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Elios Tigrane, l'armeno - Parte I

Un’epoca remota ed imprecisata dell’antico Aegyptus, Thebe
Una figura vestita con una corta tunica ed un lungo mantello verde galoppava nel deserto allontanandosi dal centro abitato della città di Thebae. Nessuno avrebbe spinto un cavallo a quell’andatura se non avesse avuto fretta e quell’uomo ne aveva molta.
Quando giunse davanti ad una piccola casetta bianca con il tetto piatto ed alcune palme dietro ad essa, l’uomo tirò le redini del cavallo e con un balzo, ancor prima che l’animale fosse fermo, saltò a terra alzando una piccola nuvola di polvere. Prese le redini, le assicurò ad un palo della tettoia in modo che l’animale fosse all’ombra.
La donna all’interno della casa sorrise felice: in realtà aveva percepito il suo arrivo quando era ancora lontano. Era giunta sul posto alcune ore prima, in tempo per riordinare quella casetta vicino al tempio di Sekhmet, il loro luogo di pace.
L’uomo aprì la porta e la richiuse subito per evitare che l’abbacinante sole del mezzogiorno invadesse la stanza. I suoi occhi rimasero annebbiati dalla semioscurità, il cambio di luce era stato eccessivo.
Mentre cercava di abituarsi all’oscurità fissò un punto di fronte a lui, strinse e poi dilatò gli occhi per vedere meglio quella figura che si stagliava sul foro della porta che portava al giardino posteriore.
Lei lo osservò attenta fermarsi sulla porta, guardarsi intorno disorientato, quindi fissarla senza realmente vederla. Distinse chiaramente il momento in cui gli occhi dell’uomo si dilatarono per la sorpresa e se ne compiacque: era riuscita a sorprenderlo ancora una volta e lei amava vedere i suoi bellissimi occhi verdi come il mare spalancarsi per lo stupore.
“Elios, amore” Gridò la donna correndo con trasporto verso l’amato tanto atteso.
“Bas… mmm”
La bocca di lei gli impedì di finire la frase, rubandogli le parole e l’aria fresca che stava cercando di inalare a pieni polmoni per riprendersi dalla calura del deserto.
La corsa di lei era stata più veloce di quanto lui potesse immaginare ed ora respirava l’aria dalla sua bocca. Si ritrovò abbracciato senza rendersene conto, spinto contro la porta dall’impeto della giovane. Il corpo tonico della fanciulla era stretto al suo in un abbraccio che pareva eterno, dopo mesi che i due non si vedevano volevano recuperare il tempo perso. Elios la staccò dolcemente fissandola con infinito amore, ma ancora una volta non gli riuscì di trovare le parole adeguate per lodare quella bellezza che gli mozzava il fiato ogni volta. Lei si allontanò per farsi ammirare volteggiando su sé stessa.
“Non mi ha detto se ti piace questo vestito.” Chiosò felice.
La fanciulla indossava una veste di lino bianco lunga fino ai polpacci con dei disegni dorati. Elios la vide muoversi sensuale verso di lui, ad ogni movimento la veste trasparente aderiva sul corpo abbronzato e perfettamente armonioso della donna. Ne rimase affascinato, come ogni volta. Poi guardò sé stesso, il mantello e la corta tunica da soldato coperte di polvere, i calzari erano ridotti ancor peggio. Si guardò il petto e le braccia, era completamente coperto dalla sabbia del deserto.
“Bas, lasciami il tempo di lavarmi, rischio di rovinarti il vestito.”
La donna lo fissò contrariata assumendo poi un espressione furba mentre le sue pupille iniziarono a mutare forma, divenendo due fessure nere in mezzo ad iridi dorate.
“Ascoltami Elios, mi hai lasciata ad attenderti per tre mesi, non ho avuto tue notizie per tutto questo tempo… E adesso mi chiedi di aspettare ancora?” La voce di lei aveva assunto una tonalità sempre maggiore fino a finire in un urlo: “Ma sei impazzito?”
Cogliendolo alla sprovvista gli balzò al collo cingendoglielo con le braccia mentre le gambe lo strinsero in vita. Un altro bacio, questa volta più impetuoso e appassionato, gli rubò l’aria dalla bocca. Felice lui contraccambiò sorreggendola con le mani, appoggiando le spalle alla porta chiusa e dimenticandosi, con lei, del resto del mondo.
Continua......

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