
"È al cammino che hai davanti che devi guardare, non a quello che hai già compiuto. Il Suono Sacro è la Conoscenza. In esso troverai la via per sollevare il velo che nasconde la verità immutabile."
Dalla quarta di copertina:
Per il regno di Arjiam si profila una terribile minaccia: il nobile Mazdraan, Primo Cavaliere del Re, ha scoperto che, impadronendosi del Cristallo del Tempo, potrà controllare le vibrazioni del Suono Sacro, il principio creatore dell'universo, e mutare a suo piacimento la Legge che regola il ciclo della vita. Il cammino di Fahryon, neofita dell'Ordine sapienziale dell'Uroburo, sembra incrociarsi per caso con quello di Mazdraan, dell'anziano saggio Tyrnahan e di Uszrany, Cavaliere dell'Ordine militare del Grifo. Durante la sua iniziazione ai misteri del Suono Sacro però, Fahryon comprenderà il suo ruolo nella vicenda in cui si è trovata coinvolta e, dopo averlo coscientemente scelto, riuscirà a trasformare le sue apparenti debolezze nell'arma vincente per impedire che il Mondo precipiti nel caos.
Trama:
All’inizio
era Verbo… no, questo incipit è di un’altra opera, ma il concetto – sì anche in
termini religiosi – è lo stesso: la Vibrazione elementare del Suono Sacro ha
dato vita all’universo e in quell’antica origine era la Sintonia, portata agli
uomini dal primo re di Arjiam e spezzata dalla brama di potere dell’umanità in
Armonia e Malia.
La
prima, calmierata da regole ferree imposte da questo antico re, Sahrjim, ha
dato vita ai Magh e alle Case dell’Armonia dove i Magh vivono e studiano
secondo gli antichi dettami usando l’armonia per creare una magia positiva e
volta a un suo uso caritatevole e benefico, la Malia – bandita dal regno ma mai
realmente abbandonata – invece diviene terreno di studio di pochi uomini senza
scrupolo che volgono la sua magia negativa alla brama di potere e al desiderio
di dominio.
Accanto
alle figure dei Magh sono presenti anche i Cavalieri del Grifo, un ordine cavalleresco
di soldati che devono amministrare la giustizia e difendere il territorio di
Arjiam dai nemici esterni, gli antagonisti di sempre Bahvjir.
La
storia è, incredibilmente, la storia di amore e di scoperta di Fahryon e
Uszrany: la prima aspirante Magh che vive nella Casa dell’Armonia di Thutmaar,
l’altro Cavaliere del Grifo spostato da poco dal suo corpo originario – i Cavalieri
del Mare – distaccato nei territori del suo Dominio.
I
due si incontrano per uno strano caso, entrambi legati alla figura che apre la
narrazione: Xhanys. Xhanys è una Magh che si è allontanata dalla Casa dell’Armonia
per stare accanto all’uomo che ama, Mazdraan, e che muore dando alla luce la
figlia di quest’ultimo per affidarla a Farhyon e al suo mentore, il vecchio e
saggio Tyrnahan, membro anche del Conclave, in quanto la visione del Suono
Sacro ha rivelato a Xhanys che la bimba è dotata di un’Armonia di gran lunga più
potente a quella che il Suono Sacro ha mai donato a una persona. Armonia che
Mazdraan vuole per sé, per dominare il Cristallo del Tempo e con esso dominare
il mondo.
Gli
eventi precipitano addosso ai due giovani portandoli a un distacco forzato dopo
un altrettanto forzato periodo di convivenza sotto lo stesso tetto del Primo
Cavaliere del Regno, alias proprio Mazdraan, a sua volta ex-Magh e detentore
del potere occulto della Malia. Il cattivo. Ma non solo.
Le
esistenze di Farhyon e di Uszrany vengono legate indissolubilmente da eventi
concatenati e dalle loro stesse scelte, scelte che li porteranno a vivere l’avventura
qui descritta, fino alla scoperta finale, per percorsi diversi.
Parere:
Quello
che mi appresto a descrivere è un libro di una scrittrice emergente italiana,
un fantasy che si innesta nel panorama del fantasy italiano con grazia ed
eleganza.
Fin
troppo spesso blogger e critici sperticano lodi intessute di interesse comune e
reciproco: se lodo te, tu ti fai pubblicità con la mia bella recensione (sia tu
autore che tu editore) e io ho un sacco di lettori. La cosa a noi Demiurghi non
è mai interessata particolarmente, se un libro ha delle carenze lo diciamo
apertamente, non tanto per denigrare l’autore (non è cosa corretta da fare),
quanto per spronarlo a migliorare specie se l’idea messa in campo è originale e
merita di essere elogiato per lo sforzo.
Sappiamo
bene quante ore di duro lavoro ci sono dietro un manoscritto e quanto sudore
costa e quanto dolore e disillusione ogni volta che lo si presenta a un editore
e viene rifiutato. Ma questo è un tema che mi è caro e che affronterò
adeguatamente in futuro.
