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Nefertiti - L'assassina

Gennaio 1246 a.u.c. - Avaris, prefettura di Aegyptus

Ra guardava nel pozzo del tempo, osservando incuriosito la sua ribelle figlia entrare nel tempio di Seth, al seguito di una fanciulla di straordinaria bellezza, la cui aura era offuscata da quella della leonessa.
Focalizzò la sua attenzione nella giovane ragazza, non aveva più di sedici anni, la pelle scura la identificava di discendenza nubiana, eppure vi era qualcosa in lei che faceva vibrare l’acqua del pozzo. Interessante. E poi sua figlia la scortava. Doppiamente interessante. Mosse appena una mano e l’immagine gli mostrò il viso della giovinetta. Dopo un primo istante di stupore scattò in piedi, attraversando il tempo e lo spazio, inoltrandosi nell’oscurità del regno assoluto del fratello, inondandola di luce.
“Cosa vuole il mio brillante fratello dalla mia oscura figura?”
“Farti vedere una cosa interessante.”
Il dio nero si alzò faticosamente e si inoltrò nella luce, stringendo infastidito gli occhi. Si avviò con il fratello al pozzo del tempo e vi guardò dentro. Seth vide, mentre il fratello osservava lui e la scena che si svolgeva sulla terra, una piccola nubiana di sangue misto, non era scura come i nubiani. Era di una bellezza straordinaria e crescendo sarebbe diventata ancora più bella. Era entrata nel suo più lontano ed antico tempio, nascosto nelle paludi del delta vicino ad Avaris, accompagnata da una leonessa. Lì Ramses II, millenni prima, lo aveva omaggiato e sfidato, figlio della sua stirpe nascosta, uno dei pochi che avevano osato sfruttare appieno il lato divino del suo sangue. Ora, quella ragazzina osava affrontarlo.
Nefertiti avanzava sola nel tempio abbandonato, arrivò ai piedi dell’enorme statua seduta. Alzò gli occhi e li fissò in quelli del grande cane che la sovrastava e crollò in ginocchio, arrivando a posare la fronte sui grandi piedi di pietra. Sollevò il visetto verso l’immensa figura, mormorando poche parole sentite. Le ribollì il sangue quando i suoi occhi neri come la notte incrociarono quelli rossi della statua, accesi di una sovrannaturale vitalità. Si sentì mancare il respiro. Il sigillo sulla sua spalla bruciò, illuminandosi tutto. Non osò staccare gli occhi da quelli della statua. Poi tutto divenne buio ed oscurità, solo gli occhi rossi del dio risvegliato rilucevano sinistramente. Ancora, Nefertiti non abbassò lo sguardo, fissando con comprensione ed amore quello sguardo pericoloso. Tutto finì nello spazio di un battito di ciglia. La ragazza sorrise gioiosa ed uscì a passo leggero dal tempio.
Dall’alto del piano divino Seth osservò attento tutti i suoi gesti, con espressione impassibile e poi, quando si fu stancato, tornò in indifferente silenzio al suo antro scuro, sedendosi pensoso sul suo trono di onice. Una singola lacrima scese lungo la guancia del dio, che l’asciugò fissando stranito il dito, senza capire che razza di sentimento quella piccola umana avesse scatenato in lui per farlo reagire a quel modo. Una sola parola gli rimbombava in testa, il tono deferente e sinceramente amorevole con cui era stata sussurrata alla sua statua. Padre.

Scritto da: Atia Rubinia
Revisionato da: Elios Tigrane

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