Rea
di aver affrontato questo libro con un anno di ritardo, penalizzato
incolpevolmente da precedenti letture scarse (per non dire orribili) proprio di
autori emergenti, mi sono accostata al libro di Daniela Lojarro con un vago
senso di scetticismo latente.
Scetticismo
smantellato pagina dopo pagina.
Pur
non essendo corredato della classica mappa che fa riconoscere il fantasy a un chilometro
di distanza, questo libro si innesta in un’ambientazione fantastica di chiara
ispirazione mediterranea, vedendo in molte descrizioni luoghi italiani e non
solo, come per esempio la Casa dell’Armonia ai confini del regno di Arjiam che trova
una sua bella corrispettiva nel Forte di Bard, in Valle d’Aosta, o le Isole
Libere nel complesso – per come sono state descritte – delle isole croate.
La
narrazione scorre fluida, la scelta aulica dei termini ripercorre nella lettura
l’essenza stessa della musica, chiave di volta dell’intera storia, musica che
scorre nel sangue dell’autrice Daniela Lojarro nota cantante lirica, che è
stata non solo interprete delle più belle arie italiane nei più importanti
teatri internazionali, ma anche protagonista di colonne sonore del cinema, in
primis in collaborazione con Zeffirelli.
Musica,
quindi, musica che è nell’aria mentre si legge (consiglio caldamente di mettere
dei pezzi classici in sottofondo), musica che ti avvolge nelle parole che
scorrono cantando al cuore questa storia. Musica tanto amata da Daniela e
trasposta nel suo libro in una chiave duplice: Armonia e Malia, viste e usate
in contrapposizione, nell’eterno gioco delle parti di bene e male, luce e buio,
musica e silenzio; parti delineate nei suoi protagonisti, toccati e scottati da
ambo le parti, protagonisti che percorrono strade e scelte chiare e limpide, senza
mai deviare pur nell’incertezza con un’ancoraggio solido alle tradizioni
mediterranee della fede.
Non
troveremo elfi, nani o altre razze tipicamente associate al fantasy in questo
libro, coloro che si muovono nel regno di Arjiam sono uomini normali, dotati
alcuni di una voce “magica” che può entrare in armonia con la pietra di luna e
richiamare quindi attraverso il canto di inni sacri il potere del Suono Sacro,
il suono che sta alla base di tutto, la Vibrazione generatrice che ha creato il
mondo prima di spezzarsi nei suoi duplici aspetti di Armonia e Malia. Queste
persone sono detti Magh, come Farhyon la protagonista del libro, che si
affidano al Suono Sacro per le più disparate occasioni, ma non per questo meno
vulnerabili alla corruzione e ai ricatti del cattivo di turno, il potente Primo
Cavaliere Mazdraan.
Di
certo è che già dalle prime pagine ci troviamo immersi in un mondo dominato dal
ritmo e dalla musica, dettati non solo dalla musicalità della scrittura
(talvolta un po’ pesante, purtroppo, specie sui nomi di personaggi e oggetti) e
la capitale del Regno, Tuthmaar, nelle descrizioni ricorda la città giardino
dell’antica Babilonia, con i suoi viali, i giardini, i santuari e le possenti
mura che la circondano in un protettivo abbraccio di pietra.
I
nomi dei personaggi hanno tutti un suono arabeggiante, anche se alcuni sono
difficili da pronunciare e quindi – a mio modesto avviso – non consentono al
lettore di affezionarsi al personaggio e a sviluppare quel speciale legame quasi
empatico tra i due, mentre bisogna ammettere che la descrizione dei canti è sublime,
chiaramente espressa con una passione propria di chi ama la musica con tutta se
stessa e la considera un linguaggio universale.
La
narrazione lineare mostra un intreccio degli eventi pulito e interessante,
esaltando due aspetti importanti della vita di ciascuno di noi: il libero
arbitrio e “non sempre è ciò che sembra”. Le esperienze mistiche dei personaggi
sono intriganti, e i colpi di scena ben calibrati pur non lasciando propriamente
a bocca aperta, tutto sommato ciò che viene affrontato non può essere
approfondito troppo nel dettaglio in quanto la storia si dipana – e lo si
capirà progredendo nella lettura – in svariati anni. La bravura dell’autrice,
sicuramente, è quella di inserire dettagli che danno al lettore attento nuove
prospettive su quanto accade e su come evolve, facendo decisamente innamorare
di Mazdraan, biasimare Farhyon e provare addirittura fastidio per Uszrany.
Certo, queste sono considerazioni puramente personali, ma, come ama dire
Mazdraan, “non tutto è come sembra”.
Il libro è così corposo e completo che certi passaggi veloci sono quasi d’obbligo e alcuni “salti” non spiegati trovano ampie giustificazioni e pur se velocemente vengono ben introdotti da Daniela, di certo il libro merita una disamina approfondita anche sulle figure principali che ne animano le pagine.
Il libro è così corposo e completo che certi passaggi veloci sono quasi d’obbligo e alcuni “salti” non spiegati trovano ampie giustificazioni e pur se velocemente vengono ben introdotti da Daniela, di certo il libro merita una disamina approfondita anche sulle figure principali che ne animano le pagine.
Come
detto, l’impronunciabilità (o quasi) di alcuni nomi non mi hanno facilitato la
lettura e per certi versi non mi hanno consentito di creare quel legame
speciale e quasi empatico che si viene a instaurare tra un personaggio e il
lettore. Perché, via, abbiamo tutti un personaggio preferito nel libro. Il mio
è Mazdraan.
Mazdraan
è il vero protagonista maschile del libro, anche se tutti vogliono vedere in
questo ruolo il giovane Uszrany. Può essere vero nel guardare al romanzo come a
una sorta di cammino, Uszrany percorre una strada in discesa per quasi tutto il
libro sprofondando in una pallida brutta copia del padre (eh, sì) Mazdraan,
mentre Farhyon, dopo aver ben ben deciso di abbandonarlo al suo destino,
persegue con determinazione un cammino in crescita alla scoperta della sua
propria Armonia e del suo ruolo nel mondo e nella storia grazie all’apporto di
Velthur, uno degli Eremiti delle Montagne Aride. Sconfiggendo il suo drago itneriore
Farhyon riuscirà a diventare Magh a tutti gli effetti pur senza aver conseguito
nessun titolo alla Casa dell’Armonia da cui è dovuta fuggire abbandonando l’apprendistato
per allontanarsi dall’influenza negativa di Mazdraan.
Uszrany
invece risale la china cercando di rialzare il capo sotto l’impietosa guida di
un padre tiranno che tiranno non è. Mai Mazdraan si rivela essere arrogante o
prepotente, mai Mazdraan impone qualcosa in termini che non siano elogi e pungolature
a cui il figlio – ribelle – non riesce a resistere finendo per fare sempre il
suo gioco.
Mazdraan.
Una delle figure più complesse e più affascinanti del libro. Il Primo Cavaliere
del Re è un nobile potente, che da anni persegue il potere della Malia e ne fa
uso, specialmente con Uszrany e con Farhyon, senza troppi problemi, certo e
sicuro nel suo cammino verso l’oscurità completa. Un cattivo dall’inizio alla
fine che mai si trova davanti a una crisi di coscienza, un dubbio o un
repentino quanto opportunistico pentimento finale prima di morire. No.
Mazdraan
è fedele a se stesso per tutto il libro: affascinante, leggero, potente e
nobile, non ha bisogno della Malia – pur usandola quando e come vuole – per imporre
a chi ha a che fare con lui le sue scelte: il suo modo di fare e le
informazioni che raccoglie tramite i fidati servi e il suo importante ruolo gli
consentono di manovrare chiunque egli voglia compreso il mentore e maestro che
manda a morire in uno scontro magico senza troppi problemi, guardandosi bene
dal difenderlo. Gli basta? No, ovviamente, lui vuole di più: lui vuole dominare
il Suono Sacro e per farlo ha bisogno del Cristallo del Tempo e dell’Armonia
della figlia Ahmandyr, intestardendosi a voler uccidere Farhyon convinto che la
ragazza si sia posta a missione lo scopo ultimo di fermarlo.
Farhyon.
Una ragazza come tante, apprendista alla Casa dell’Armonia che si trova
coinvolta gioco forza in eventi più grandi di lei, scopre grazie alla sua
determinazione personale e alla guida dello spirito di Tyrnahan prima e la
guida dell’eremita Velthur poi il suo vero scopo. È un personaggio testardo e
impulsivo e proprio per questo ben caratterizzato, riesce nelle sue continue
lotte interiori a trovare la via giusta e a compiere delle scelte che la
portano non solo alla scoperta della vera essenza del Suono Sacro, ma anche di se
stessa. Amabile, ma un po’ noioso, l’eroina per antonomasia insomma, anche se è
magistrale l’interpretazione che Daniela fa dello scopo che Farhyon scopre di
avere e che non è quello di fermare Mazdraan!
Insomma,
un fantasy che di classico non ha nulla, parte da un’idea originale e i cui
pregi superano di gran lunga i pochi difetti trovati, prova anche che la casa
editrice ha fatto un serio lavoro curando un editing attento e fornendo un’edizione
brossurata un pochino troppo costosa per i miei gusti, ma almeno stampata senza
refusi (a parte un paio di “«” dimenticati) e con un buon italiano e una buona
struttura, cosa che non si può dire di altri libri di emergenti finiti nelle
grinfie di case editrici poco serie.
Voto:
5/5
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